L’Abruzzo è una regione ricca di tesori nascosti, per molto tempo rimasti sconosciuti. In particolare la provincia dell’Aquila con la sua vasta estensione regala spesso destinazioni uniche. Purtroppo però tra i numerosi borghi che ne fanno parte molti sono del tutto disabitati, fatta eccezione per i mesi estivi. Bominaco: un borgo quasi dimenticato Claudio Palazzi
Tra questi Bominaco (frazione del comune di Caporciano), è sicuramente un esempio tra i più famosi. Distante circa 30 km dal capoluogo rappresenta una perla di valore artistico altissimo. Nato come Momenaco, il complesso monastico viene fondato nel X secolo dai benedettini. Nel corso dei secoli la vita ha sempre girato intorno alle due chiese e al castello, ma col tempo è cominciato uno spopolamento che ha visto il suo apice nel XX e XXI secolo, in particolare a partire dal secondo dopoguerra. L’oratorio di San Pellegrino è indubbiamente il luogo più importante del complesso. Si tratta di costruzioni in architettura romanica rimaste quasi completamente intatte.

È invece il borgo a non avere alcun tipo di presenza umana, lasciando gli eventuali visitatori esterrefatti dal silenzio e dalla solitudine che evocano gli edifici. Le piante e gli alberi si sono ripresi i loro spazi, le facciate e i balconi sono sovrastati da rami e radici. I prodotti tipici come lo zafferano e il tartufo fanno del posto una meta interessante anche dal punto di vista culinario. Il ristorante all’entrata del borgo è rimasto chiuso per diverso tempo ma grazie alla crescita del turismo ha aperto nuovamente ed è diventato un punto di riferimento per tutti. I reali residenti che vivono per tutto l’anno nella frazione di Bominaco non sono più di 50 e l’età media è di circa 70 anni. Negli ultimi anni sono stati fatti più investimenti, anche per aprire un B&B non lontano dal complesso storico. L’esempio più evidente che si ha dell’importanza della ripopolazione è quello portato dalla famiglia che ormai da anni gestisce le visite guidate all’interno delle due chiese. Quasi mai è facile trovare abbazie o chiese aperte tutti i giorni, in più con una guida sempre presente. L’organizzazione anche durante questo periodo di pandemia è stata impeccabile, sul sito come di persona. 

“È questo ciò che mi piace di più di ciò che faccio: aiutare le persone a comprendere e apprezzare l’aspetto storico e artistico del nostro territorio”: queste le parole di Chiara Andreucci, una delle custodi del complesso abbaziale, che esprime perfettamente lo scopo della loro opera.  Infatti è fondamentale continuare a credere nelle proprie risorse in modo da poter realizzare qualcosa di realmente valido che resti nel tempo, ed è questo ciò che sta succedendo a Bominaco. Si tratta di una realtà notevole che andrebbe scoperta sempre di più, in modo da poter raggiungere più persone possibili e favorire un maggiore sviluppo del luogo. La vita in posti come questi ha bisogno di dinamicità, linfa vitale e soprattutto di persone che abbiano fiducia e forza da mettere a disposizione della comunità. Non solo dal punto di vista economico, ma anche da quello sociale, tornare alle origini e alle radici di certi luoghi può voler dire molto per chi li abita quotidianamente e in generale per gli abitanti delle zone limitrofe. Questo per evitare che succeda qualcosa di quasi inevitabile, ovvero che con il tempo si tenda sempre di più a lasciare queste realtà a favore delle grandi città meglio collegate e più comode sotto ogni aspetto.

Una città come L’Aquila ad esempio ha sofferto moltissimo l’abbandono e lo spopolamento dovuti al terremoto, un luogo di così alto valore artistico rimasto semivuoto per anni, una generazione di giovani e ragazzi che potevano contribuire alla sua bellezza costretti a lasciarla per andare altrove. Soltanto adesso, dopo 11 anni si ricominciano a trovare la vitalità e il dinamismo artistico e culturale che un tempo la caratterizzavano in quanto città universitaria. Così come succede in molti altri luoghi nel nostro Paese, talvolta gestiti da amministrazioni incapaci di valorizzare le risorse e le ricchezze che ne fanno parte. Sicuramente un settore che andrebbe incrementato e potenziato nel profondo lungo tutta la penisola è quello dei trasporti. Tutto ciò che possa semplificare lo spostamento e il raggiungimento di determinati luoghi potrebbe giovare moltissimo al turismo e alla riqualificazione di certe zone. Tra queste proprio l’Abruzzo, una regione pregna di attrazioni e mete spesso mal collegati o dove non sono presenti trasporti, avrebbe bisogno di una valida alternativa allo spostamento tramite auto. 

Il discorso sulla valorizzazione del territorio e delle opere d’arte è un discorso che va avanti da anni, che meriterebbe attenzione e che porterebbe, se affrontato bene, a una rinascita culturale di un Paese che ha e avrà sempre moltissimo da offrire.

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