Incentrata e co-prodotta da Colin Kaepernick- l’ormai ex quaterback dei San Francisco 49ers passato alle luci della ribalta mondiale nel 2016 quando si è inginocchiato (took the knee) durante l’inno nazionale in segno di protesta contro la “racial inequality” e la brutalità della polizia negli Stati Uniti- la serie composta da sei episodi è un prodotto Netflix che si prefigge di fare luce sulle discriminazioni ancora profondamente radicate nel sistema sportivo Americano.
Colin in Black & White, scritto da Michael Starrbury, affronta la deprimente verità della discriminazione dentro e fuori in mondo dello sport negli States, grazie anche al metodo di narrazione in prima persona dallo stesso Kaepernick, ( dopotutto questo è suo racconto di formazione) all’interno della serie vengono sapientemente mescolati stralci della adolescenza del campione con intermezzi e sequenze esplicative in stile documentario incentrate sulla “Black History”.
La regia della serie è affidata ad Ava DuVernay, la prima donna afroamericana a ricevere una nomination per un Golden Globe come miglior regista per “Selma”,inoltre, DuVernay nella sua carriera ha diretto “13th” film nominato agli Academy Awards come miglior film nel 2017 come pure la serie Netflix “When they se us”, incentrata sul caso della jogger di Central Park, Trisha Meili, avvenuto nel 1989, la serie ha riscosso un grande successo e fu nominata per 16 Emmy Awards vincendo, inoltre, il Critics’ Choice Televison Award per una Limited Series.
La storia di “Colin in Black & White”, segue il giovane Colin per le tappe più importante della sua giovinezza, incentrandosi particolarmente sugli anni del liceo a Turlock in California, durante questi anni– racconta Kaepernick- «la sua strada è stata plasmata sia dalla sua identità sia dalla realtà schiacciante che, nonostante il talento e il duro lavoro, lo vedeva sempre giudicato da un diverso set di regole.»
In quest’ottica, i primi minuti di “Cornrows” l’episodio pilot, sono particolarmente d’impatto e trasmettono immediatamente il tono della serie. In queste prime scene infatti ci viene mostrata una rievocazione del processo di selezione della NFL, gli atleti, sottoposti agli sguardi esaminanti dei recruiter, si trasformano da moderni competitors in schiavi in catene.
Questa è una potente protesta visiva che viene più volte reiterata nel corso della serie, tuttavia, la narrativa generale viene abilmente bilanciata da una buona dose di Young Adults humor ed una ambientazione da family sitcom, in modo tale da rendere il complesso più “leggero”.