Giovedì 17 luglio, ore 12.15. Nell’aeroporto di Amsterdam sta per decollare il Boeing 777 del volo MH17 diretto all’aeroporto internazionale di Kuala Lumpur (Malesia), con arrivo previsto per le 6 del mattino del giorno successivo. E’ un giorno di ordinaria amministrazione per il governo del cielo, dove un altro ennesimo aereo sta per sparire tra le nuvole. Il velivolo ospita 280 persone, supportate da 18 membri dell’equipaggio; diversi turisti si apprestano a salire a bordo insieme ai propri bambini, felici di raggiungere la meta delle vacanze.L’aereo sta sorvolando il borgo di Grabove nella zona di Donetsk (Ucraina) quando il trasponder all’improvviso non ha più inviato il segnale. L’MH17 della Malaysia Airlines è stato abbattuto da un missile proveniente dall’area di confine tra Russia ed Ucraina, dove è stata proclamata una repubblica indipendente da parte dei separatisti filorussi.

Le vittime sono 298 tra cui 80 bambini, nessun sopravvissuto.

Il volo MH17 è scomparso dai radar all’altezza di 10mila metri circa ed è precipitato a 50 chilometri dall’ingresso nel territorio russo. Nei giorni scorsi il governo statunitense ha affermato che il Boeing 777 è stato colpito senza dubbio da un missile terra-aria lanciato da un’area controllata dai ribelli filorussi, i quali hanno smentito qualsiasi loro coinvolgimento.

Secondo una fonte del Ministero della difesa ucraino, i separatisti avrebbero colpito per errore l’aereo della Malaysia Airlines nel tentativo di abbattere un aereo di rifornimento per i soldati di Kiev che gli era stato segnalato dalle forze antiaeree russe.I ribelli hanno negato ogni responsabilità e lo stesso vicepremier della neo repubblica di Donetsk, Andrei Purghin, ha ribadito che le loro forze armate possiedono sistemi antiaerei in grado di colpire fino a 5 km di altezza; il governo russo ha dunque sostenuto che la responsabilità della tragedia ricade completamente sull’Ucraina data la presenza di un caccia Su-25 nelle vicinanze del disastro e di una batteria di missili ucraini Buk indirizzati verso Donetsk. Nella giornata di oggi (22 luglio) il generale dello Stato maggiore russo ha sostenuto che Mosca non ha fornito alcun tipo di materiale militare agli insorti, né tantomeno sistemi missilistici.

I separatisti hanno accordato il loro assenso all’accesso di ispettori dell’Osce nel luogo dove giacciono i resti dell’aereo ed hanno proposto una breve tregua negli scontri per facilitare le indagini sull’abbattimento del Boeing della Malaysia Airlines.Il segretario generale della NATO, Anders Fogh Rasmussen ha chiesto a gran voce l’avvio di un’indagine internazionale per accertare i fatti ed individuare nel minor tempo possibile i responsabili dell’accaduto. Lo stesso Barack Obama ha sottolineato la necessità di accedere immediatamente nel luogo dell’impatto per portare a termine un’indagine aperta e trasparente.

Mentre Mosca e Kiev continuano a scambiarsi accuse, prosegue il recupero dei corpi delle vittime, molte delle quali sono di nazionalità olandese e malese. Nella mattinata del 21 luglio una squadra di ispettori olandesi ha esaminato i corpi collocati su un treno nella stazione di Torez, nei pressi del luogo del disastro. Nel frattempo i ribelli hanno recuperato la scatola nera del Boeing 777 ed hanno provveduto a consegnarla agli esperti malesi. L’Unione Europea e gli Stati Uniti stanno rivolgendo in queste ore numerosi appelli alla Russia affinché garantisca la massima collaborazione nelle indagini.

E’ una tragica fatalità quella che ha coinvolto la compagnia aerea della Malaysia: a solo quattro mesi di distanza dalla scomparsa misteriosa del Boeing MH370, un altro aereo civile scompare in un lampo, ma questa volta poiché abbattuto (per errore?) da un missile lanciato da una zona di guerra.

La terribile tragedia del volo MH17 deve inevitabilmente far riflettere sull’incapacità dell’Europa di assumere un ruolo da leader nella gestione dei conflitti che stanno devastando le aree limitrofe e stanno causando migliaia di vittime. I focolai di guerra che coinvolgono Ucraina, Russia, Egitto, Siria ed Israele non accennano a spegnersi, dunque una politica estera unitaria è fortemente necessaria affinché l’UE riesca realmente a far sentire la propria voce e a contribuire al mantenimento della pace.

 

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