L’arresto di sessanta persone a Ponticelli ricorda le vicende tra Ciro di Marzio e Gennaro Savastano nella serie tv Gomorra

Nel 2006 la casa editrice Mondadori pubblica il romanzo Gomorra – viaggio nell’impero economico e nel sogno di dominio della camorra scritto dal giornalista Roberto Saviano. Due anni più tardi, il 16 maggio 2008, esce nelle sale cinematografiche il film Gomorra tratto dall’omonimo libro.

Oltre al film, dal romanzo è tratta anche la serie televisiva Gomorra – la serie, uscita nel 2014, ha riscosso un enorme successo in Italia e all’estero.  

Le cinque stagioni della serie sono state realizzate sotto la direzione del regista romano Stefano Sollima, già noto per i suoi film incentrati sulla criminalità mafiosa in Italia.

Sollima conosce il successo nel 2008 quando esce la serie tv Romanzo criminale, ispirata alle vicende della banda della Magliana che per più di dieci anni ha cercato di conquistare il potere criminale a Roma. Rimanendo sempre nella capitale, Sollima è il regista del film Suburra, tratto dal romanzo di Giancarlo de Cataldo e Carlo Bonini.

Qualche anno più tardi, nel 2020, esce ZeroZeroZero, anche in questo caso la serie è tratta dall’omonimo libro di Saviano e racconta il commercio mondiale della cocaina.

Tornando alle cinque stagioni della serie televisiva Gomorra, vengono messi in luce i fatti critici della periferia napoletana, evidenziando i tratti principali dell’organizzazione criminale campana di stampo mafioso, la Camorra.

La storia racconta le vicende dei clan camorristici di Napoli in particolare della famiglia a capo del clan di Secondigliano: i Savastano. La serie vede protagonisti Ciro di Marzio (Marco D’Amore) e Gennaro Savastano (Salvatore Esposito), entrambi affamati di potere e di consolidare il proprio dominio all’interno delle piazze di spaccio.

Vita e morte, violenza e lealtà verso la famiglia, potere e ambizione sono i temi principali attorno ai quali si sviluppa la serie, offrendo uno spaccato di una parte della realtà napoletana: dallo spaccio di droga alla corruzione, fino all’estorsione, il tutto guidato dall’ossessivo desiderio di scalare le gerarchie all’interno del clan.

Una serie, quella di Gomorra, che sembra non essere poi così distante dalla realtà attuale, e che continua scrivere ancora pagine di cronaca. Non è a Secondigliano ma Ponticelli, periferia est della città di Napoli, quando la mattina del 3 ottobre 2024 la Squadra mobile ha arrestato sessanta persone appartenenti al clan mafioso De Micco – De Martino.

La principale attività illecita del clan è il commercio di droga: circa 200 chili sequestrati tra cocaina, crack, marijuana e hashish fino allo smercio della droga al dettaglio, come spiegato dal procuratore capo di Napoli Nicola Gratteri.

A questa attività illecita si aggiungono la gestione di alloggi popolari grazie all’affidamento di persone vicine al clan, il possesso illegale di armi e accuse per tentato omicidio.

Il blitz a Ponticelli richiama, per certi versi, la serie Gomorra e il modus operandi delle organizzazioni di criminalità organizzata di tipo camorristico. Sebbene raccontate in chiave cinematografica con elementi di realtà e finzione, le scene delle serie sembrano essere ancora attuali continuando a ripetersi nel panorama campano.

La serie tv ci aiuta a comprendere e a collegare le vicende contemporanee appena analizzate con la realtà, facendo di Gomorra non solo un’opera di intrattenimento, ma anche un’importante testimonianza.

La cultura della violenza che viene messa in scena in Gomorra è riscontrabile nelle accuse del clan di Ponticelli. In questo contesto, gli atti violenti non sono soltanto i crimini ma anche attività che affermano la dominanza e i legami di potere in un territorio, in questo caso attraverso atti di brutalità, o di intimidazione, come dimostrano i casi di omicidio e la gestione degli alloggi popolari.

La ricerca di potere e controllo, centrale nei personaggi di Gomorra, si rispecchia nella realtà dei gruppi come i De Micco – De Martino traducendosi in comportamenti estremi, dove la vita umana è considerata di poco valore e per questo sacrificabile.

Il blitz a Ponticelli non è solo un’operazione contro la criminalità, ma un riflesso di una realtà complessa e interconnessa dove capire le dinamiche antropologiche, psicologiche, politiche e storiche che contribuiscono a tenere in vita la camorra è fondamentale per sviluppare strategie efficaci contro questo fenomeno. Le narrazioni di Gomorra e altri media possono contribuire in questo ma soprattutto a diffondere una maggiore consapevolezza tra il pubblico di quello che in parte è la realtà napoletana.

In conclusione, la serie televisiva e la rappresentazione della camorra nei media riflettono, in parte, la realtà delle piazze di Napoli, aumentando la consapevolezza del pubblico. Tuttavia, è importante che il pubblico non percepisca l’intera comunità come parte di un sistema criminale come quello della camorra (non tutti sono criminali o trafficanti di droga). Tale percezione contribuirebbe a creare un’identità sociale collettiva negativa, aumentando la marginalizzazione e l’isolamento della comunità stessa e quindi alla sua stigmatizzazione.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here