La Romania, definita un tempo il paese degli 007, ha una lunga e turbolenta storia in materia di quelli che sono conosciuti nel gergo comune come “servizi segreti”.
Ogni volta che viene menzionato tale termine la nostra mente ci porta automaticamente alla figura dell’agente bello, agile e capace di affrontare ogni tipo di situazione. Questa visione, dovuta anche ai numerosi film che romanticizzano la figura dell’agente segreto, come James Bond o Mission Impossible; non è però del tutto veritiera.
Non esistono solo CIA o MI6, ma ogni Stato è dotato di un organo specializzato, il cui compito principale è la protezione e sicurezza della nazione. Nel caso specifico della Romania, questo ruolo è oggi ricoperto dallo SRI, il Servizio Rumeno di Informazioni.

La Securitate comunista

La tradizione in materia di servizi segreti in Romania ha conosciuto un lento e problematico progresso verso un regime democratico.
Un passaggio fondamentale nella storia dei servizi segreti rumeni avviene quando la Romania diventa un paese satellite dell’Unione Sovietica e adotta il modello comunista.
Nel clima repressivo e di chiusura, instaurato con il regime comunista, è approvato il Decreto nr. 221 del 1948 per la creazione e organizzazione della Direzione Generale per la Sicurezza delle Persone, rinominata poi Direzione per la Sicurezza dello Stato. È l’inizio della Securitate, la polizia politica propria del partito comunista. Il decreto si inserisce in un più ampio quadro normativo, caratterizzato anche dal nuovo testo costituzionale del 1948 che trasforma la Romania nella Repubblica Popolare Rumena, e afferma la politica ideologica di protezione dello Stato dai “grandi nemici” esterni che cercano di distruggerlo.
In tal senso, nel corso della seconda metà nel Novecento, la Securitate si afferma come braccio destro del dittatore Nicolae Ceausescu per consolidare il suo potere. Attraverso una serie di cambiamenti organizzativi e direzionali, la polizia comunista si evolve in uno strumento di sorveglianza della popolazione e di repressione dei dissidenti.
Come riporta il Max Planck Institute in un’analisi sui servizi di intelligence europei, si stima che, per la fine degli anni ’80, la Securitate era composta da quasi 40.000 membri, tra ufficiali e truppe speciali, e possedeva una rete di informatori di oltre 400.000 individui sparsi sul territorio. La vastità del numero di collaboratori alimenta il clima di paura e sospetto nel paese. Lo stesso CNSAS (Centro Nazionale per lo Studio degli Archivi della Securitate), fondato nel 1999, ha reso pubblica la pratica del servizio comunista di reclutare minori per spiare le proprie famiglie. Il controllo della popolazione, onde evitare ritorsioni di qualsiasi tipo, è l’obiettivo principale di tal organo.
Le attività della Securitate però non si fermano qui. Dotati di ampi poteri e differenti dipartimenti, gli agenti controllano, perquisiscono, interrogano e arrestano chiunque è sospetto di essere un nemico del regime. Talvolta anche attraverso metodi di tortura particolarmente cruenti. Sotto Ceausescu, la Romania diventa il paese dell’est-Europa con il più ampio servizio di informazioni, rispetto alla dimensione della popolazione.
Soltanto la caduta del comunismo, nel dicembre del 1989, pone fine alla violenta Securitate. Si apre ora per la Romania un periodo di transizione complesso

Un difficile cambio di regime

Gli anni ’90 in Romania si caratterizzano per un difficile periodo dal punto di vista normativo. Il crollo del regime di Ceausescu lascia un grande vuoto legislativo da colmare e questo vale anche per il nuovo servizio di intelligence, contrassegnato dalla necessità di distanziarsi dal lascito della Securitate e riguadagnare la fiducia del popolo.
Le esplosioni violente all’indomani dei cambiamenti avvenuti, spingono il Consiglio Provvisorio ad adottare, il 26 marzo 1990, il Decreto nr. 181 per la creazione del Servizio Rumeno di Informazioni, avente come scopo la raccolta di informazioni rilevanti per la sicurezza nazionale. Tuttavia, l’assenza di una cornice legislativa specifica in materia ha reso quasi impossibile l’attività del neo-SRI. Per tale motivo, il 29 luglio 1991, il Parlamento promulga la legge nr. 51 riguardante la sicurezza nazionale della Romania, prima ancora di approvare il nuovo testo costituzionale.
La legge del 1991 disciplina in maniera specifica gli organi competenti in materia di sicurezza nazionale, l’estensione dei poteri loro attribuiti e le forme di controllo sull’attività di quest’ultimi. Essa ha rappresentato un essenziale cambiamento nel funzionamento delle agenzie di intelligence, diventando una prima forma di garanzia dei diritti e libertà inviolabili della persona.
Sulla scia di questo processo di democratizzazione dei servizi segreti, sono promulgate negli anni a seguire altre disposizioni normative vote a regolamentarli. In particolare, la legge nr. 14 del 1992 sull’organizzazione e il funzionamento del Servizio Rumeno di Informazioni, che delimita nello specifico i compiti e le attribuzioni dello stesso; e la decisione nr. 30 del 1993 per la creazione di una Commissione comune della Camera dei deputati e del Senato per il controllo parlamentare sulle attività del SRI, attraverso ampi poteri di analisi, inchiesta e verifica del rispetto della Costituzione e delle leggi vigenti. Entrambe riaffermano la, ormai ovvia, impossibilità per ex-membri della Securitate di far parte del SRI.
Il nuovo sistema così instaurato favorisce la transizione a un modello democratico di intelligence.

L’attuale Servizio di Informazioni

Ad oggi il Servizio Rumeno di Informazioni ha fatto grandi passi in avanti nell’affermarsi come agenzia di intelligence competente, trasparente ed efficiente nell’ambito dei suoi incarichi.
Dalla sua nascita il SRI si è impegnato nel fornire ogni anno dettagliati rapporti sulla propria attività al Parlamento, così come previsto dalla legislazione vigente. Inoltre, nel tentativo di restaurazione della fiducia pubblica, esso divulga anche rapporti annuali circa le relazioni con i cittadini e le attività che non sono coperte da segreto di stato.
L’adesione alla NATO nel 2004 e l’entrata nell’Unione Europea nel 2007 hanno favorito la cooperazione a livello internazionale anche con le altre agenzie di intelligence, come previsto dall’art. 15 della legge nr. 14 del 1992. In particolare, per entrare a far parte della NATO, il servizio di informazioni ha dovuto conformarsi a determinati standard in materia di selezione, formazione e valutazione del proprio personale, così come quelli riguardanti la protezione delle informazioni classificate.
Sempre nel quadro di una maggiore partecipazione alle problematiche e criticità globali, la Romania ha anche approvato nel 2004 la legge nr. 535 per la prevenzione e la lotta al terrorismo. Questa legge dona un particolare ruolo al SRI, designato come autorità nazionale competente in materia e coordinatore tecnico del Sistema Nazionale di Prevenzione e Lotta al Terrorismo. Per la messa in atto di quest’ultima disposizione è stato creato presso il SRI il Centro di coordinamento operativo antiterroristico.
Infine, il servizio di intelligence rumeno lavora in stretto contatto con i dipartimenti specializzati in tema di sicurezza delle principali organizzazioni internazionali, coma ad esempio l’OCSE, ONU, Interpol e BSEC.

Nel difficile passaggio dal regime comunista alla democrazia pluripartitica, i servizi segreti rumeni hanno saputo riformarsi e mutare atteggiamento nei confronti della propria popolazione e delle altre agenzie estere.  Il SRI è diventato, nel vero senso della parola, un servizio responsabile e consapevole, volto alla protezione della sicurezza nazionale.

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