In una realtà dove le donne non sono prese in considerazione perché “non competenti”, dove una donna non guadagna come un uomo perché ha delle “esigenze differenti”, dove l’identità di genere conta più della persona che abbiamo davanti agli occhi.

Un contesto non lontano dalla contemporaneità in cui viviamo, ma puntualmente dimenticato da molti. Su questa scia, il regista Theodore Melfi rende propria la sfida di superare la questione femminile e dirige Il diritto di contare (2016), tentando di rivoluzionare l’ideale femminile nell’epoca odierna.

 Il diritto di contare

Torniamo indietro nel tempo, negli anni ’60, quando la segregazione razziale negli Stati Uniti era ancora profondamente radicata. In questo contesto storico tre donne afroamericane, Katherine Johnson (Taraji P. Henson), Dorothy Vaughan (Octavia Spencer) e Mary Jackson (Janelle Monáe), lavorano come “computer umani” alla NASA, il centro aerospaziale statunitense.

Katherine, matematica geniale, è chiamata a calcolare le traiettorie per le missioni Mercury e Apollo, inclusa quella che condurrà al primo sbarco sulla Luna. Dorothy supervisiona e guida un team di giovani afroamericane, considerate delle “calcolatrici umane”, verso l’utilizzo dei nuovi computer, anticipando così il futuro in cui la tecnologia avrebbe rivoluzionato il lavoro degli scienziati. Mary è un’aspirante ingegnere che riesce a superare gli ostacoli burocratici e sessisti, diventando la prima donna afroamericana a lavorare come ingegnere aerospaziale alla NASA.

Queste tre menti brillanti, pur affrontando le sfide intellettuali legate al loro lavoro, si trovano a dover combattere quotidianamente contro pregiudizi razziali e sessisti. Relegate a ruoli marginali e non ripagate del loro impegno, le tre protagoniste non si arrendono, grazie al loro talento e alla loro determinazione, diventando così un elemento fondamentale per il successo delle missioni spaziali statunitensi.

“Il diritto di contare” è più di un semplice film sulle missioni spaziali e lo sconvolgimento che hanno portato, è anche un potente strumento per riflettere sul ruolo della donna nella società contemporanea.

 La parità di genere: una sfida ancora in evoluzione

La trama del film è un avvertimento a non sottovalutare la potenza della donna, e continuare a lottare per la parità di genere. Nonostante negli ultimi decenni ci siano stati grandi passi in avanti per progredire come società sotto il profilo dell’uguaglianza di genere, vi sono ancora molti paesi nel mondo dove la donna viene sfruttata, sottopagata o discriminata in quanto, semplicemente, donna.

Giorno dopo giorno si sentono storie di donne in carriera che, nonostante abbiano raggiunto lo stesso livello di formazione di un uomo, con le sue stesse competenze, alle volte anche superiori, si trovano di fronte ad una disparità retributiva. Testimonianze di donne considerate “non adatte” alla routine lavorativa in quanto madri, e conseguentemente discriminate in quanto legittimarie di questa scelta, poiché viviamo ancora in una realtà dove vige l’ideologia per cui se si vuole veramente fare carriera e lasciare un segno distintivo all’interno del mondo lavorativo, bisogna abbandonare l’idea di avere dei figli. Vi sono anche circostanze in cui l’opinione di un uomo conterà sempre di più di quella di una donna, proprio perché l’uomo è considerato più competente e non trascinato dalle sue emozioni.

Nonostante le importanti iniziative messe in atto negli ultimi anni in merito a questa profonda problematica, radicata all’interno delle società globali, la strada per raggiungere la parità di genere è ancora in salita. Pellicole come “Il diritto di contare” ed altre permettono di affrontare e discutere di questa tematica a partire dalle piattaforme mediatiche (come anche gli stessi Social Network che nell’ultimo periodo hanno creato un vero e proprio monopolio sulle notizie concernenti la condizione della donna nelle varie società a livello globale con il fine ultimo di sensibilizzare gli utenti all’argomento) fino a raggiungere il contesto politico (vi è stato un incremento di discussione all’interno della politica stessa di questa profonda problematica attraverso anche il raggiungimento di importanti obiettivi, come può essere l’introduzione del diritto di aborto all’interno della carta costituzionale francese a seguito del referendum tenutosi nell’ultimo anno).

Ciò che tutt’ora manca è la sensibilizzazione delle persone al fine di porre in atto delle soluzioni concrete che facilitino la lotta alla parità di genere, al fine di spianare la strada ad un mondo più inclusivo in grado di accettare e integrare qualsiasi individuo, senza discriminazioni di sesso, ragioni sociali ed economiche, religione.

“Il diritto di contare” fa immergere in una realtà, per adesso, considerata utopica e lascia uno spiraglio di riflessione e speranza nel sentiero tortuoso, come l’orientamento tra le stelle, verso il raggiungimento dell’uguaglianza sociale.

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