Dicembre 1989, Repubblica Democratica Tedesca. Da circa un mese gli abitanti di Berlino Est possono andare a Berlino Ovest, mentre la Germania si avvia alla riunificazione. Il muro di Berlino, simbolo e strumento di divisione della città a partire dal 1961, in piena Guerra Fredda, è finalmente “caduto” e molte persone vi si recano per demolirlo, magari per portare via un pezzo come souvenir. Non tutti però. Alcuni non vogliono distruggere, ma lasciare un segno, magari nella parte del muro rivolta a est, bianca e fino ad ora inaccessibile, una tela perfetta. Qualcuno fa un disegno, la parte bianca inizia a colorarsi. Arrivano artisti di tante nazionalità diverse, ognuno disegna, colora il muro, lascia una traccia. In poco tempo i disegni aumentano, alle fine sono oltre cento, e, mentre la maggior parte del muro viene demolita, questa sezione, lunga più di un chilometro, rimane in piedi e diventa la East Side Gallery, la più estesa galleria d’arte all’aperto del mondo. Disegni, storie, idee: la East Side Gallery di Berlino Direttore responsabile: Claudio Palazzi
Oggi la East Side Gallery è ancora lì, nel quartiere Friedrichshain, situata lungo la Mühlenstrasse e parallela al fiume Sprea, vicino alla stazione Berlin Ostbahnhof. E’ considerata monumento protetto e ogni anno migliaia di turisti vengono a visitarla, sia per il suo ruolo di testimonianza storica, sia per il valore artistico dei disegni. Questi sono graffiti, anche detti murales per la superficie su cui sono realizzati, riconducibili al movimento artistico contemporaneo del graffitismo. Il movimento nacque come espressione spontanea e popolare della protesta di giovani appartenenti a minoranze etniche emarginate, ed emerse durante gli anni ’70 nel Bronx e negli altri quartieri-ghetto di New York a maggioranza afroamericana o portoricana, per poi diffondersi a livello globale. Il graffitismo si manifesta nella realizzazione di scritte e disegni policromi, tracciati abusivamente su muri, edifici, treni, stazioni, e, nonostante abbia poi avuto accesso anche alle grandi gallerie, è rimasto una delle forme di espressione urbana spontanea più diffuse e osteggiate nelle metropoli di tutto il mondo.

I graffiti della East Side Gallery trattano molti temi, principalmente legati alla pace e alla libertà, con diversi riferimenti alla caduta del muro.

Tra i più famosi relativi a questo tema vi è Test the rest, opera di Birgit Kinder, raffigurante un’auto che sfonda un muro e fuoriesce verso l’osservatore. La data riportata sulla targa, il 9 Novembre 1989, giorno convenzionale della caduta del muro di Berlino, non è l’unico riferimento all’evento. L’utilitaria, infatti, è una Trabant, diffusissima auto popolare della Germania Est nel dopoguerra, che attraversa il muro per raggiungere l’Occidente, cosa che effettivamente fecero, proprio con questa macchina, moltissimi abitanti di Berlino Est.

East Side Gallery Berlino
Test the rest – Birgit Kinder

La rottura del muro è il soggetto anche di altri disegni.

Ne Il muro si scioglie quando arriva il meteorite dell’amore (Die Wand muss weichen wenn der Meteorit der Liebe kommt) Irina Dubrowskaja raffigura un meteorite, simbolicamente composto di amore, pace e fratellanza, che cade sul muro, creando un grande squarcio e diffondendo finalmente gli ideali di convivenza e amicizia fra le persone.

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Die Wand muss weichen wenn der Meteorit der Liebe kommt – Irina Dubrowskaja

Il momento successivo all’apertura di una breccia nel muro è invece rappresentato da Kani Alavi nel suo E’ successo a Novembre (Es geschah im November). Questa volta il soggetto sono le stesse persone, che in massa attraversano il muro, con particolare attenzione alle loro espressioni ed emozioni, tra la gioia e il senso di liberazione.

East Side Gallery Berlino
Es geschah im November – Kani Alavi

Degli oltre cento graffiti della East Side Gallery, solo uno è realizzato da un artista italiano, Fulvio Pinna. Nel suo Inno alla gioia, Pinna aggiunge le parole alle immagini, raccontando le emozioni provate per la ritrovata libertà della Berlino orientale:

Berlin 1989-1990 / Ho dipinto il muro della vergogna affinché la libertà non sia più vergogna / Questo popolo ha scelto la luce dopo anni di inferno dantesco / Tieni Berlino i miei colori e la mia fede di uomo libero! / Fulvio Pinna – Italia

Inno alla gioia – Fulvio Pinna

La contrapposizione passato/presente è al centro dell’opera Touch the wall (Tocca il muro) di Christine Kühn. L’artista lascia sul muro le impronte della propria mano, e invita i passanti a fare lo stesso, cosa fino ad allora impossibile in quanto quel lato di muro apparteneva alla zona della morte e quindi non era possibile toccarlo.

Touch the wall – Christine Kühn

Uno dei graffiti più famosi in assoluto è il c.d. Il bacio, di Dimitrji Vrubel. L’artista ricopia una foto ritraente il Segretario Generale dell’URSS Breznev e il Presidente della DDR Honecker che si scambiano un bacio fraterno sulle labbra durante una cerimonia ufficiale. Il bacio in questione era un gesto di fratellanza e solidarietà socialista e non aveva alcuna valenza amorosa. Tuttavia, la frase sotto il dipinto recita: Mio Dio, salvami da questo amore mortale.

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Mein Gott, hilf mir, diese tödliche Liebe zu überleben – Dimitrij Vrubel

Diversi graffiti hanno come soggetto le persone, spesso con una rappresentazione della condizione umana.

Ai temi della pace e della fratellanza si rifà l’opera Worlds People, wir sind ein Volk (Persone di tutto il mondo, siamo un solo Popolo) di Schamil Gimajev. L’opera, di cui viene riportata solo una parte, è molto grande e presenta una grande quantità di figure e scritte, alcune delle quali variopinte.

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Worlds People, wir sind ein Volk – Schamil Gimajev

Alcune opere hanno invece un tono nettamente polemico.

Jens-Helge Dahmen, nel suo Pneumohumanoides (Pneumanoidi), anch’esso molto esteso e riportato parzialmente, sembra proporre una critica alla società moderna, in cui gli uomini diventano semplici ingranaggi all’interno dei processi produttivi, fino a perdere la loro stessa umanità.

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Pneumohumanoiden – Jens-Helge Dahmen

In Diagonale Lösung eines Problems – (Soluzione diagonale a un problema), Michail Serebrjakow ironizza sulle modalità di acquisizione del consenso nei paesi sovietici, con la poca libertà mascherata da termini e riti di facciata.

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Diagonale Lösung eines Problems – Michail Serebrjakow

Non mancano opere riguardanti la religione.

In Marionette di un pezzo staccato (Marionetten eines abgesetzten Stücks), Marc Engel raffigura un’umanità debole, sulla quale la religione esercita un controllo assoluto, proprio come un burattinaio controlla i burattini, in un ambiente arido, desertico, senza altre forme di vita. La marionetta in primo piano prova a fuggire, e infatti pare avere linfa vitale a differenza delle altre due, ma, nonostante riesca a rompere un filo, rimane legata all’ombra e il suo tentativo non sembra avere successo.

Marionetten eines abgesetzten Stücks – Marc Engel

L’obiettivo di Christine Fuchs, invece, è quello di porre l’accento su un’immagine data da sempre per scontata. Il suo How’s God? She’s black! (Com’è Dio? E’ nera!) ribalta completamente l’idea di uomo bianco che gli occidentali hanno di Dio, proponendo invece una versione totalmente opposta: una donna nera.

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How’s God? She’s black! – Christine Fuchs

La East Side Gallery porta con sé storie, idee, messaggi. In essa il graffitismo, spesso considerato più vandalismo che arte, trova riscatto e riconoscimento, e probabilmente salva una parte di muro dalla demolizione. Gli artisti, con i loro disegni, da un lato conservano il ricordo di ciò che è stato, dall’altro esprimono speranze per un mondo nuovo, diverso, migliore. I disegni rimangono in un perenne stato di insicurezza: chiunque potrebbe rovinarli, coprirli, addirittura cancellarli. Tuttavia, forse questo rende ancora più interessante guardarli. Il pensiero che la prossima volta, quando vi si tornerà, potrebbero non esserci più.  east side gallery berlino  east side gallery berlino  east side gallery berlino

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