La lingua araba è estremamente diffusa e per molti secoli ha influenzato la cultura occidentale. Basti pensare all’Italia meridionale, all’isola di Malta e alla Spagna che costituiscono i punti più importanti attraverso cui sono penetrati in Occidente gli influssi orientali. Dalla Sicilia alla Spagna: l’eredità della presenza araba in Occidente come chiave per risolvere le divergenze tra le due realtà Direttore responsabile: Claudio Palazzi
Nonostante le loro abilità militari e politiche e alla loro superiorità in campi scientifici, col tempo gli arabi hanno fallito nel loro progetto di dominazione dell’Occidente ma hanno tuttavia lasciato alcune tracce della loro cultura  in diversi aspetti della civiltà europea, di cui spesso ci dimentichiamo ma che invece potrebbero rappresentare un’occasione per rivalutare i rapporti con i paesi del Medio Oriente, nell’ottica di una convivenza pacifica che non si è ancora concretizzata.

Tra gli esempi più significativi di quanto le tradizioni arabe abbiano influenzato quelle occidentali, c’è sicuramente l’Italia meridionale e soprattutto la regione della Sicilia.

Attraverso il mar Mediterraneo, da sempre via di comunicazione per eccellenza, gli arabi, denominati “Saraceni” nelle fonti latine, raggiungono l’Italia dove instaurano il proprio dominio fino al XV secolo. In questo periodo, caratterizzato da violente uccisioni e saccheggi con lo scopo di arricchirsi e di perseguire la Guerra Santa contro gli infedeli, si inserisce il primo tentativo di invadere la Sicilia (652) che fallisce grazie alla resistenza della flotta bizantina. [De Serio A. (2017), L’influenza della lingua araba in Italia: analisi etimologica di alcuni prestiti commerciali e scientifici, cap. 2]

La prima vera conquista comincia nell’827 quando il terzo sovrano della dinastia aghlabida, originaria della Tunisia, intraprende una grande spedizione verso l’isola.

La sua conquista fu molto dura. Gli aghlabidi ottennero prima Palermo nell’831, poi Messina nell’843 e infine Siracusa nell’878 e Taormina e Catania tra il 900 e il 902.

Non si instaurò un regno unitario arabo ma tante piccole signorie rette da “Kadì” e, nonostante l’aggressività attraverso cui si era compiuta la conquista della Sicilia, il loro dominio fu improntato sulla tolleranza. Tant’è che ci furono pochissimi tentativi di ribellione.

In generale, gli arabi in Sicilia favorirono la nascita di una ricca cultura, sia nelle scienze che nella letteratura. Portarono la poesia e le arti orientali e abbellirono il loro regno con grandi opere di architettura. Durante la loro permanenza, diedero un notevolissimo apporto all’economia siciliana, incrementando la produzione di riso e di agrumi e introducendo opere di canalizzazione.

Numerose influenze arabe, poi, si riscontrano anche a livello linguistico. Infatti il dialetto siciliano, ancora oggi, conserva alcuni termini derivati dal dialetto arabo maghrebino. In particolar modo, questa influenza è evidente nelle parole riguardanti l’agricoltura e le attività ad essa collegate (pensiamo a “gebbia”, la vasca di raccolta delle acque, o a “senia”, ruota del mulino ad acqua).

Ma la Sicilia non è l’unica isola ad aver conosciuto la dominazione araba. Infatti, nell’870 gli aghlabidi di Tunisi, provenienti dalla Sicilia, conquistarono Malta. Essi sopravvissero alla riconquista cristiana e riuscirono, nel corso del Novecento e dopo l’indipendenza del Regno Unito, a far diventare la loro lingua quella ufficiale della Repubblica Maltese.

Distaccata dal mondo arabo-islamico da quasi un millennio, legata culturalmente all’Europa e sempre in contatto con la Sicilia, la lingua maltese si è da una parte completamente svincolata dall’arabo classico e dall’altra ha subito le influenze siculo-romanze. La lingua contemporanea si rivela infatti complessa già dal nome che essa porta in ortografia maltese: il-lingwa Maltija.

Per chi studia arabo, salterà agli occhi la presenza dell’articolo il-, invece di al, come nella maggior parte dei dialetti neoarabi. Allo stesso tempo però notiamo il prestito italiano lingwa.

Nonostante sia evidente una base strutturale arabo-maghrebina, i maltesi oggi non gradiscono riconoscere tale parentela con gli arabi ma preferiscono presentare la propria lingua come mista, fatta anche di numerosi apporti arabi.[Durand O. (2018), Dialettologia araba, cap. 14]

Nella vastità dei dialetti arabo-maghrebini, rientra anche l’arabo andaluso, ovvero quell’insieme di dialetti parlati in Spagna durante il periodo arabo-islamico.

La presenza araba ha caratterizzato la storia della Spagna per ben 8 secoli e le conquiste vennero realizzate in pochissimo tempo. Al-andalus, ovvero il regno arabo nella penisola iberica, favorì l’espansione economica e commerciale di molte città, prima fra tutte Cordoba che divenne un importante centro commerciale europeo.

Oggi, l’influenza araba in Spagna sarebbe evidente in diverse aree: da materie accademiche come la matematica alla lingua, che presenterebbe moltissimi esempi di vocaboli di origine araba, soprattutto nei campi di flora e fauna, delle scienze e dell’alimentazione. Gli arabi inoltre hanno portato diversi prodotti agricoli e alimentari, come il riso, la canna da zucchero, lo zafferano, le albicocche e le more, e hanno dato grandi contributi all’architettura e all’arte spagnola.

Attraverso questi esempi, è possibile affermare che il contatto tra civiltà arabo-islamica e civiltà occidentale sia stato caratterizzato da un periodo di convivenza pacifica in cui il mondo arabo è stato promotore di grandi innovazione in territorio europeo. Mentre l’Europa si dibatteva nell’oscurantismo, a Sud fiorivano infatti le civiltà di Baghdad e Damasco, per le quali noi occidentali dobbiamo la salvezza delle opere della filosofia greca, parte fondante della nostro patrimonio culturale. Gli arabi conoscevano le opere di Ippocrate e di Galeno che l’Europa aveva perduto. Inoltre, essi diedero un importante apporto alla scienza moderna, soprattutto nei calcoli matematici. Uno dei più grandi debiti che la nostra civiltà ha con loro è senza dubbio l’invenzione dello zero che ha reso possibile lo sviluppo del calcolo posizionale (ovvero quello “in colonna”).

Tuttavia, pur riconoscendo i contributi della cultura araba in ambito occidentale, lo storico statunitense Huntington, massimo esperto di politica estera, sostiene che il rapporto tra le due civiltà è sempre stato perlopiù di “intensa rivalità e di guerra calda a diversi livelli” tanto che “per entrambi, la parte opposta ha sempre rappresentato ‘l’altro’”. Egli individua nella religione le motivazioni che si celano dietro questa reciproca ostilità: entrambe le civiltà possiedono due religioni monoteiste e presumono di trasmettere l’unica vera fede a cui i propri adepti hanno la responsabilità di convertire i miscredenti.

Infatti, dopo la presa di Costantinopoli nel 1453 e il primo assedio di Vienna nel 1529, la civiltà cristiana-europea oppose la sua violenta reazione prima con la riconquista della Sicilia e di Toledo e poi con l’avvio delle crociate nel 1095.
Ad incidere profondamente nelle relazioni con la civiltà islamica sono state proprio queste ultime, che hanno contribuito a diffondere, nell’immaginario collettivo arabo, l’idea di un Occidente conquistatore e in grado di sottomettere i musulmani. Allo stesso tempo, però, la grande abilità mostrata dai combattenti europei, produsse un duplice sentimento di paura e attrazione, di odio e ammirazione. Molti intellettuali dei paesi arabi finirono con l’attribuire le ragioni della propria sconfitta alla superiorità europea ma anche all’inferiorità culturale delle società musulmane.

Ed è forse questo atteggiamento di ambiguità che non ha permesso la definitiva avanzata araba nell’Occidente. [Le civiltà del Mediterraneo: rapporto tra Occidente e Islam, in www.lumsa.it]

Per concludere, a diversi secoli di distanza, il mondo arabo-islamico conserva ancora questo duplice sentimento di amore e odio nei confronti delle potenze occidentali poiché da un lato accusa l’Occidente per le crociate e dall’altro i paesi europei vengono elogiati per la libertà delle loro democrazie, cui aspirano i paesi arabi nel loro sistema politico.
L’Occidente invece si trova far fronte all’immigrazione da parte di abitanti del mondo arabo e del Medio Oriente (e oggi più che mai l’Europa ne è testimone).
Quindi, dal momento che il contatto tra queste due realtà persiste, ed entrambe hanno evidenti interessi in comune in ambito politico, un tentativo di stabilire una convivenza pacifica sarebbe possibile. Basta non dimenticarsi dei contributi, a livello linguistico, culturale ed economico, di cui si è già parlato, che i paesi arabi hanno apportato in Occidente, e delle innovazioni europee in ambito sociale, ideologico e politico
per cui la nostra civiltà è stata ammirata nel corso della storia da numerose civiltà orientali.

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