Il costante conflitto “freddo” fra titani: USA VS RUSS
Vladimir Putin è stato rieletto per la quarta volta Presidente della Russia e nel corso del colloquio telefonico con Donald Trump, successivo alla vittoria elettorale, il leader russo ha “sottolineato l’importanza degli sforzi congiunti per contenere la corsa agli armamenti”. I due Presidenti hanno parlato anche della necessità di risolvere le due crisi di Siria ed Ucraina. Altro argomento è stato quello relativo alla Corea del Nord, concordando l’importanza di una risoluzione pacifica. Queste affermazioni fanno intravedere una possibile cooperazione tra i due grandi Stati che però, come ci insegna la storia, non è mai stata semplice.
I rapporti tra Usa e Russia, nel corso degli anni, non sono mai stati semplici essendo due superpotenze che da anni si contendono il “dominio mondiale”. Le ragioni di questo continuo conflitto sono essenzialmente di carattere geopolitico, ideologico, sociale ed economico.
Analizzando storicamente ed accuratamente le relazioni tra questi due grandi Stati è possibile scorgere come dalla metà del XX secolo ad oggi il conflitto sia diventato sempre più aspro. Periodi di illusoria distensione si sono alternati a momenti di vera ansia per lo scoppio di un conflitto che, se fosse divenuto realtà, sarebbe stato devastante a livello mondiale.
Negli anni successivi alla seconda guerra mondiale (terminata nel 1945) le due maggiori potenze uscite vincitrici erano gli Stati Uniti d’America e l’Unione Sovietica. Gli USA rappresentavano, insieme alla Gran Bretagna, il blocco occidentale capitalista del libero mercato. In netta contrapposizione all’occidente era il blocco comunista dell’Unione Sovietica impostato sull’assenza della proprietà privata e con un potente e prestigioso esercito. “Guerra Fredda” fu il termine coniato per descrivere il bipolarismo geopolitico tra le due superpotenze convenzionalmente iniziato nel 1947 e concluso con la caduta del muro di Berlino nel 1989 e la dissoluzione dell’URSS nel 1991.
Nel corso di questi anni “freddi” dove USA e URSS non sono mai arrivati ad un vero e proprio scontro, è stato possibile assistere ad una serie di mosse tattiche sia dell’uno che dell’altro per cercare in qualche modo di arginare ed intimidire l’acerrimo rivale. Acuni eclatanti avvenimenti furono: la firma del Patto di Varsavia (1955) da parte dell’URSS come reazione alla nascita della NATO di qualche anno prima (1949); lo scontro in terra straniera nella Guerra di Corea (1950-1953) che vide l’invasione della Corea del Sud, strettamente alleata USA, da parte della Corea del Nord di stampo comunista e appoggiata dall’URSS; o ancora l’installazione di batterie di missili balistici su Cuba da parte dell’URSS che generò il blocco navale e l’isolamento dell’isola da parte degli USA.
Dopo anni turbolenti si arrivò ad un miglioramento delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi soprattutto con l’avvento del Presidente dell’URSS Mikhail Gorbachev protagonista e testimone della dissoluzione dell’URSS. Con la nascita della nuova Russia, nei primi anni ’90, i rapporti con gli Stati Uniti d’America migliorarono e cominciò una fase di sostegno e cooperazione: il Presidente russo Eltsin e quello americano George H. W. Bush si incontrarono numerose volte per discutere della grave situazione economica dell’ex Unione Sovietica. Successivamente Bill Clinton aiutò lo stesso Eltsin a superare, nel 1993, una grave crisi politica che sfociò nell’assedio al Parlamento Russo.
Tutto cambiò con la presidenza di Vladimir Vladimirovic Putin all’inizio del XXI secolo. Dopo 18 anni dalla sua prima volta da Presidente, Putin è ancora lì a governare il Paese più grande del mondo: nel corso della sua storia si è confrontato con ben tre Presidenti Americani: George W. Bush, Barack Obama e attualmente con Donald Trump.
Putin dopo due mandati consecutivi, fu rieletto nel 2011. Il presidente russo non è mai stato un attento osservatore dei diritti umani. Durante il suo governo sono stati spesso utilizzati metodi non convenzionali come l’intimidazione e l’eliminazione fisica per la restrizione della libertà di opposizione. E’ possibile ricordare ad esempio l’uccisione delle due giornaliste Anna Politkovskaya e Natalya Estemirova entrambe collaboratrici presso la “Novaja Gazeta” una delle rare testate indipendenti nella Russia di Putin. La stretta di Mosca generò la decisione di applicare sanzioni di tipo economico alle quali Mosca rispose con l’espulsione dell’USAID, l’agenzia americana per lo sviluppo internazionale operante in Russia.
Barack Obama non condivise le prese di posizioni di Putin neanche in riferimento alla legge russa approvata nel 2013 che vietava le manifestazione pubbliche dei membri associati dell’LGBT. L’atto che fece precipitare ulteriormente le già difficili relazioni Obama-Putin ai minimi storici fu la decisione russa di offrire asilo politico a Edward Snowden, condannato per aver reso pubblici alcuni documenti segreti della National Security Agency, cosa che fece cancellare ad Obama il summit con Putin previsto per l’agosto di quell’anno (2013).
La rielezione del Presidente russo è opera di uno Popolo che vede in lui il salvatore della patria, l’uomo che ha ridato orgoglio alla superpotenza russa alzando il tenore di vita di uno Stato che veniva da decenni molto complicati.
Fra i tre Presidenti americani sopracitati quello che almeno caratterialmente si avvicina di più a Putin, per carisma e profonda leadership è senza ombra di dubbio Donald Trump, insediatosi il 20 gennaio 2017 alla Casa Bianca. Il Tycoon è il 45° Presidente degli Stati Uniti d’America ed essendo un repubblicano segue delle linee politiche perfettamente opposte a quelle del suo predecessore Barack Obama.
Dall’insediamento di Trump in pochi mesi il rapporto con Putin, che all’inizio sembrava ottimo, con legame quasi amichevole tra i due, col passare dei mesi è andato deteriorandosi attraverso diverse sanzioni arrivate al Cremlino direttamente dalla Casa Bianca. Ad esempio quelle relative all’annessione della Crimea (26-01-2018) che rafforzarono le precedenti, o anche la “black list” anche detta “Putin-list” diffusa dal Tesoro americano che cita 210 uomini di Putin a rischio sanzione.
Insomma Donald Trump non guarda in faccia nessuno e questo si era già capito da tempo, come ad esempio quando ha rimosso il Segretario di Stato Rex Tillerson perché la pensava in maniera diversa sull’accordo iraniano.
Senza dubbio in questo scenario mondiale ci sarà da domandarsi se la Cina, altro attore geopolitico di caratura elevatissima riuscirà ad arrivare ai livelli di queste due superpotenze. Dato il continuo sviluppo tecnologico e la prospettiva marittima della cosiddetta “strategia del filo di perle” che sta rendendo il colosso orientale uno Stato sempre più all’avanguardia e ricco di punti nevralgici per il controllo di key points orientali. Inoltre c’è la situazione della Corea del Nord in un continuo astio nucleare con gli Usa, anche se sembra essersi placata dopo la sospensione dei test nucleari da parte del dittatore Kim Jong-Un.
E’ sicuro che il bipolarismo che ha influenzato il mondo dalla metà del XX secolo sino ai primi anni ’90 si è allentato, con l’avvento e la crescita di altri Paesi come la stessa Cina, ma Russia e USA non hanno mai smesso di essere gli stati più influenti e potenti del mondo. La stima, il rispetto e la paura che nutrono a vicenda i leader di queste due superpotenze mondiali non sono di certo un segreto, ma nello scacchiere mondiale vedremo se prevarrà la potenza economica e la scaltrezza di Trump o l’esperienza politica e l’intelligenza di Putin. Il costante conflitto “freddo” tra USA e Russia è destinato a durare ancora a lungo nonostante le presunte manifestazione di odio et amo che i due attuali Presidenti, nel corso di questi mesi, si sono mostrati a vicenda.
IA