Continuano gli arresti in Turchia dopo le proteste al Gezi Park. L’ansa batte l’ultima notizia alle 13:47 del 5 luglio 2013. La polizia ha arrestato 15 persone in 5 province diverse con l’accusa di essere membri di un gruppo terroristico che avrebbe acceso il focolare degli scontri. Secondo quanto riporta l’ansa, che ha spulciato la notizia dal quotidiano turco online Zaman, le 15 persone sarebbero state immortalate da telecamere di sicurezza mentre danneggiavano edifici e veicoli e lanciavano molotov e sassi contro gli agenti di polizia nel corso dei disordini scoppiati durante le recenti proteste antigovernative. Gli arrestati proverrebbero tutti dall’estrema sinistra turca, in particolare il Tkep-L (Partito comunista-leninista dei lavoratori), l’Mlkp (Partito comunista leninista marxista) e il Dhkp/C (Partito/Fronte rivoluzionario popolare di liberazione).

Oltre l’essere tutti partiti comunisti, queste forze politiche hanno in comune la lotta contro  la politica conservatrice di Erdogan e del suo partito Akp (Partito per la giustizia e lo sviluppo).

Il Dhkp/C è considerato un vero e proprio gruppo terroristico  da Usa, Ue e Turchia per via di numerosi attentati suicidi; inoltre, e cosa estremamente importante, il fronte in questione sarebbe collegato Ergenekon, una organizzazione terroristica turca ultra-nazionalista che ha legami molto stretti con le forze militari e di sicurezza del paese.

L’Mlkp e il Tkep-L sono anch’essi partiti illegali e rigidamente estremisti, contano moltissimi seguaci, molti dei quali costituiscono un vero e proprio esercito.

Siamo di fronte, secondo le ricostruzioni della stampa turca, ad una svolta rispetto i primi comunicati intorno agli scontri del Geza Park: una protesta che ha visto protagonista la società civile turca ma secondo il governo turco  il tutto sarebbe stato pianificato da una serie di partiti/fronti ben organizzati, illegali, tutti di origine comunista, collegati tra loro per abbattere il conservatorismo islamico di Erdogan.

Il sottofondo del terrorismo islamico di matrice comunista non echeggia solo in Turchia: gia dagli eventi della primavera araba del 2010-11 si poteva evincere questo meccanismo di difesa-attacco dei fronti comunisti impegnati nell’espugnazione di dittatori più o meno palesi che usavano le proteste popolari come scudo di difesa e varco d’accesso per i loro obiettivi. E non è un caso che anche l’Egitto e la sua protesta che mira a spodestare il presidente in carica Morsi, vede tra le sue fila molti fronti comunisti mischiati ai supporter dell’ex-presidente Mubarak e a frange militari.

Il network del nuovo Comunismo di matrice mediorentale è in forte espansione, ma bisognerebbe parlare a livello mondiale di una forte espansione del Comunismo 2.0, quale vettore di partecipazione politica basata sulla teoria marxista che propugna una guerra serrata contro l’imperialismo occidentale e che vede come unico mezzo per vincere questa battaglia la rivoluzione. E si legge proprio sul sito ufficiale della base del Red Youth di New York City che, nel presentarsi, esordisce con questi termini. Red Youth è una rete ben collegata e sparsa un pò in tutto il mondo, specie in Usa e nell’Uk, dove, tra l’altro, nel 2012 il partito comunista marxista-leninista inglese (CPGB-ML) organizzò un congresso dove si fissarono punti cruciali del progetto Red Youth. Essa si occupa prevalentemente di educare una nuova classe di lavoratori attraverso le teorie marxiste-leniniste, oltre che organizzare proteste civili contro l’imperialismo occiedentale. Appoggiano apertamente le proteste arabe e non solo: hanno collegamenti che contano almeno 52 partiti di matrice comunista, tra cui proprio il TKP, il partito comunista turco fondato nel 2001 e che è stato uno dei più fomentati movimenti di protesta contro le decisioni che riguardavano Gezi Park.

Insomma una rete che non vuole mostrarsi ancora, ma che si sta preparando in silenzio e dietro alle nuove proteste arabe, conta una connessione organica di tutto rispetto, facilitata dai nuovi mezzi di comunicazione, che rendono possibili attività volte a mascherare concetti con Rivoluzione che, se non hanno attecchito in occidente, tranne per i soliti noti paesi dell’est e altri oltreoceano, trovano nel deserto democratico mediorentale un buon humus sul quale cercare di instaurare una dialettica che l’occidente ha già conosciuto, analizzato e giudicato: la rivoluzione comunista.

 

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