Il re è nudo, spogliato di turbanti e tende, spogliato dell’aggressività e dell’oro, il re è nudo e morto. Uno spettacolo festoso per chi ha subito il suo dominio per 42 anni, uno spettacolo osceno e cruento per chi lo avrebbe voluto a testa bassa presenziare nella Corte Penale Internazionale, oppure per chi si sarebbe auspicato una morte più igienica, sulle orme di Saddam Hussein. E invece il Raìs ha trovato una fine anche troppo spaventosa per essere l’epilogo di un’interminabile dittatura. Chissà se il Colonnello avrebbe rivelato le scomode trame internazionali di chi, otto mesi fa, dopo averlo sostenuto ed osannato, aveva deciso che il “monarca” libico fosse diventato improvvisamente troppo dispotico? E chissà se, temendo le confessioni che avrebbero potuto far crollare l’impalcatura di dobloni che ci amministra, i sommi capi abbiano deciso di rinunciare alla caccia all’uomo, preferendo sguinzagliare i ribelli libici nella caccia a Gheddafi, con l’inevitabile conseguenza del pubblico scempio che richiama piazza Loreto? Da Saddam a Gheddafi, passando per Bin Laden, nessuno di questi personaggi accusati di tramare contro l’ordine internazionale ha avuto possibilità di replica. Sarà un caso? Se così fosse, per le potenze occidentali sarebbe la chiusura idilliaca di un piano che darà i suoi frutti con il nuovo governo “democratico”. Gli alleati atlantici sono infatti intervenuti nell’insurrezione libica avendo ben chiaro che una bandierina della Nato piantata nella “scatola di sabbia” avrebbe potuto tamponare la scia della primavera araba, fornendo alla guerra civile un aspetto internazionale e controllato. A maggior ragione se nella corsa all’oro nero post-Gheddafi i primi a spartirsi le risorse saranno i vicini europei più risoluti nell’invio di contingenti. Poco importa se la Nato anche questa volta abbia compiuto stragi di civili, colpendo obiettivi non militari in perfetto stile Operation Allied Force: lo scopo è raggiunto, la Libia è salva e libera in mano ad un Consiglio Nazionale di Transizione composto dai principali uomini di Gheddafi. Pentiti, ovviamente. Da ora si avvierà un processo politico che creerà una costituente per preparare nuove leggi dello Stato che saranno poi sottoposte a referendum. Oggi il leader del Cnt ha Abdel Jalil, nel ringraziare l’importante aiuto fornito dall’Unione Europea e dalle Nazioni Unite, ha anticipato che nella nuova Libia la legge islamica sarà rafforzata e la sharia sarà alla base della legislazione. Con somma gioia del segretario generale dell’Alleanza atlantica, Anders Fogh Rasmussen, e anche del ministro Frattini, che avevano da tempo caldeggiato questa rosa di candidati per la transizione post- Colonnello. Mezzo secolo di dittatura lascia un paese impreparato, dove il peso delle tradizioni tribali e della xenofobia allontanano dalla sovranità popolare e dove vi è l’assenza di una classe dirigente illuminata. Ma a noi non importa, avremmo nuovi accordi, nuovi barili e soprattutto, ancora una volta abbiamo esportato la democrazia! Martina Paone

 

 

 

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