Alla scoperta di Greta Thunberg, fondatrice del movimento Fridays For Future

Nelle ultime settimane si è assistito in molti paesi Ue a manifestazioni studentesche riguardanti la salvaguardia dell’ambiente al motto di “Time is out” oppure “The future in our hands”. Ma chi è Greta, mente illuminata che ha dato vita ad uno dei movimenti più rivoluzionari del nuovo millennio che ha visto nella giornata di venerdì 15 marzo 2019 scendere in piazza 1,6 milioni di studenti in 120 paesi diversi?

Greta è una ragazza svedese di appena 16 anni, affetta da sindrome di Asperger, ma con le idee molto chiare. Idee che non ha avuto problemi ad esporre il  20 agosto 2018 nella piazza adiacente il Riksdag, il parlamento nazionale svedese, dove ha iniziato il suo sciopero scolastico fino al giorno delle elezioni nazionali tenute il 9 settembre 2018. Una protesta pacifica, silenziosa, ma di grande impatto sociale. La sua tenacia l’ha portata fino al summit di Katowice sull’ambiente dove si è espressa così, senza troppi giri di parole:

Non mi importa risultare impopolare, mi importa della giustizia climatica e di un pianeta vivibile. La civiltà viene sacrificata per dare la possibilità a una piccola cerchia di persone di continuare a fare profitti. La nostra biosfera viene sacrificata per far sì che le persone ricche in Paesi come il mio possano vivere nel lusso […] Se avrò dei bambini probabilmente un giorno mi faranno domande su di voi. Forse mi chiederanno come mai non avete fatto niente quando era ancora il tempo di agire. Voi dite di amare i vostri figli sopra ogni cosa, ma state rubando loro il futuro davanti agli occhi”.

La sua non è impopolarità. Anzi, grazie ai suoi discorsi e alle sue parole Greta ha mosso la coscienza civile di molte persone, tra cui, come già detto, quella di molti ragazzi che ogni venerdì in diversi paesi hanno iniziato a seguire uno dei primi slogan di Greta, Skolstrejk för klimatet («sciopero della scuola per il clima»), protestando e facendo scioperi in favore dell’ambiente.

Pochi giorni fa Greta ha ricevuto la candidatura per il Nobel per la Pace, a cui, con un tweet, ha risposto con un “Sono onorata e grata per questa nomina”. Ma la sua battaglia, o meglio la nostra, non si fermerà qui poiché la strada da percorrere è molto lunga, visto che gli obiettivi del movimento sono quelli di ridurre le emissioni di CO₂ a zero entro il 2050 in modo da mantenere la temperatura media globale all’interno dei 1,5°C di differenza rispetto all’era pre-industriale in linea con l’accordo di Parigi, firmato nel 2015 da ben 195 nazioni ma che rischia seriamente di diventare solo carta morta.

Ovviamente le proteste hanno alimentato il dibattito riguardo i temi ambientali. Ad esempio, sono molte le voci che provengono dal mondo scientifico, come quella del famoso metereologo Luca Mercalli, sostenitore dei movimenti studenteschi, che in una recente intervista al quotidiano La Repubblica si è espresso dicendo che in molti casi “i problemi a lungo termine vengono sottovalutati” e che “il negazionismo di alcuni presidenti come Trump sono un danno”. Non sono mancate le critiche al movimento, come quelle ricevute da Vittorio Feltri il quale in un tweet si è espresso così nei confronti di Greta Thunberg “Greta continua a strillare perché il pianeta si scalda. Lei però vive in Svezia dove fa un freddo cane e dovrebbe essere contenta di godere di un po’ di tepore. Stupidina”.

Libertà d’opinione o meno, è forse veramente giunto il momento di fare qualcosa  se non per noi, per i ragazzi di domani che già oggi hanno iniziato a mobilitarsi per un futuro migliore in nome dello sviluppo sostenibile, termine coniato nel 1987 da Gro Harlem Brundtland, presidente in quegli anni della Commissione Mondiale su Ambiente e Sviluppo (WCED), che fa riferimento ad una modalità di sviluppo che consenta alle future generazioni di godere di tutti i beni di cui noi possiamo usufruire oggi, sia ambientali che economici.

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