Cina e USA: tra tensioni e rivalse

Mercoledì 22 luglio 2020 la Repubblica Popolare Cinese comunica di aver ricevuto dagli Stati Uniti d’America l’ordine di sgomberare entro 72 ore il consolato di Houston, in Texas. I dipendenti del consolato cinese vengono ripresi mentre bruciano dei documenti nel cortile dell’edificio. Poco dopo, l’annuncio del governo statunitense affermando che la mossa è avvenuta per proteggere la proprietà intellettuale americana poiché, secondo le fonti della Casa Bianca, il consolato avrebbe organizzato una serie di operazioni di spionaggio industriale.

Ovviamente la risposta da parte della Cina non ha tardato ad arrivare: venerdì 23 luglio 2020 Pechino annuncia la chiusura del consolato americano di Chengdu, come reazione per la chiusura della propria sede diplomatica negli States definendola come “legittima e necessaria agli atti ingiustificati da parte degli Stati Uniti”. Il tutto sembrerebbe farci venire in mente la proverbiale frase “occhio per occhio, dente per dente”. Ma quali sono effettivamente i rapporti tra Cina e USA?

Le origini

Prima di rispondere alla suddetta domanda, appare corretto evidenziare i tratti distintivi che caratterizzano le due forme di governo ed i legami delle rispettive potenze con gli episodi che si sono verificati negli ultimi anni e che danno forma e contenuto alla storia.

Partendo dalla Repubblica Popolare Cinese: si tratta di uno stato situato nell’Asia orientale ed è il paese più popoloso al mondo. Il potere in Cina risiede nelle mani del Partito Comunista Cinese dal 1° ottobre 1949 quando Mao Zedong ne proclamò la nascita. Il governo ha sede a Pechino. Dopo le riforme economiche avviate nel 1978, l’economia cinese è diventata quella dalla crescita più rapida al mondo e dal 2013 è diventata la seconda economia mondiale per PIL nominale e per parità di potere d’acquisto; vanta anche il primato per maggiore paese importatore ed esportatore di merci. La Cina è ufficialmente uno Stato munito di armi nucleari e vanta del più grande esercito permanente al mondo. La Cina è membro delle Nazioni Unite dal 1971.

Gli Stati Uniti d’America: sono una repubblica federale dell’America settentrionale composta da cinquanta Stati e un distretto federale. È una delle nazioni più multietniche e multiculturali del mondo, risultato di un ampio processo di immigrazione da molti paesi. Storicamente, la colonizzazione europea cominciò intorno al 1600 e provenne, per lo più, dall’Inghilterra e fu proprio tra Gran Bretagna e le colonie che scoppiò il conflitto che condusse poi alla Dichiarazione d’Indipendenza il 4 luglio 1776, che diede ufficialmente vita al nuovo Stato federale e alla sua indipendenza dall’Inghilterra. La costituzione venne adottata il 17 settembre 1787. Gli Stati Uniti intrapresero una forte espansione per tutto il XIX secolo, scontrandosi e imponendo il loro dominio sui popoli nativi. La guerra civile americana si concluse con l’abolizione della schiavitù. Parliamo di Stati Uniti anche in relazione alla seconda guerra mondiale, dove essa ne uscì nettamente vincitrice e si presentò al resto del mondo come una superpotenza globale. Tuttavia, la sorte statunitense non fu la stessa per la guerra del Vietnam, dove uscì sconfitta e con notevoli ripercussioni e crisi sul piano politico e militare. Le sorti vennero poi ribaltate negli anni ’90 con l’inaspettata fine della guerra fredda e la dissoluzione dell’Unione Sovietica, il tutto riconfermò il ruolo dominante degli Stati Uniti.

Lo scontro

I rapporti tra le due superpotenze risulterebbero essere nel loro momento peggiore dal 1972, quando l’allora presidente americano Nixon iniziò il lento processo di riconoscimento della Repubblica Popolare Cinese fino a quel momento rimasta ai margini dello scenario politico internazionale. La tensione sembra aver raggiunto l’apice successivamente al 22 luglio del corrente anno, in seguito alla chiusura del consolato cinese a Houston, in Texas, per volontà del governo USA. Da diverso tempo i rapporti tra Xi Jinping, Presidente della Repubblica Popolare Cinese, e Donald Trump, Presidente degli Stati Uniti d’America, sono terribili.

Negli ultimi due anni i temi di scontro sono stati molti e tutti di una certa importanza. C’è stata la guerra commerciale dove USA e Cina hanno imposto reciprocamente dei dazi su centinaia di beni prodotti nei rispettivi paesi; le repressioni sulle proteste ad Hong Kong, dopo l’approvazione della contestata legge cinese sulla sicurezza nazionale, ciò ha portato gli States a interrompere il trattamento speciale che fino ad allora avevano riservato alla Cina; Trump ha accusato la Cina di aver nascosto l’epidemia da coronavirus accusandola di essere responsabile delle conseguenze venutesi a creare; fino ad arrivare alla cosiddetta “guerra fredda tecnologica” dove la Cina ha deciso di non dipendere più dai prodotti tecnologici americani e Trump ha deciso di vietare alle aziende USA di fare affari nel settore con quelle cinesi; “at least but not least” le recenti limitazioni verso studenti e diplomatici cinesi in tutto il suolo americano e l’espulsione dei giornalisti americani dalla Cina.

Conclusioni

Non è chiaro se la chiusura del consolato sia una mossa strategica di Trump in vista delle elezioni americane, che si dovrebbero tenere nel mese di novembre, o se ciò è il tentativo del Presidente USA di distogliere l’attenzione del proprio popolo dalla grave epidemia che ha colpito buona parte del mondo. Di una cosa siamo certi, di come le tensioni tra i due stati sembrano, almeno per il momento, solo acuirsi e non affievolirsi, di come entrambi i leader dei rispettivi stati vogliano imporre la propria immagine e il proprio potere nel resto del mondo e soprattutto affermarsi come la prima superpotenza globale dal punto di vista politico, economico e commerciale.

Le pretese statunitensi si possono rinvenire anche dalle parole pronunciate dal segretario di Stato americano Mike Pompeo, il quale ha tenuto un discorso, il 23 luglio, schierandosi duramente contro la Cina e affermando: “ Dobbiamo ammettere una dura verità, che dovrà guidarci per gli anni a venire, cioè che se vogliamo avere un XXI secolo libero, e non il XXI secolo che sogna Xi Jinping, il vecchio paradigma basato sul coinvolgimento cieco della Cina negli affari internazionali non dovrà più essere applicato”.

Dopo secoli di guerre, epidemie, regimi totalitari, lutti e genocidi, ci troviamo in un contesto storico dove dovremmo aver imparato dai nostri errori, anche se ad oggi emergono ancora atteggiamenti di aspirazioni al potere e al dominio, con l’obiettivo di diventare costantemente il “più forte” e “l’indistruttibile” quando in realtà bisognerebbe far prevalere la diplomazia, il rispetto reciproco e la collaborazione internazionale affinché vita e sicurezza possano essere garantiti a tutti gli esseri umani. Tuttavia, ad oggi, non si vede ancora una fine del conflitto tra le due superpotenze.

Direttore responsabile: Claudio Palazzi

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