Oggi è il grande giorno per il redditometro, finalmente entrato in funzione, che dovrebbe servire a combattere l’evasione fiscale e a far recuperare all’Agenzia delle Entrate lo 0,7% dell’evasione totale.

Cosa vuol dire redditometro?

La parola, formata da reddito (dal latino redditum, che deriva da reddere cioè “rendere”) e -metro (dal greco con significato “misura), serve ad indicare la strumentazione funzionale all’accertamento sintetico del reddito, che permetterebbe al fisco italiano di determinare indirettamente il reddito complessivo di un qualsiasi contribuente, calcolando la capacità di spesa di quest’ultimo.  


Il redditometro cumula i redditi associati ad ogni singolo bene
, dando vita al reddito sintetico complessivamente accertato. Ad ogni bene in possesso di un contribuente viene associata una determinata capacità contributiva e quindi un certo valore in reddito; a questo viene poi aggiunto il reddito “congruo” necessario al mantenimento di tale bene.
Tra gli aspetti principali del nuovo software, ci sarà anche più spazio al ‘doppio contraddittorio’ e non terrà conto del calcolo dello scostamento tra reddito dichiarato e reddito ricostruito le spese medie Istat. Nel momento in cui il reddito individuato risultasse maggiore rispetto a quello dichiarato e lo scostamento fosse superiore al 20%, allora il contribuente sarà chiamato a dare la propria giustificazione per escludere una possibile percezione di redditi non dichiarati dal fisco, e a fornire atti, bonifici e fatture per giustificare l’ipotetico differenziale.
Se le indicazioni di quest’ultimo non si rivelassero esaustive al fine dell’indagine, il contribuente potrebbe incorrere in
 un nuovo invito al contraddittorio, con la richiesta di giustificare anche le spese stimate, cioè quelle calcolate in base agli indici Istat; nel caso in cui Amministrazione e contribuente non riuscissero a trovare l’accordo, l’ufficio sarebbe costretto a inviare l’avviso di accertamento formale. Il contribuente a questo punto avrebbe due vie: regolarizzare la sua posizione entro quindici giorni oppure rivolgersi alla giustizia tributari e prendere provvedimenti legali.E’ questo dunque lo scopo fondamentale: verificare se il reddito dichiarato da un contribuente sia effettivamente congruo con le sue spese certe attraverso indici e parametri

 

Dunque il redditometro è utile a calcolare la differenza tra reddito dichiarato e spese sostenute rientranti tra le «spese certe» (presenti nell’Anagrafe tributaria o indicate dal contribuente stesso in dichiarazione dei redditi) e le «spese per elementi certi» (le spese per mantenere i beni presenti in Anagrafe, quali l’abitazione o i mezzi di trasporto) e lo fa attraverso i dati del ministero e di 128 banche dati collegate, prendendo in considerazione il periodo a partire dal 2009, con i redditi dichiarati nel 2010.

 

Tra gli aspetti principali del nuovo software, ci sarà anche più spazio al ‘doppio contraddittorio’ e non terrà conto del calcolo dello scostamento tra reddito dichiarato e reddito ricostruito le spese medie Istat. 

 

Questo metodo di controllo permetterà davvero di scovare chi percepisce redditi in nero?

 

 

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