Valdès a Roma prolungato e la riflessione dei musei Arte e pandemia, da necessità virtù Direttore responsabile: Claudio Palazzi
L’arte di Valdès tra materia e memoria

Pensa all’orsacchiotto di pezza che avevi da bambino. Arteì e Pandemia

Pensa al primo giocattolo che hai stretto tra le mani, il tuo preferito, quello che regge dalle basi la tua storia personale.

Di cosa era fatto?

Immaginalo di fil di ferro.

Di legno, di vetro, magari di quarzo. E se fosse stato gigante? Oppure minuscolo.

Manolo Valdès, co-fondatore di Equipo Crónica (il gruppo pionieristico della Pop Art in Spagna) è un maestro, di questo gioco del “ se”.

Lui gioca con i giganti della sua cultura e della storia dell’arte: prende Don Chisciotte, le Meninas di Velasquez, tutto ciò che ha saputo incantarlo negl’anni e lo ingigantisce, lo traspone e riplasma.

A Roma dopo 25 anni

Palazzo Cipolla, a Via del Corso, Roma, ospita dall’Ottobre 2020 la prima mostra degli ultimi 25 anni organizzata in in Italia per l’artista.

 “Per Valdés è chiaro che le muse, ovverosia le arti, nascono dalla memoria, cioè ogni artista nasce da altri artisti. La vera arte, molto spesso, nasce per emulazione”

Così Gabriele Simongini, curatore della mostra, ci racconta Valdès, giocatore a carte scoperte, del gioco dell’arte.

Materia e memoria, questi i poli  con cui ci incanta l’artista.

Perchè esserci

Visitare questa mostra di Valdès è l’occasione di potere osservare come un soggetto possa continuare a sorprenderci, sotto punti di vista ed in materiali differenti.

E’ gustarsi il sapore dell’analogico e del materico, proprio mentre il mondo corre verso la smaterializzazione e la digitalizzazione.

La mostra, che ha aperto a Novembre 2021, avrebbe dovuto concludersi entro Febbraio 2021.

Lo scoppio della pandemia covid-19 ne ha decretato  la chiusura per diversi mesi, compensata dal prolungamento  fino a Luglio 2021, salvo ulteriori necessità di chiusure.

 “ Un errore di proporzioni rilevanti anche di carattere umanitario”

Così si era pronunciato il direttore il Direttore di Terzo Pilastro ( l’organizzazione filantropica organizzatrice della mostra)  circa la chiusura per pandemia covid-19 dei luoghi dell’arte quali mostre e musei, in un intervista per Insideart.eu del 13 Gennaio 2021.

“ In un momento così drammatico la visone del bello avrebbe sicuramente consentito ai fruitori di allontanare l’ansia da questa emergenza sanitaria” . 

Quanto è forte il bisogno dell’arte?

A Napoli l’arte non si è arresa ai musei chiusi e si è creata uno spazio in un negozio di cibarie: Gourmeet.

“Aggiungi al carrello”, questo  è il nome della mostra allestita tra gli scaffali del food store napoletano. E’ organizzata dalla gallerista Luigi Solito, insieme alla curatrice Carla Travierso e Antonella Polito, socia del food store ospitante, e  sarà esperibile fino al 18 Aprile 2021.

 Le opere fanno capolino tra le corsie e gli scaffali, spesso un po’ mimetizzate per forme e materiali tra le strutture tipiche di un supermercato.

Con questo mimetismo quasi perfetto ci suggeriscono una domanda vedo- non vedo: c’è molta differenza tra il consumo d’arte ed il consumo di un qualsiasi altro bene?

Il bisogno dell’arte è un bisogno primario?

La situazione in cui ci troviamo a causa della pandemia ha inoltre accentrato l’attenzione dei musei su un impegno centrale per la nuova museologia.

Durante la pandemia i musei hanno dovuto più che mai ingegnarsi per la tessere per i cittadini ed i visitatori “confinati” un ponte valido, emotivamente coinvolgente, verso il patrimonio culturale di cui sono custodi e promotori.

Ciò rientra nel solco del marcare sempre di più il museo come “servizio pubblico” che nutre l’autocoscienza,  assecondando ed esaltando quanto prescritto già nel codice dei beni culturali e del paesaggio (2004).

Di necessità virtù: un appello

Questo processo è in atto già da diversi anni con l’attivazione di numerosi progetti portati avanti da importanti musei italiani.

L’obiettivo comune è creare un contatto diverso, più intimo, tra le opere d’arte ed i fruitori,  cercando nuove vie per raccontare il patrimonio culturale;  un esempio notevole sono le esperienze di Brera: un’altra storia (2013) e Raccontamibrera (2014) o il progetto a This land is your land del Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena

Su Artribune, il 15 novembre 2020, Sylvain Bellenger (direttore del museo e della reggia di Capodimonte a Napoli), Sergio Risaliti (che guida il museo Novecento a Firenze) e Giovanni Iovane (alla testa dell’Accademia di Brera a Milano) hanno lanciato un vero e proprio manifesto-appello:  cogliere questo momento di crisi causato dalla pandemia come un’occasione propellente al salto in avanti  dell’ isituzione museale, che ne rafforzi la rinnovata posizione di centro di consapevolezza e di laboratorio aperto per il pensiero.

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