Il Governo Letta ha ottenuto la fiducia. Dopo giorni di tensioni e di polemiche, il 2 ottobre 2013 il Senato si è espresso sul futuro del governo: 235 senatori hanno votato sì alla fiducia, 70 hanno votato no. Tra i primi, a sorpresa, c’è anche il voto di Silvio Berlusconi.

«Si deve tracciare la separazione tra le questioni giudiziarie di Berlusconi e le attività dell’esecutivo», ha dichiarato il presidente del Consiglio. «I due piani non possono essere sovrapposti, in uno Stato democratico le sentenze si rispettano e si applicano, senza trattamenti ad personam e contro personam».

Enrico Letta dichiara che questo governo può continuare a vivere e a fare bene solo se è convincente nella definizione del programma e nella sua attuazione in un vero e proprio nuovo patto, giorno dopo giorno , con la prospettiva sempre focalizzata sui problemi veri delle persone , delle famiglie , delle imprese , della  comunità. Tutto il resto, genera  caos, disagio e smarrimento nei cittadini. Illustra quanto fatto in questi cinque mesi di governo, dai tagli ai costi della politica agli incentivi per il lavoro dei giovani, dalle misure per i lavoratori in cassa integrazione a quelle per i piccoli imprenditori, dalla legge sul femminicidio al piano casa per i precari. «Non siamo il governo del rinvio», ha detto il premier. «Abbiamo fatto misure immediate, abbiamo fatto scelte di serietà».

Il premier Letta sottolinea il suo insistente e continuo “tessere in Italia e all’estero l’elogio della stabilità” . Stabilità intesa come valore assoluto ,da perseguire e alimentare ora dopo ora. Una crisi significherebbe di nuovo contrarre gli orizzonti , posticipare le misure a sfavore di imprese, lavoratori, disoccupati (giovani e non giovani), che aspettano solo di essere aiutati per uscire dalla crisi; significherebbe di nuovo sedere sul banco degli imputati in Europa e nel mondo : l’Italia incorreggibile, l’Italia che non impara mai dai proprio errori, l’eterna incompiuta che manda nel panico i mercati e scatena la preoccupazione . Ma si può davvero in poco tempo riformare la politica?

I provvedimenti varati dal governo in questi ultimi mesi sono all’esame del Parlamento . Se rapidamente discussi e approvati,  possono costituire davvero una svolta . Queste scelte possono rendere  tutti consapevoli:  non si dovrebbe dar più credito alle promesse ne attendere che qualcosa si smuova.  Il tempo d’attesa è scaduto.

Sulla strada ci sono ancora molti ostacoli. Gli obiettivi sono tanti e complessi: un punto di Pil in più, il risanamento dei conti pubblici, il rilancio dell’economia, la riduzione del tasso di disoccupazione, il taglio delle tasse, un piano di attrazione degli investimenti, la nuova legge elettorale, la riforma della pubblica amministrazione, la questione carceraria, l’emergenza migranti.

«L’agenda del 2014 è ambiziosa». Ma Letta è ottimista: «Ce la possiamo fare sia nel campo delle riforme che nel campo dell’economia. Possiamo farlo». Certo, serve un governo stabile.

Anche perché stabilità significa «credibilità».

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