Ed il patibolo sarebbe stato, durante la peste, il tragico destino di coloro che ebbero la cattiva sorte di incappare nella vicenda delle unzioni. Ma chi era un untore e perché nell’immaginario collettivo di quell’epoca finì per essere considerato tra i peggiori criminali?”

Nel 1630, durante la pestilenza di Milano, sorse una persecuzione paragonabile a quella rinascimentale della caccia alle streghe. I perseguitati erano degli individui sospettati di essere la causa della diffusione della peste, venivano accusati di cospargere una sostanza biancastra sulle maniglie delle porte e sui luoghi nei quali le persone entravano maggiormente a contatto. Questi individui venivano chiamati: untori.

I giorni della peste”, edito nel 2010 presso la casa editrice Rupe Mutevole Edizioni nella collana “Echi dalla storia”, non si presenta come un libro di storia che vuole documentare freddamente la peste del 1630 ma piuttosto è un testo che porta avanti delle riflessioni e degli approfondimenti per dare la possibilità al lettore di capire le possibili cause che portarono al morbo e per razionalizzare un secolo ancora troppo distante dalla comprensione medica, un libro che vede come protagonista principale la peste nelle sue esplicazioni intime. Il sottotitolo recita “Storia di una tragedia: la peste del 1630” ed è, infatti, una scelta di racconto personalissimo quella dell’autore Riccardo De Rosa. Riccardo è un noto storico medioevalista e rinascimentale ed ha pubblicato nel 2007 per la stessa casa editrice “I Grimaldi, Signori di Monaco”.

“I giorni della peste” consta di 148 pagine suddivise in prefazione esplicativa del testo e cinque capitoli di diversa estensione (Cap. I “Cos’è la peste? Sue cause e ricadute sociali” – Cap. II “Gli strumenti di intervento. Lazzaretti e consigli di sanità. I Monatti.” – Cap. III “Diffusione della pestilenza e sue conseguenze” – Cap. IV “I problemi di ordine pubblico. I processi agli untori” – Cap. V “Diffusione della peste nelle aree montane”).

Tra le tante credenze assurde, si pensava che, essendo la pelle degli appestati pallida, con dello zafferano si potesse rinvigorirla. Un altro rimedio ritenuto tra i più efficaci era l’osso di corno di cervo triturato. […] Salassi e clisteri, veri e propri scempi per i corpi già gravemente debilitati e che per i ricchi erano rimedi quotidiani, ai poveri, una volta tanto in qualcosa fortunati, erano risparmiati non potendoseli permettere.

Riccardo De Rosa costruisce una struttura storica che riesce a mantenere salda l’attenzione del lettore con l’introduzione di aneddoti, presenza di lettere e certificazioni, spiegazioni di credenze antiche, parallelismi con le grandi stragi del passato, confutazioni di leggende, schematizzazione della peste, richiami letterari della vicenda, similitudini con la stregoneria. Un testo che non offende il romanzo storico e la storiografia classica, piuttosto lo si può interpretare come una via di mezzo necessaria per poter coinvolgere un largo pubblico e riuscire nel frattempo ad informare su qualcosa che per noi Europei pare quasi una favola horror ma che è ancor presente in Asia ed Africa seppure in forme ridotte (dai 1.000 ai 3.000 casi).

La peste, con la sua violenza e aggressiva carica invasiva, stravolgeva consolidati equilibri sociali e di potere, mettendo in discussione la stessa autorevolezza ed il carisma delle autorità statali, […]. Il morbo non faceva differenze di classe o di estrazione sociale, esso era mortale tanto sotto una tonaca o un bel vestito di seta quanto sotto i più umili stracci, quando colpiva lo faceva duramente sia nel più misero dei tuguri sia nel più fastoso dei palazzi.”

Lascio link utili per visitare il sito della casa editrice e per ordinare il libro.

http://www.rupemutevoleedizioni.com/

http://www.reteimprese.it/rupemutevoleedizioni

http://www.poesiaevita.com/

http://www.facebook.com/pages/Ufficio-Stampa-Rupe-Mutevole/126491397396993

Alessia Mocci

Responsabile Ufficio Stampa Rupe Mutevole Edizioni

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