Il voto degli italiani è antieuropeista e “bloccato”

Il 4 marzo gli italiani sono stati chiamati a esprimere il loro voto per scegliere le sorti dell’Italia: per il Senato e per la Camera (nel Lazio e nella Lombardia anche per i rispettivi Presidenti di Regione). La decisione per gli italiani non è stata facile: davanti a loro si è presentato uno scenario tripolare (Movimento 5 Stelle, Centrodestra, i partiti di sinistra) e gli unici mezzi per orientarsi sono stati i programmi politici e la non facile consapevolezza della situazione presente in Italia: immigrazione, carisi economica, disoccupazione, ambiente. Chi avranno scelto in questo clima d’incertezza? Qualcuno sarà stato chiamato a gran voce dagli elettori? Purtroppo no: si è verificato quello che la Reuters di Londra ha definito come “Parlamento bloccato”.

All’indomani delle elezioni, infatti, i risultati politici sono stati: il Movimento 5 Stelle di Luigi Di Maio come prima forza politica del panorama italiano; il Centrodestra ha vinto come coalizione (dove la Lega di Matteo Salvini è il primo partito), e la Sinistra ha perso, anche nelle storiche regioni rosse. Riguardo, invece, all’affluenza le cifre non sono state così diverse dalle elezioni del 2013, svoltesi però in due giornate. La situazione sembra chiara. In realtà c’è un enorme “MA”: nessuno ha la maggioranza assoluta per governare, secondo il Rosatellum bis.

L’Italia, quindi, sta vivendo una situazione di stallo: da una parte, il movimento pentastellato, un possibile governo il cui i 5 stelle sembrano ricordare “L’Uomo qualunque” di Guglielmo Giannini (1948): né di destra né di sinistra, entrambi nati dalla voglia di rinnovamento fuori dalla politica tradizionale e accolti con grande entusiasmo nel Centro Sud. Dall’altra (il Centrodestra) un probabile governo che considera Italia solo il Nord, e che vuole garantire sicurezza agli italiani con misure che riecheggiano il periodo 1922-1945. Da una parte un Premier giovane, sconosciuto, che assicura un reddito di cittadinanza, senza spiegare dove troverà i 30 miliardi di euro che servono per realizzarlo in concreto; dall’altra un Premier che in passato ha affermato che il tricolore non lo rappresenta e che, nonostante ciò, promette il recupero della sovranità nazionale. In tutto ciò una Sinistra poco votata, poco rappresentativa secondo gli italiani, perché associabile agli sbagli di un governo passato, e che rappresenta a oggi, per grillini e leghisti, un possibile alleato per raggiungere la maggioranza per governare.

Di Maio sarà disposto a cedere la leadership a Salvini? Si aprirà un dialogo con il Pd? Il reddito di cittadinanza o l’abolizione della legge Fornero saranno solo promesse elettorali o progetti concreti?

Ora agli italiani spetta solo di vedere se ci sarà un ritorno alle urne o se si dovranno affidare a Mattarella. In ogni caso dopo queste elezioni è chiara una cosa: ha vinto un’Italia che prima punta il dito contro i muri voluti da Trump e poi vota i partiti più antieuropeisti, hanno vinto i partiti che si fanno forti dei timori degli italiani, ha vinto la paura dell’altro e la promessa- o chimera- che la crisi economica nelle famiglie italiane presto finirà.

1 commento

  1. Articolo ben impostato e finalizzato a definire la situazione che si è venuta a creare dopo l’ultima tornata elettorale. siamo in un marasma che rischia di trasformarsi in un pericoloso ” tertium genus ” di governo che farà addirittura rimpiangere i periodi dei cosi detti ” inciuci”. Programmi divergenti e contrastanti non potranno ricercare un denominatore comune e, ove lo trovassero, avremmo un governo bel lontano da quelli che gli elettori dei due schieramenti vincenti auspicavano. Diagnosi e terapia? La prima è possibile, la seconda è problematica. Siamo in uno stato di democrazia malata perchè i principi che giustamente la sorreggono sono gli gli stessi che ne costituiscono la patologia. Appare una sindrome immunitaria. Terapia? Nuove elezioni dopo un periodo di sedimentazione per chiarire le posizioni aggregatrici e per trovare il coraggio di emanare una legge elettorale che ricerchi la governabilità del Paese e non il mantenimento di falsi equilibri basati su compromessi indecenti che consentano il rinnovamento….senza nulla cambiare.
    Brava la redattrice dell’articolo

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