Fabrizio Di Amato, Presidente del Gruppo MAIRE, è intervenuto lo scorso dicembre all’evento annuale di presentazione del report Guamari. In quell’occasione, ha parlato del processo di adattamento e trasformazione della sua azienda.
Fabrizio Di Amato: l’intervento all’evento di presentazione del report Guamari
Si è tenuta a Roma lo scorso dicembre l’undicesima edizione dell’incontro-dibattito di presentazione, organizzato da Guamari, del report 2024 on the Italian Architecture, Engineering and Costruction Industry. All’evento ha preso parte anche Fabrizio Di Amato, Presidente e fondatore del Gruppo MAIRE, che ha raccontato le riflessioni e i momenti di adattamento dell’azienda alle esigenze del mercato globale. “All’inizio eravamo tre persone, ora siamo più di 9.000 dipendenti, un’avventura che ha avuto inizio in un piccolo ufficio a Roma, ma che oggi si è espansa a livello globale. La chiave della distinzione stava nella capacità di gestire la distribuzione — ha affermato Fabrizio Di Amato — e nel coniugare le competenze dell’ingegneria con quelle del project management. L’intuizione si è concretizzata nella partnership con Fiat Engineering, che ha permesso al Gruppo MAIRE di ampliare le sue competenze e di estendere la propria attività oltre i confini nazionali”.
Fabrizio Di Amato: un nuovo Polo di Ingegneria a Catania
MAIRE ha lavorato maggiormente all’estero negli ultimi anni, ma il Gruppo ha deciso di dare il proprio contributo al Paese aprendo “un nuovo Polo di Ingegneria a Catania, dove sono previste nuove assunzioni per coprire competenze specifiche in settori strategici, in accordo con l’Università della città. Questo progetto rappresenta una sfida e una speranza — ha dichiarato Fabrizio Di Amato — ma anche un segnale di ottimismo in un periodo di incertezze”. Infine, il manager si è soffermato sulla questione della transizione energetica: “Se alcuni la vedono come un problema, per me rappresenta una grande opportunità. Questo cambiamento sta portando alla necessità di aggiornare e riconvertire interi settori industriali, che dovranno essere adattati alle nuove esigenze di sostenibilità”.