Chi è di scena? Il teatro rialza il sipario

Uno dei settori maggiormente colpiti dalla crisi seguita all’emergenza sanitaria Covid-19 è stato quello artistico.
Durante il lockdown per alcune attività è stato possibile trasferire online il proprio patrimonio culturale, messo a disposizione degli utenti attraverso materiali digitali, tour e teche virtuali.
È il caso, ad esempio, di musei e biblioteche che hanno così potuto sopperire alla chiusura degli spazi fisici, mantenendo ugualmente un contatto con i visitatori.   
Per il teatro le conseguenze sono state molto più gravi.

LA RIAPERTURA

Lo spettacolo dal vivo in particolare, un’attività che non può fare a meno della partecipazione e del rapporto diretto con il pubblico –condivisione unica e insostituibile per via telematica – è stato uno degli ultimi a poter riaprire nella realtà ridisegnata dal post lockdown.
La pandemia ha assestato il colpo di grazia ad un settore già provato da anni di crisi economica.La riapertura delle sale è stata autorizzata a partire dal 15 giugno 2020 e regolamentata dalle linee guida del DPCM del 17 maggio 2020.

Per rispettare le norme a garanzia della salute pubblica, si è resa necessaria la ridefinizione degli spazi interpersonali e il conseguente annullamento per l’anno in corso di vari spettacoli, riprogrammati in un futuro tuttora segnato dall’incertezza.

In questo scenario desolante, il Teatro Verde di Roma non si è arreso e ha risposto alle nuove difficoltà ed esigenze con un ventaglio di proposte, tra cui il Teatro Verde a Motore

UN TEATRO NEL CUORE DI ROMA

Quarant’anni di attività, sede nel cuore del quartiere Trastevere, dedicato allo spettacolo per bambini e ragazzi, il Teatro Verde di Roma accoglie circa 40.000 bambini l’anno.
A raccontarci in un’intervista la loro esperienza e ripartenza dopo il lockdown è Veronica Olmi, Direttore artistico del Teatro Verde.

Noi ci siamo bloccati dal 7 marzo in una maniera drastica, che ci ha fortemente danneggiato e penalizzato – spiega Veronica Olmi – perché la stagione delle scuole è saltata nel momento quasi più pieno; marzo, aprile, maggio sono i mesi più importanti. Siamo penalizzati doppiamente, in quanto settore di spettacolo dal vivo e teatro per ragazzi. Noi viviamo delle scuole.

Altri teatri hanno provato a riattivarsi con delle serate – sebbene il periodo di maggiore affluenza sia sfumato – azzardando anche una stagione estiva, ma la situazione si presenta chiaramente diversa per il Teatro Verde, che collabora costantemente con istituti scolastici, non avvantaggiato dalla riapertura del 15 giugno: «È come far riaprire le piste da scii il 15 agosto o uno stabilimento balneare il 28 dicembre».

In che modo il Teatro Verde, dopo 40 anni di esperienza, ha dovuto ora reinventarsi per il pubblico?

Speriamo – è quello che vorremmo fare – da ottobre di ricominciare almeno con il sabato e le domeniche per le famiglie. Dovremmo riaprire, ad oggi, con praticamente un terzo della sala. Possiamo fare entrare tra le 60 e le 100 persone. Non è chiaro se il metro è da mento a mento, da spalla a spalla, da naso a naso…
Poniamo il relativo incasso. Immaginiamo, per esempio, se sono 60 persone, 600 euro. Esageriamo: 100 posti, 1000 euro. In questo rientrano l’affitto, l’energia elettrica, tutte le utenze, il personale di sala, il personale formato per l’antincendio, per la sicurezza, gli attori sul palco al minimo sindacale, l’IVA sui biglietti al 10% e la SIAE, che in genere è sui 300 euro
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Sono numeri che parlano da sé.  
Il Teatro Verde non sottovaluta, inoltre, eventuali difficoltà organizzative per far raggiungere la loro sede alle scolaresche in un prossimo futuro.
Ipotetiche gite scolastiche potrebbero risultare onerose per le famiglie, vista l’esigenza di distanziare – e non raggruppare –  gli studenti su più pullman. L’affitto dei mezzi privati supererebbe in tal modo di gran lunga il costo del biglietto dello spettacolo, rischiando di scoraggiare l’iniziativa. 
L’alternativa dei trasporti pubblici locali sarebbe più economica, ma non certo più agevole.
Gli autobus, a Roma notoriamente affollati, con le attuali entrate contingentate, il traffico caotico e i frequenti scioperi, renderebbero impraticabile lo spostamento di una classe di bambini.    
Il tutto dovrà essere riconsiderato e riorganizzato con nuove misure.

Con le scuole sarà quasi un ricominciareè la previsione di Veronica Olmi – perché dopo quarant’anni, nonostante l’esperienza, si dovrà andare a ricercare classi, maestre… Insomma, un bel disastro.

Il TEATRO VERDE SI RIMETTE IN MOTO

Intanto, il Teatro Verde non abbandona il suo pubblico nemmeno d’estate con una tournée all’aperto e lo raggiunge direttamente con un progetto tutto nuovo, quello del Teatro Verde a Motore.

Dal vostro sito è visibile un’iniziativa già attiva, oltre alla tournée estiva: il Teatro Verde a Motore. Da cosa è nato e in cosa consiste?

Questa del Teatro Verde a Motore è stata una coincidenza molto positiva, in un periodo sfortunato.
Avevamo già un progetto con il Ministero della Pubblica Istruzione, per fare da marzo un giro in alcune scuole periferiche romane e portare il teatro a motore nei cortili delle scuole, che in molti casi coincideva con la fine dell’anno scolastico. Chiaramente è slittato tutto ad ottobre.
Noi oltre agli spettacoli abbiamo una scuola di Teatro Verde il pomeriggio, un laboratorio di 150 bambini e ragazzi divisi per giorni, dai 4 ai 14 anni.  Ad aprile avevamo il saggio finale, ovviamente non l’abbiamo potuto fare.
Il prossimo anno vorremmo continuare, con meno iscritti perché sul palco dovranno stare distanziati. Con cautela vorremmo tentare di rifare tutto e intanto ovviare al discorso scolastico con questo Teatro Verde a Motore.

Si tratta di un piccolo Porter Piaggio, poco più grande di un’Ape. Quattro ruote, un motore scoppiettante e un bagaglio di iniziative che permettono alla compagnia di spostarsi fin oltre Ostia, all’occorrenza. È un piccolo palco interattivo, colorato e festoso, che offre uno spettacolo itinerante in cui ritrovare cantastorie, burattini, letture animate, concerti musicali, ma che, secondo Veronica Olmi, potrà accogliere anche concorsi, laboratori, giochi biblioteca, interventi di studenti o discorsi d’inizio anno scolastico.

Vorremmo lanciarlo nelle scuole ad inizio anno, anziché in chiusura, proponendo un progetto ad hoc: se avete un teatro, noi veniamo da voi.
Ci rifiutiamo categoricamente di fare spettacolo in palestra, nella sala biblioteca… bisogna andare a teatro, con i velluti, le sedie, l’atmosfera adatta.
Se non hanno il teatro a scuola, vogliamo andare noi con il Teatro a Motore nei cortili, in piazza e sui marciapiedi, se il Municipio ce lo consente.
Vista la coincidenza con il Covid-19, vorremmo estendere questo progetto a tutte le Regioni italiane, con la collaborazione di un teatro per ragazzi locale, oppure di scuole, compagnie, parrocchie e altre associazioni che si occupano di educazione, di teatro.

Come hanno reagito i bambini già nelle performance di questa stagione? Che pubblico avete incontrato?

Puoi immaginare queste arene estive con 400 sedie, di cui se ne possono occupare una sì, due no.
Il tutto esaurito arriva presto.
C’è però una gran voglia di esserci, di partecipare, di estate, di teatro, di gioco. Di stare insieme.
Certo, è una sensazione strana: il pubblico lontanissimo dagli attori, una risata non contagia l’altra.
È molto difficile, in un regime simile, per noi che viviamo di assembramento, portare avanti tutto questo, ma non bisogna smettere di farlo, perché i bambini, abbiamo visto, ne risentono parecchio. Non si possono tenere troppo a casa. E nemmeno gli adulti.

C’è stato bisogno di rivisitare i vostri spettacoli, per via delle nuove norme sanitarie?

Gli attori sul palco cerchiamo di tenerli distanti, per quanto possibile.
Per “
I vestiti nuovi dell’Imperatore” abbiamo due musicisti in scena, distanziati, e l’attore in realtà è unico: Andrea fa da narratore e cantastorie. Quindi lì era molto facile.
È vero che in una compagnia come la nostra, in cui non siamo una famiglia di sangue ma di fatto – visto che trascorriamo più tempo tra di noi che con i nostri familiari veri – siamo più che congiunti.

La compagnia, assicura il Direttore, prende le dovute precauzioni, come la temperatura ad inizio giornata, l’utilizzo di prodotti antibatterici per vestiti ed oggetti di scena, il lavarsi le mani più volte al giorno, oltre che all’inizio e al termine di ciascuna rappresentazione.
Resta complicato l’impiego di una mascherina sul palcoscenico: Per gli attori che fanno prosa sul palco, non si può. L’abbiamo messa ai burattini a volte, per gioco, per dare anche il messaggio ai bambini di essere pazienti e sopportare, nonostante il caldo.

Il messaggio di un teatro che non si ferma, nonostante le numerose difficoltà e incertezze, continuando a coinvolgere giovani e adulti, risuona forte e chiaro nelle parole di Veronica Olmi: «O chiudi per sempre oppure tieni duro. È quello che ci siamo detti: teniamo duro, cerchiamo di esistere e resistere. Speriamo che poi la situazione in futuro cambi e di imparare qualcosa da tutto questo».

Direttore responsabile: Claudio Palazzi

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