Calabria, crocevia di vari popoli, oasi naturale, ricchezza italiana tra le più svalutate, regione che ospita una pianura alluvionale, seconda per grandezza solo alla Piana di Sibari ed attraversata dai fiumi Petrace e Mesima.
I profumi della terra richiamano agrumi e ulivi, principali coltivazioni del territorio. Un’agricoltura florida che tira le redini dell’economia calabrese. Nettare prediletto e considerevolmente esportato è l’olio d’oliva.
Romani e Bizantini, indicarono il territorio con “ Vallis Salinarum” per la presenza di acquitrini salmastri all’epoca esistenti sulla costa e alla foce dei fiumi. Nel corso dei secoli si susseguirono varie denominazioni, poi, durante il XIX secolo, ebbe diffusione la definizione di Piana di Gioia Tauro, dal nome dell’attivo centro in cui si commerciava l’olio d’oliva prodotto nella zona, che come dicevamo , è attualmente quello maggiormente usato. L’ampia porzione di territorio offre una vasta realtà paesaggistica perfettamente bilanciata tra terra e mare.
Effetto Fata Morgana: dove mare e cielo si fondono
«Ogni cosa si tinge con le diverse tonalità del colore viola, dando vita ogni sera, con i suoi spettacolari riflessi, ad una visione sempre nuova.» (Platone, IV secolo a.C.), “il piccolo Paradiso” così il famosissimo Leonida Repaci definiva la meravigliosa Costa Viola che deve il suo nome al filosofo Platone.Storia e mito si fondono sul panorama della costa, il ricordo di “Donna Canfora” ricca nobildonna, la storia la vide respingere l’offerta d’amore da parte di un saraceno, che la attirò con l’inganno sulla sua nave, da cui lei si lanciò per non infrangere il ricordo del marito. Nel punto in cui la donna annegò, le acque diventarono di colore azzurro e verde smeraldo e il fondo si coprì di alghe.La credenza popolare attribuisce il merito del colore violaceo delle acque al sacrificio della donna.
Impossibile non menzionare la Torre Saracena del ‘500 o il Parco Archeologico dei Tauriani, a Taureana con la sua cripta paleocristiana del IV secolo e la chiesetta di San Fantino, il primo Santo di Calabria.A Palmi imperano le spiagge dorate della Tonnara con il meraviglioso Scoglio dell’Ulivo, Pietrenere e Scinà, la costa è disseminata da incantevoli insenature e meravigliosi fondali, offre escursioni naturalistiche lungo antichi sentieri.
In cima a uno dei più bei borghi calabresi troviamo il Castello normanno di San Giorgio Morgeto fondato tra il IX-X secolo dai bizantini.
L’importanza della piana e dei suoi paesini risale ai lontani tempi romani, nell’antica Drusium da collocare nell’attuale Drosi nel comune di Rizziconi si trovava una statio lungo la via popilia; queste rappresentavano i luoghi di sosta antichi, corrispondenti alle nostre attuali aree di servizio. Erano presenti lungo le vie di comunicazione ed erano fondamentali per far si che i viaggiatori e i loro cavalli potessero riposare.
Gioia Tauro è figlia dell’arcaica città di Methauros, distrutta innumerevoli volte da pirati, conquistatori, terremoti e alluvioni, ricostruita ogni volta, ma in una posizione sempre più interna rispetto al primo abitato, ad oggi è un importante polo economico e commerciale grazie alle colture della chiana e al porto, inaugurato nel 1995, che costituisce un importante hub di trasbordo per i traffici commerciali del Mediterraneo.
Il porto: regno di super traffici
la Calabria si colloca agli ultimi posti in tutti gli indicatori di sviluppo, economici e sociali. Purtroppo la storia calabrese è percorsa da illusioni e disincanto che hanno animato lotte politiche e sociali, dibattiti parlamentari e interessi materiali, grandi inchieste giornalistiche ed azioni giudiziarie. Principale protagonista di questa storia drammatica non può che non essere la ‘ndrangheta che controlla direttamente le attività economiche dall’area.Le cosche utilizzano le strutture portuali per traffici illeciti di varia natura.
Migranti e agricoltura: alienazione e sfruttamento, nella speranza di una nuova vita : la Tendopoli di Rosarno
Definibile come ghetto calabrese, costituisce un luogo di povertà e miseria assoluta. Centinaia di migranti per lo più in attesa del permesso di soggiorno, risiedono in questo accampamento del ministero dell’interno, lavorando come braccianti stagionali, un’ alta percentuale in nero.Donne vittime di tratta, bambini, uomini guidati dal desiderio di riscatto, dal bisogno di denaro per aiutare la famiglia lontana migliaia di chilometri, ghettizzati e privati delle basilari condizioni di vita.Territorio fertile per criminalità e prostituzione.
Un paradiso in cui lottano angeli e demoni
Casa di tanti giovani, emigrati forse troppo presto, alla ricerca di una realtà diversa , una modernità che non riguarda solo le opportunità lavorative o le infrastrutture, ma una mentalità e una visione della società non più incline a dogmi medievali. Valori e dignità proliferano nel cuore dei calabresi, orgoglio e rispetto, tuttavia , creano estremismi che nella gran parte dei casi sfociano in atteggiamenti e in una cultura del più forte che privilegia “il figlio di…”. La vita lenta che caratterizza le giornate dei paesini di questa piana, si oppone alla frenetica corsa giornaliera delle grandi città, piccole realtà in cui tutti conoscono tutti, croce e delizia delle interazioni sociali, la sicurezza di saper sempre “ a chi appartieni” e la consapevolezza di essere osservato e giudicato perennemente. La piana , come tutta la Calabria, è un pensiero felice nelle giornate di pioggia dei fuoriesce, è il mare che asciuga le lacrime e mette in pausa i pensieri, è la famiglia e il pezzo di cuore che resta li, in quel letto d’infanzia , abbandonato forse troppo in fretta.
I tanti angeli di questo paradiso appartengono a questa terra, come un figlio al ventre di una madre , un ventre che non hanno scelto ma che non possono rinnegare. L’amaro in bocca dovuto alla consapevolezza che spesso le tante critiche sono veritiere, il desiderio di cambiare zittito dall’omertà. Una terra amata e odiata, vissuta dai suoi figli anche da lontano.