Bari è una città che custodisce gelosamente i suoi segreti. Collocata sulla soglia del tacco d’Italia, è stata a lungo trascurata, osservata distrattamente da chi credeva che l’Italia, il Bel Paese, si esaurisse tra Milano, Venezia, Firenze, Roma e Napoli. Da tempo tutto il Sud Italia ha iniziato a riprendersi alcune rivincite; seppur ci siano ancora assenze e buchi neri, insufficienze e mancate opportunità, la risposta positiva del turismo è parte di una soddisfazione sperata e, insieme, inaspettata.

Bari è una città ricca di segreti, svelati con una calma tipicamente italiana. Ogni segreto viene snocciolato dalle labbra di chi la abita da anni, da chi si è mosso su gambe malferme per gli stessi vicoli, oggi, invasi di turisti. Le tradizioni vengono dettate dal dialetto, gli anni trascorsi vengono rivelati dalle strade strette della Città vecchia. Ogni traccia di storia viene mantenuta tra i solchi della Muraglia, tra le pietre delle chiese e nelle mani di chi prepara la pasta fresca.

Per chi è cresciuto in terre ignorate, la diffusione di tradizioni e riti che ne hanno scandito la crescita è come il tradimento di una promessa. Esiste un naturale sentimento di gelosia, come quello che lega un figlio a sua madre. E Bari ne è pregna, di madri e di tradizioni.

Bari cresce i suoi figli con affetto e crudeltà, mostrandogli strade ritte e maree spaventose. È una città che si divincola in rioni guardati con malafede, in ville strepitose abbandonate, in teatri incendiati e ricostruiti. Bari è stata la città dell’Oriente, la rocca di popoli scomparsi, il grande porto che permetteva l’incontro tra culture e la diffusione di merci esotiche.

Le origini della città sono così antiche da renderne difficile la ricostruzione storica. La sua posizione fu da sempre strategica, scandita da insediamenti e tentativi di conquista.

Cresciuta a ridosso della costa, ha vissuto le invasioni degli antichi greci e la conquista da parte dei romani, che ne fecero uno dei Municipium più importanti di tutto il territorio. Fu la rocca dei Normanni, i quali resero il porto uno dei principali attracchi dai quali compiere l’imbarco delle crociate. Bari è stata una porta sul mondo, così come lo è ora. Custodisce storie di grandi navi – basti pensare allo sbarco della Vlora nel 1991 – e di piccole barchette azzurre, le stesse su cui i pescatori si fermano a parlare a fine giornata.

Il ruolo centrale avuto nel commercio, inevitabilmente, ha esposto la città a grandi pericoli. Tra i momenti più drammatici che Bari ha vissuto c’è stata la sua completa distruzione. Operata da Guglielmo I, la città fu completamente distrutta a eccezione della sua Basilica, la Basilica di San Nicola, luogo simbolo della realtà barese. Seppur la città fu distrutta, non si riuscì a distruggere la sua esistenza. La città per come la si può vedere oggi fu opera soprattutto di Federico II di Svevia, che investì moltissimo su cultura, arte e architettura.

Città esoterica

Tra le vie della città scorre un fiume di esoterismo che non si è mai del tutto esaurito.

Esemplare è la storia del santo patrono della città, San Nicola. Fu vescovo di Myra e le sue spoglie vennero trafugate da parte di alcuni marinai baresi, che da Myra portarono le spoglie a Bari, dove ancora oggi sono conservate. La presenza del Santo all’interno della città ha permesso il mantenimento di un intreccio saldo tra Oriente e Occidente. Basti pensare all’intreccio tra la cultura russa e la città di Bari. Difatti, San Nicola è anche Santo patrono della Lorena, della città di Amsterdam e della Russia. San Nicola oggi è patrono di marinai, pescatori, vetrai, farmacisti, profumieri, bottai, arcieri, bambini, ragazze da marito, scolari, avvocati, prostitute, nonché dei prigionieri e delle vittime di errori giudiziari. Speciale è il ruolo del Santo per i bambini: non molti sono a conoscenza del fatto che il famoso e americano Santa Claus, altri non è che proprio San Nicola di Bari. Tra le leggende che costellano la vita del vescovo di Myra, c’è la risuscitazione di tre bambini. Già vescovo, San Nicola resuscitò tre bambini uccisi da un malvagio macellaio che aveva messo i tre corpicini sotto sale, col fine di venderne la carne.

A Bari, oltre che il 6 dicembre, il Santo viene festeggiato dal 7 al 9 maggio, nella ricorrenza della traslazione delle ossa da Myra, quando un lungo corteo storico ripercorre gli eventi del 1087 e la statua del Santo viene condotta in processione su una barca, guidata sul mare dai marinai baresi, per poi essere lasciata in piazza per il culto pubblico. In questa occasione, la città è raggiunta da numerosi pellegrini, provenienti tanto dalle altre regioni italiane – soprattutto Abruzzo e Calabria – quanto dalla Russia e dagli altri Paesi ortodossi.

Bari è una città che col suo esoterismo coinvolge culture e paesi, permettendo occasioni di incontro e condivisione, proprio come una città che, da sempre, ha costituito una porta sul mondo. Seppur passino i secoli, la sua posizione e l’apertura che continua a mostrare nell’inglobare esperienze tra loro apparentemente lontane, le permette di rinnovarsi con modernità e conservarsi nella sua intimità.

Città di contrasti

A Bari la modernità e le tradizioni si incontrano senza mai del tutto mescolarsi.

A Bari è possibile percorrere vie ricche di negozi, incontrare il lusso e compiere esperienze innovative; altresì, è possibile perdersi nei vicoli stretti della Città Vecchia, in cui ogni via ha il nome di un mestiere, passato o ancora presente.

Tra le più rappresentative, nota è diventata la cosiddetta Via delle orecchiette, fatta di donne, dialetto e orecchiette per ogni palato. Bari Vecchia ha scorci che si affacciano direttamente sul mare, non a caso Bari vanta uno dei più grandi Lungomare d’Italia. Sul Lungomare si passeggia, si corre, si chiacchiera fermi sulle panchine, direttamente affacciati al mare, con tra le mani una birra ghiacciata e un pezzo di focaccia calda. È dal lungomare che si può osservare il faro che guida le navi, le piccole barche colorate dei pescatori, il Chiringuito, la famosa pescheria, in cui assaggiare e comprare pesce appena pescato.

Il mare lo si può osservare anche dalla Muraglia del Castello Normanno Svevo, la stessa Muraglia che un tempo proteggeva la città dalle maree. Come è facile intuire, Bari non è una città etichettabile, poiché si mostra tra contrasti inscindibili, frutto di scambi secolari.

Tuttavia, ad animare le grandi città non sono solo le sue meraviglie. Quando si cammina per le vie del centro, è possibile incontrare vetrine lussuose e barboni seduti su pezzi di cartone, agli angoli di insegne sfarzose. Bari è anche i suoi furti, gli errori, il degrado, la criminalità organizzata e la paura delle guerre fra clan. 

Città criminale

Tra le trenta città percepite dai cittadini come le più pericolose d’Europa c’è anche Bari.

All’interno della classifica stilata da Numbeo, Bari compare al ventisettesimo posto con un tasso di criminalità del 52,3%. La classifica viene stilata sulla base dei dati forniti dagli utenti, siano essi turisti o residenti. A Bari la paura maggiore dei turisti riguarda i furti di oggetti all’interno della propria automobile, mentre per i residenti le paure maggiori riguardano azioni di vandalismo, corruzione e concussione.

La criminalità organizzata è ancora ben radicata sul territorio barese. Secondo il rapporto della Direzione Investigativa Antimafia, solo nella città di Bari agiscono undici clan diversi. Ogni clan gestisce zone diversificate all’interno del territorio, entrando spesso in contrasto a causa di maggiori mire espansionistiche. All’interno dell’ultima relazione semestrale della DIA, il quadro generale restituisce un’instabilità preoccupante, dovuta perlopiù a uno stato di fibrillazione interno al clan Strisciuglio i cui diversi gruppi subordinati, spesso in competizione tra loro, nutrono persistenti mire espansionistiche.

Oltre al clan Strisciuglio – che grazie ai diversi clan ad esso affiliati controlla i rioni Libertà, San Girolamo, Fesca, Enziteto-San Pio, San Paolo, Borgo Antico, Carbonara e Ceglie – sul territorio sono presenti il clan Di Cosimo Rafaschieri intenzionato a sottrarsi all’egida del clan Parisi Palermiti per il controllo del rione Madonnella, il clan Capriati dedito principalmente al traffico di stupefacenti, alle estorsioni e alla gestione del gioco d’azzardo, federato con i Diomede Ex Mercante e ancora attivo nel Borgo Antico di Bari, nei quartieri San Girolamo-Fesca e San Cataldo, nonché in una vasta porzione della provincia di Bari e in alcuni centri della BAT, mentre il clan Misceo, Montani, Anemolo, Fiore Risoli, Lorusso e Velluto rappresentano i gruppi satelliti delle principali organizzazioni criminali e, di conseguenza, operano sotto la loro rigida struttura piramidale.

La principale risorsa della criminalità organizzata barese resta il traffico di stupefacenti, legato a canali di approvvigionamento nazionali ed esteri. Non mancano i furti perpetrati a danno delle attività commerciali, azioni di usura, così come continuano gli incendi, spesso di origine dolosa, riguardanti autovetture o attività commerciali. Resta cospicua la disponibilità di armi, comprovata dai numerosi arresti e sequestri eseguiti a carico anche di incensurati.

Città del Sud Italia

Seppur ogni Nazione presenti differenze all’interno del proprio territorio, innegabile è il divario che ancora oggi caratterizza il Nord Italia e il Sud Italia.

Oggi il Paese appare spaccato in due metà. Non si tratta di metà divise da tradizioni e dialetti diversificati, capaci di arricchire enormemente chiunque ne entri in contatto; piuttosto, si tratta di differenze economiche, dovute a problematiche ignorate, rimandate e mai risolte. A confermare un divario secolare sono quasi tutti gli indicatori: spesa pubblica pro capite, mortalità infantile, posti letto ospedalieri, opportunità lavorative, povertà. 

Molti giovani si trovano costretti a spostarsi altrove. Una dinamica vecchia quanto il mondo, che continua imperterrita a rimanere attuale. I giovani partono, lasciano la Calabria, la Puglia, la Sicilia, la Campania e insieme lasciano la propria famiglia, ogni legame che hanno costruito sino a quel momento per l’assenza di un futuro concreto. Non hanno contratti stabili, non hanno prospettive e non esistono progetti a lungo termine. La vita è tutta per il domani, non è mai per un orizzonte lontano. Non c’è mai nulla di sbagliato nel viaggio, l’errore è nella scelta che si trasforma in costrizione.

Il divario è vivo, pulsante, presente nella vita di famiglie reali, eppure molti credono sia ormai superato, che le differenze rimangano solo nella testa di chi continua a crederci, quasi fossero bugie in cui cullarsi. Quasi fosse un lusso esistere in contesti degradanti.

A lungo è stato appoggiato il pensiero classista che l’esistenza di tali contesti al Sud Italia fosse responsabilità diretta di chi li abitava. La vittima era il carnefice: era colpa di chi abitava il Sud Italia se quest’ultimo non era capace di sollevarsi. L’idea che la povertà sia decisa da chi ne è vittima, più che da anni di disuguaglianze. Per molti anni questi stessi pregiudizi sono stati portati avanti da politiche denigratorie, azioni che avrebbero potuto portare miglioramenti e che, invece, hanno contribuito a promuovere rabbia e rassegnazione.

Parlare delle problematiche presenti all’interno Paese non le incrementa. Piuttosto, parlarne può portare alla luce storie e insieme spronare proposte, progetti e possibilità ancora negate. Infondo, la ricchezza dell’Italia è data dalle sue due metà. Metà imprescindibili, volute con forza e conquistate a fatica, insieme, nel 1860.

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