Già da qualche anno, per effetto dell’incredibile exploit televisivo di cui è protagonista, la Turchia sembra ormai aver occupato una parte sempre più significativa della cultura di massa e della nostra quotidianità.
Sono note a molti le frizzanti e coinvolgenti storie romantiche, che l’industria cinematografica turca è in grado di sfornare a ritmi incredibili: si tratta di intrecci narrativi capaci di varcare senza sforzi i confini nazionali per divenire dei veri e propri cult con apprezzamento e risonanza globali, un mix di fedeltà alla tradizione ma anche di forte orientamento verso usi e costumi occidentali.
Il desiderio di far incontrare la compostezza orientale con la spregiudicatezza dell’Occidente dà vita ad un’atmosfera unica, di magica sospensione, che in alcune dizi (così si chiamano le fiction in Turchia) esplode in vero e proprio inno alla libertà e all’emancipazione: le appassionanti vicende di Bitter Sweet (titolo originale Dolunay) e, soprattutto, Mr Wrong (Bay Yanlış) sono gli esempi più eclatanti.
Questo ponte mediatico fatto di cosmopolitismo ed accentuato coinvolgimento emotivo non può, inevitabilmente, non scuotere anche le corde più fredde dell’anima, facendo emergere tanti “effetti collaterali” che, forse, non si palesano in maniera così immediata.
Il divismo “alla turca” porta con sé tutta una serie di usanze, atteggiamenti e stimoli all’immaginazione che, seppur in minima parte, suscita curiosità e interesse.
E se è vero che, secondo un proverbio turco, “L’anima passa attraverso la gola” (Can bogazdar gecer), anche la gastronomia può giocare un ruolo importante in questa osmosi culturale; lo spirito, ingentilito dal romanticismo, si lascia andare ad uno spontaneo moto empatico, che annienta non solo il divario tra differenti formae mentis, ma anche le barriere dello specismo e della cucina onnivora.
La poliedrica arte culinaria turca, contesa tra sapidità mediorientale e ricchezza mediterranea, si sposa con facilità al mondo vegan, permettendo la rivisitazione di numerose pietanze tipiche in chiave cruelty free.
Di seguito troverete cinque ricette facili e gustose, prive di derivati animali, impreziosite da piccoli dettagli e sensibili varianti rispetto al ricettario classico.
Ognuno dei seguenti sapori saprà avvicinare anche i palati più scettici alla scelta vegan, naturale e doverosa al tempo stesso, mentre i vegani non avranno opportunità migliore per scatenare l’immaginazione…
Sognando di trovarsi, con il proprio manicaretto, ad assistere alle celebri scene d’amore sullo sfondo della sterminata Istanbul.
Köfte di lenticchie
Cominciamo con un piatto forte dello street food turco, che subito si connette ad un’iconica sequenza dell’ottavo episodio di Mr Wrong: impossibile dimenticare il momento in cui Ezgi Inal (interpretata da Özge Gürel) e Özgür Atasoy (interpretato da Can Yaman), decidono di scappare dal caos della tentacolare metropoli per prendersi una piacevole pausa sulla verdeggiante collina di Camlıça.
La parola “estemporaneità” è d’obbligo.
Cosa c’è di meglio di un pratico ed informale panino ripieno di köfte?
Ma non dimentichiamo l’obiettivo principale: seguendo in parte l’esempio dei nostri personaggi preferiti, pensiamo subito a “veganizzare” il lauto spuntino, rendendolo ancora più appetitoso…
Quindi, addio carne e benvenute lenticchie, perché saranno loro l’ingrediente base della ricetta.
Ecco la lista completa, con le dosi per due persone:
- 250 gr. di lenticchie precotte
- 2/3 cucchiaini di fecola di patate
- Un pizzico di paprika
- Prezzemolo
- Cumino
- Pangrattato
- Olio EVO e sale q.b.
Il procedimento è veramente semplice: si schiacciano bene le lenticchie, per poi aggiungervi la fecola e le spezie.
Con l’impasto ottenuto, formare delle palline da ripassare nel pangrattato e ungere una teglia con dell’olio EVO, prima di posizionarvi le köfte appena preparate.
Infornare le polpette a massimo 180 °C e lasciarle cuocere per circa 25 minuti, avendo premura di girarle a metà cottura.
Potete immaginare una pietanza più afrodisiaca di questa, oltre che rispettosa di ogni essere vivente? Non stupisce se, dopo un pasto simile, i due protagonisti succitati si lasciano andare ad un bacio sano e intensissimo, semplicemente inimitabile.
Mousse di melanzane (Patlican salatasi)
Torniamo in città, ma continuiamo a ricercare la quiete e il silenzio: il quartiere ebraico di Balat, ricco di stradine acciottolate, costeggiate da antichi edifici multicolori, è il luogo ideale per accogliere piccoli e caratteristici bistrot, nei quali fare una breve pausa pranzo a ridosso del Corno d’Oro.
Ecco una ricetta congeniale a questo contesto: un’espressa mousse fredda di melanzane.
La lista degli ingredienti (sempre per due persone) è ancora più breve ed economica della precedente:
- 2 melanzane medie
- 2 cucchiai di olio EVO
- Uno spicchio d’aglio
- Mezzo limone
- Prezzemolo
- Sale q.b.
Si inizia la preparazione forando le melanzane con una forchetta e lasciandole cuocere nel forno a 180 °C per circa 40 minuti.
Dopo averle lasciate raffreddare, si toglie la buccia, evitando il contatto con la polpa, che rischierebbe di diventare amara.
Successivamente, la polpa va condita con il succo di limone, l’olio, il sale, l’aglio e il prezzemolo tritati e, dopo averla ridotta in purea e fatta raffreddare in frigo, la mousse è pronta per essere servita con crostini di pane.
Che ne pensate di questa idea così eticamente sfiziosa, la cui ricetta originale non ha avuto bisogno di modifiche, perché già completamente vegetale?
Di sicuro questa crema è presente sui menù della stragrande maggioranza dei locali di Istanbul, pronta per essere servita con eleganza anche ai clienti più sofisticati.
Zuppa di lenticchie (Mercimek Çorbasi)
In una placida sera di autunno inoltrato, il Bosforo riflette le luci della luna nel tremolio delle sue acque, mentre le fredde correnti orientali cominciano a far sentire il loro gelido influsso.
Viene meno la voglia di stare all’aria aperta e, in caso di malanni stagionali, non c’è rimedio migliore di una calda zuppa.
Vi ricordate la çorba di pollo che, con tanto amore, la protagonista Nazli Pinar (Özge Gürel) prepara al bel Ferit Aslan (Can Yaman), preda di una violenta influenza, in Bitter Sweet – ingredienti d’amore?
In una simile situazione, non ci vuole molto a scaldare corpo e anima di gratitudine…
Tuttavia, ancora una volta, prendiamo le distanze dal manicaretto così come ci viene proposto, per orizzontarci verso una ricetta rispettosa degli animali e dell’ambiente che ci circonda: di nuovo, via il pollo e bentornate lenticchie, le quali si rivelano sempre più un ingrediente fondamentale per le nostre versioni vegane dei più celebri piatti turchi.
Ecco tutto l’occorrente per preparare una çorba di lenticchie per due persone:
- 250 gr. di lenticchie precotte
- Una patata piccola
- Mezza cipolla rossa
- Mezzo limone
- Un cucchiaio di concentrato di pomodoro
- Brodo vegetale
- Timo
- Cumino
- Paprika
- Salvia
- Olio EVO e sale q.b.
Soffriggere la cipolla, precedentemente tagliata a sottili listarelle, con un poco di olio EVO.
Nel frattempo, portare a bollore dell’acqua in un altro pentolino (essa serve per scioglierci il brodo vegetale in polvere).
Quando la cipolla sarà leggermente dorata, aggiungere la patata tagliata a cubetti e lasciare cuocere con un po’ di brodo già riscaldato.
Successivamente, unire il concentrato di pomodoro, le lenticchie e tutte le spezie menzionate sopra; una volta amalgamato il composto, si aggiunge il succo di limone, per poi frullare il tutto, creando una vellutata uniforme.
Una volta impiattata, la zuppa può essere guarnita con un filo di olio a crudo.
A dispetto della semplicità dei suoi ingredienti, questo piatto è un campione di raffinatezza, che può fare da dominatore indiscusso anche nelle occasioni gastronomiche più esclusive, destando sentimenti sopiti e salvando consapevolmente milioni di vite, se si sanno scegliere i giusti “ingredienti d’amore”.
Menemen di tofu
In una colazione turca che si rispetti non può mancare il menemen, una pietanza nutriente ma poco impegnativa a livello di preparazione: si tratta di un piatto molto popolare, a metà strada tra la frittata e le uova strapazzate, di solito insaporita con pomodori e peperoncini tagliati a rondelle.
In questo caso, vogliamo apportare delle modifiche più approfondite alla ricetta originale, sperimentando nuovi accostamenti di sapori e proponendo una ricetta vegana quasi inedita, senza dimenticare le sue origini geografiche.
Tralasciando la farina di ceci, molto più adatta ad una frittata classica, sostituiamo le uova con il tofu, fornendo un’idea insolita adatta a qualsiasi pasto.
Gli ingredienti per il menemen di tofu per due porzioni sono i seguenti:
- Un panetto di tofu
- 2 carote medie
- Mezza cipolla rossa
- Paprika
- Olio EVO e sale q.b.
Dopo aver fatto imbiondire, in una padella antiaderente, la cipolla, tagliata a fettine sottili, con un poco di olio, aggiungere le carote, tagliate anch’esse a fettine sottili.
Quando la consistenza delle carote inizia ad essere decisamente più morbida, aggiungere il tofu sbriciolato manualmente, affinchè esso, ridotto in parti piccolissime, si insaporisca meglio e prenda parte del colore delle carote.
Dopo dieci minuti circa, aggiungere un pizzico di paprika e mescolare con un cucchiaio di legno.
Il menemen 100% vegetale è pronto in men che non si dica: un’ulteriore dimostrazione di praticità e creatività vegane, senza rinunciare al gusto multietnico, ai colori caldi ed ai sapori speziati della Turchia.
La brillante cuoca Nazli Pinar (Özge Gürel in Bitter Sweet) approverebbe questa versione senza esitazioni.
Sigara borek (bastoncini ripieni di verdure)
Ricolleghiamoci alla prima ricetta descritta, all’esigenza di mangiare qualcosa di improvvisato, mettendo in risalto l’importanza dello street food in Turchia, soprattutto in una megalopoli frenetica e chiassosa come Istanbul.
La dizi Mr Wrong ci conduce a Nişantaşi, uno dei quartieri più occidentalizzati e alla moda, dove non si disdegnano le sperimentazioni e le fusioni culinarie, proponendo sfizi e variegati assaggi al posto di pranzi e cene pomposi.
In questo senso, i sigara borek sembrano perfetti per il famoso locale La Gabbia, nel quale i due affiatati colleghi Özgür Atasoy (Can Yaman) e Ozan Dinçer (Serkay Tütüncü) non esitano a lanciarsi in nuovi progetti musicali e gastronomici per restare al passo con i tempi, esprimendo la propria identità irripetibile.
E la strada verso un’alimentazione del tutto priva di derivati animali è un percorso imprescindibile per la salvaguardia del nostro futuro e del nostro Pianeta.
La ricetta tradizionale prevede l’utilizzo della yufka, la pasta fillo turca, ma essa può essere facilmente preparata in casa aggiungendo un tocco di originalità con la curcuma.
Per quanto riguarda il ripieno, il formaggio viene sostituito dalle verdure.
La pietanza non può che guadagnarci in colori e in potenziali effetti benefici sulla salute: la curcuma, infatti, è ricca di antiossidanti e protegge dai radicali liberi, mentre le verdure, a differenza del formaggio, non contengono colesterolo né grassi saturi.
Ecco la lista completa degli ingredienti per i bastoncini di verdure (dosi per 2/3 persone):
Per l’impasto:
- 10 cucchiai di farina integrale
- 3 cucchiai di olio EVO
- Curcuma
- Acqua
- Sale q.b.
Per il ripieno:
- 4 carote medio/piccole
- 2 patate medie
- Mezza cipolla rossa
- Timo
- Parmigiano vegano (opzionale)
- Olio EVO
- Sale q.b.
Si inizia preparando l’impasto: si mescola la farina con olio, curcuma, sale e un poco di acqua fino ad ottenere una palla elastica e non appiccicosa, che va lasciata riposare in frigo per mezz’ora.
Nel frattempo, ci si occupa del ripieno: in una padella antiaderente, mettere la cipolla tritata finemente, le carote e le patate tagliate a cubetti, il timo e far cuocere a fuoco lento con olio e un pizzico di sale finché le verdure non sono stufate, morbide ma ancora sode.
Dopo aver tirato l’impasto fuori dal frigo, se ne prende per ogni borek una piccola quantità, lo si stende con le mani per poi farcirlo con una manciata di verdure.
Per chi volesse, può aggiungere al ripieno qualche cubetto di parmigiano vegano, per renderlo ancora più saporito.
I bastoncini vengono chiusi su un lato e messi su una teglia rivestita di carta forno, senza l’aggiunta di ulteriori condimenti.
La cottura in forno è di circa 20-25 minuti, ricordando di girarli per far dorare entrambi i lati.
Il risultato è pressoché impeccabile: un piatto nutriente, facile da gustare ed estremamente versatile, che si presta sia allo spuntino romantico sia al buffet di inaugurazione di qualsivoglia evento.
Ci sono ancora dubbi sulla possibilità di riconversioni culinarie in chiave vegan?
Probabilmente no.
E c’è di più: l’esigenza di dover cambiare menù, per mettere fine alla sofferenza animale e salvarci noi stessi dalla crisi climatica sempre meno reversibile, può spingersi verso nuove frontiere geografiche, fondendo prospettive alimentari e sentimentali, a prima vista non così affini.
Perché, in fondo, l’amore, i sapori e l’empatia comunicano con il medesimo linguaggio universale.
Fonti:
- Coco, C. (2006). Cucina turca, armena e curda. Edizioni Sonda