I massacri delle foibe sono stati eccidi avvenuti durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale, ai danni dei civili e dei militari italiani, originari della Venezia Giulia, della Dalmazia, dell’Istria e di Fiume, da parte dei partigiani jugoslavi.
Massacri del genere erano dovuti all’eliminazione degli italiani non comunisti o fascisti che si opponevano alla politica del partito comunista di Tito in Jugoslavia, quindi considerati nemici di quest’ultimo.
Tra le vittime alcuni riuscirono a fuggire, a lasciare la loro terra, altri invece furono direttamente uccisi e gettati nelle foibe, senza lasciar loro speranza.
Le uccisioni furono almeno 20mila, gli esuli invece 250mila circa.
Il tutto avveniva chiaramente in maniera crudele, totalmente disumana.
Ma come è possibile che una simile tragedia sia stata dimenticata per quasi 60 anni?
Si, circa 60 anni quelli trascorsi tra l’orrore delle foibe e il 2004, anno in cui venne approvata la “Legge Menia”, che istituì il “Giorno del Ricordo”.
Questo silenzio durato troppo a lungo diventò, a partire dalla caduta del muro di Berlino (1989), un silenzio che non voleva più tacere.
Di lì a poco tutti abbiamo potuto apprendere quante sofferenze dovettero subire gli italiani tra il 1943 e il 1947 e ad oggi vengono ricordati ogni anno il 10 febbraio nel “Giorno del Ricordo”.
Il giorno per la commemorazione non è di certo casuale: il 10 febbraio del 1947 vennero firmati i trattati di pace di Parigi che assegnarono quei territori in cui avvennero i massacri alla Jugoslavia, poiché precedentemente appartenenti all’Italia.
Nonostante gli anni di oblio, quelle persone meritano di essere ricordate, per questa ragione sono diventate negli ultimi 20 anni uno degli elementi principali del ricordo collettivo della Seconda Guerra Mondiale.
Quello delle foibe è certamente un esempio di come le guerre portino solo all’odio, all’annullamento dei valori, dei diritti inalienabili, al cinismo e al regresso della società.
Chi dimentica la storia è condannato a ripeterla e purtroppo, nonostante avessimo già dovuto imparare dal ricordo, l’errore tende a ripetersi: le barbarie della guerra si ripresentano di nuovo, ma stavolta lo sfondo è diverso.
L’Ucraina infatti è la scena sulla quale si sta combattendo questa nuova guerra, che vede da una parte la l’Ucraina stessa e dall’altra la Russia, il cui presidente ha deciso di invadere il territorio ucraino con la motivazione ufficiale di proteggere l’area del Donbass.
Si tratta sempre di conflitti, più o meno motivati, che però si trovano sempre a coinvolgere civili che diventano vittime.
Nonostante la società in cui viviamo abbia fatto molti passi in avanti sul piano dei diritti, si trova a farne altrettanti indietro di fronte a eventi del genere: il potere prevale sempre sul rispetto della vita.
L’Occidente probabilmente si stanca in fretta di parlare di guerra o forse, fa finta di non pensarci.
Dimenticare però non è mai del tutto possibile e, sulla base degli eventi che hanno caratterizzato e distrutto l’Europa, ma anche la nostra umanità, dovremmo essere in grado di non arrivare ad istituire un altro giorno per ricordare ancora una volta vittime innocenti.
Si tratta di un dramma disumano quello che sta consumando oggi l’Ucraina e quello che consumò ai tempi gli italiani nelle foibe.
Ciò che sta accadendo potrebbe essere però un’occasione per sostituire le parole con i fatti, e quindi arrivare ad un concreto progetto politico di pace, prima che sia troppo tardi, prima che si torni a parlare di vittime e tragedie senza tempo.