Tutti noi, da bambini alle feste di compleanno abbiamo giocato, almeno una volta, al “gioco della sedia”, esso consisteva nel disporre in cerchio un numero di sedie inferiore, di un solo posto, al numero dei bambini presenti, si faceva partire la musica e al suo interrompersi bisognava sedersi. In questo modo, ad ogni giro, un bambino rimaneva senza sedia venendo così eliminato. Facendo un parallelismo, potremmo dire che questa è stata la stessa situazione che si è verificata il 5 aprile 2021 all’incontro ufficiale tra il dodicesimo Presidente della Turchia Erdoğan e i due Presidenti di due diverse istituzioni europee , vale a dire i Presidente del Consiglio europeo Charles Michel e la Presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen. È stata proprio la Von der Leyen a rimanere letteralmente in piedi e senza sedia, scatenando dibattiti e polemiche in tutto il mondo. Erdoğan ma che combini? Direttore responsabile: Claudio Palazzi
I FATTI

Da giorni i vari telegiornali, le testate giornalistiche di tutto il globo e i social media non fanno altro che scrivere e commentare quanto accaduto il 5 aprile 2021 ad Ankara, in Turchia.

L’incontro ufficiale, che ha visto rimanere in piedi e basita la Presidente Von der Leyen, ha suscitato una serie di reazioni e si è iniziato a concentrare la propria attenzione su più temi: per esempio lo scarso riguardo nei confronti dei capi delle istituzioni europee da parte di leader stranieri, il sessismo nei confronti delle leader donne, i rischi e le difficoltà di avere a che fare con presidenti autoritari come Erdoğan e il conflitto latente fra istituzioni dell’Unione Europea.

Non si è trattato di un semplice equivoco. Il fatto avvenuto nella stanza che ha visto la Presidente sedere lontano da Erdoğan e Michel è accaduto davvero e in maniera consapevole, la conferma è stata fornita proprio da Eric Mamer, portavoce della Von der Leyen, dichiarando: “La presidente della Commissione è rimasta chiaramente sorpresa, e lo si può vedere anche dal video”.

La Presidente è stata così costretta a sedersi su uno dei due divani, lontano dal Presidente del Consiglio europeo e dal Presidente turco e di fronte al ministro degli esteri turco che per protocollo diplomatico non siede su una sedia visto il suo grado inferiore rispetto ad Erdoğan.

La versione più aggiornata del trattato istitutivo dell’Unione Europea prevede all’articolo 15 comma 6 che il presidente del Consiglio Europeo, cioè Michel, “assicura la rappresentanza esterna dell’Unione per le materie relative alla politica estera e di sicurezza comune”: cioè i due temi di cui Michel e Von der Leyen hanno discusso con Erdoğan.

Anche una delle ultime versioni del protocollo ufficiale del Consiglio dell’Unione Europea spiega che “fra le più alte cariche dell’Unione Europea, nell’ambito della rappresentanza esterna”, il presidente del Consiglio Europeo precede il presidente della Commissione.

Secondo la prassi in vigore, però, nessuno dei leader nazionali tratta la Von der Leyen come se la sua carica fosse di grado inferiore rispetto a quella di Michel, a prescindere dal protocollo ufficiale. Anche perché in termini di potere, se proprio bisogna fare un confronto, la Von der Leyen ne ha assai più di Michel: la prima dirige infatti l’organo esecutivo dell’Unione Europea, che conta quasi 33mila dipendenti e gode di notevoli autonomie in vari ambiti; il secondo svolge quasi solo la funzione, molto rilevante ma anche assai delimitata, di mediatore delle riunioni del Consiglio Europeo, l’organo in cui siedono i 27 capi di stato e di governo dell’Unione e che ne decide l’agenda politica.

Ciò che attira l’attenzione, navigando in rete, è una foto scattata nel 2015 durante una riunione del G20 tenutasi sempre in Turchia, dove l’allora Presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, e il Presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, erano seduti ai lati di Erdoğan, su poltrone identiche. Perché nel 2015 la poltrona per il Presidente della Commissione c’era  e nel 2021 no? Si è iniziato a parlare così di “sessismo” e “discriminazione sessuale” che sono due dei temi che l’UE cerca di combattere da tempo, basti pensare all’articolo 19 TFUE (Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea) che oltre a combattere le discriminazioni fondate sulla nazionalità, affida al Consiglio il compito di contrastare qualsiasi altra discriminazione, tra di esse quelle fondate sul sesso. Non sorprende la posizione discriminante di Erdoğan nei confronti delle donne, basti pensare ad un suo commento del 2016 dove affermava che le considerava “prima di tutto madri”. Non sorprende neanche la volontà del suo governo di ritirarsi dalla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. Non sorprende poi il fatto di come la libertà delle donne turche stia diminuendo, come dimostrato da varie inchieste.

Su un altro soggetto sono però ricadute le critiche e le polemiche, vale a dire proprio su Charles Michel. Varie sono le azioni che avrebbe potuto intraprendere: lasciare il posto alla Von der Leyen, farle cercare un’altra sedia e disporla vicino alla sua, sedersi sul divano con la Presidente o, addirittura, sospendere l’incontro con il Presidente turco. Ma nulla di tutto ciò è stato fatto. Poco corrette appaiono poi le sue affermazioni, a giorni di distanza dall’accaduto, dove il Signor Michel sembrerebbe sentirsi in colpa, sostenendo anche: “Vi assicuro che da allora non dormo bene la notte e che nella mia testa ho riavvolto il film dell’episodio decine di volte. Assumo la mia parte di responsabilità”.

CONCLUSIONI

Assistendo a quanto accaduto alla Von der Leyen, molte sono state le considerazioni che sono venute in mente ai cittadini europei e non solo: siamo nel XXI secolo, siamo nel secolo in cui le donne ricoprono ruoli di potere centrali e determinanti oltre a svolgere, spesso, il ruolo di madre, moglie e colonna portante del focolare domestico; siamo nel XXI secolo dove è assurdo pensare e agire in modo discriminante nei confronti delle donne. Quello che è accaduto a Ursula Von der Leyen è un “semplice”  incidente diplomatico e istituzionale che ha scatenato polemiche in tutto il mondo. Purtroppo drammatici sono gli episodi che milioni di donne in Turchia e in moltissime altre nazioni sono costrette a vivere: atroci azioni sono commesse nei loro confronti proprio dai loro padri, mariti o fratelli come la privazione della libertà sessuale e personale, alla reclusione forzata  fino, nei casi più estremi, al femminicidio. Per non parlare poi di situazioni che molte donne, anche nei paesi più progressisti, mentalmente aperti e liberali , sono tenute a subire: basti pensare alle avances provenienti dai loro datori di lavoro, oppure dal non essere considerate all’altezza per ricoprire determinati ruoli professionali o nel non essere prese proprio in considerazione perché donne o con la scusante, da parte dei loro superiori, “ e se poi resti incinta io come faccio?”. È assurdo che nel XXI secolo si debba ancora sentir parlare e assistere a tali fatti, piuttosto che vedere una vera e propria parità di genere.

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