Bojack Horseman è una serie animata targata Netflix che con una apparente leggerezza e comicità tratta tematiche importanti. Il protagonista è un cavallo, star decaduta di “Hollywoo”, che vive di rendita grazie al successo della storica sitcom Horsing Around. Bojack è intrappolato in un circolo autodistruttivo da cui non riesce a uscire. I personaggi della serie sono imperfetti, pieni di quei difetti e quelle insicurezze che caratterizzano ognuno di noi. Bojack Horseman: fare i conti con sé stessi Direttore responsabile: Claudio Palazzi

Fuggire dalla realtà e da sé stessi

In una società “liquida”, in cui la verità lascia il posto all’immagine di sé che si vuole produrre, le relazioni sociali sono incerte e instabili, l’individuo perde la propria identità e non è in grado di comprendere né comunicare con sé stesso o con gli altri, abituato a nascondere le proprie fragilità. Bojack è solo con la sua testa, il suo sentirsi costantemente inadeguato, la consapevolezza di non avere obiettivi, di essere un “fallito” e fugge da quel senso di vuoto cercando delle distrazioni. Mentre per la manager Princess Carolyn questo vuol dire dedicarsi anima e corpo al lavoro, tralasciando la vita personale, Bojack evade dalla realtà tramite la dipendenza da alcol e droga, perdendo occasioni, rovinando i rapporti con le persone che provano a stargli vicino, come sentisse di essere vittima della complessità degli eventi e al tempo stesso di meritare una punizione, che nei fatti si autoinfligge.

Il protagonista comincia a prendere consapevolezza di sé durante la stesura della sua biografia: per raccontare il suo passato alla scrittrice Diane Nguyen, il cavallo è costretto a scavare negli angoli più remoti dell’animo, facendo venire a galla quelle emozioni che da sempre si impegna a reprimere. Diane diventa la sua migliore amica, colei che lo indirizza verso il bene e che si batte per ciò che ritiene giusto. Gli insuccessi lavorativi e il divorzio con Mr Peanutbutter, un labrador patologicamente felice, portano anche la scrittrice a sentirsi sopraffatta dalla vita, che appare priva di scopo. Diane si lascia andare alla depressione, smettendo di uscire e di interessarsi alle cause per cui tanto si batteva.

Il lieto fine non esiste

Una serie animata sì, ma realistica, perché nella vita reale il lieto fine non esiste, perché capita di non riuscire ad ottenere ciò che si vuole o di riuscirci e sentirsi comunque incompleti. Bojack torna ad essere un attore stimato ed apprezzato, tuttavia non è felice e continua consapevolmente ad alimentare quei meccanismi autodistruttivi, convinto di non poter cambiare, di non avere scelta.

Non si può, però, sfuggire all’infinito.

La morte per overdose della “piccola” Sarah Lynn, la co-star in Horsin’ Around, ormai adolescente, portata sulla cattiva strada dalla vita da pop star e dallo stesso Bojack, è un punto di svolta definitivo. Il cavallo capisce che l’unico modo per fare progressi è tornare sobrio e prendersi la responsabilità per le proprie azioni, passate e future. Il percorso di rehab porta il protagonista, non senza ricadute, a fare i conti con ciò che ha distrutto e le rovine che si è lasciato dietro, affrontando le conseguenze delle proprie azioni. Chiedere scusa agli amici feriti, come nella vita vera, spesso non basta a ricucire i rapporti: Herb Kazzaz, l’amico storico tradito ai tempi della sitcom, non perdona; Todd Chavez, ventiquattrenne squattrinato e coinquilino per la prima parte della serie, accetta le scuse, ma le dinamiche tra i due non potranno mai tornare quelle di un tempo.

Non c’è un fine predeterminato, è una questione di scelte.

Il cambiamento può avvenire, partendo da sé. Il primo passo è accettarsi, con tutte le fragilità che si hanno, ammettere i propri errori, cercare di rimediare dove possibile, perdonarsi e non chiudere fuori gli amici. Ci si sente soli a volte, ma bisogna esprimersi, comunicare, permettere a chi ci circonda di avvicinarsi, di darci una mano. Diane riesce infatti a scuotersi grazie al supporto di un nuovo fidanzato, che le dà il coraggio di mettersi di nuovo in gioco.

“Tutto ciò che abbiamo in questo mondo sono le connessioni che facciamo”

Bojack ci insegna che spesso per sentirsi meglio basta una chiacchiera sincera con la propria migliore amica sotto a un cielo stellato: i problemi non spariranno, ma sembreranno meno insuperabili.

Quando tutto sembra più grande di noi, avere un appoggio esterno diventa essenziale, ma per poterlo accogliere bisogna imparare a convivere con i propri pensieri, soprattutto in tempi in cui la pandemia di Covid-19 impone un isolamento fisico, sociale ed emotivo.

La serie ha un finale aperto, ciò che è certo però è che tutti i personaggi, proprio come noi, dovranno continuare a lottare quotidianamente con la realtà e con sé stessi. Ci vuole tanta forza di volontà perché “ogni giorno diventa più facile”, ma “la vera sfida è farlo tutti i giorni” e questa è la parte difficile (Bojack Horseman, 2×12).

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