Il 2024 è stato l’anno dell’Italia a guida del G7. Il nostro Paese si è fatto portavoce di una visione ambiziosa, basata sulla promozione dello sviluppo sostenibile e la soluzione di sfide come quella alimentare, della salute globale e di infrastrutture sostenibili. Tra queste importanti iniziative spicca il Piano Mattei, un progetto studiato al fine di rafforzare la cooperazione in Africa attraverso sei aree chiave di sviluppo: agricoltura, salute, istruzione, energia, infrastrutture e acqua. Il budget iniziale previsto è di 5,5 miliardi e il Piano Mattei rappresenta un’opportunità unica nel suo complesso per un approccio inclusivo e paritario per lo sviluppo in Africa.
Che cosa è il Piano Mattei?
Dopo decenni di relativo disimpegno, a partire dal 2010 l’Italia ha riservato all’Africa uno spazio inedito nelle proprie considerazioni di politica estera, tornando a promuovere proposte di collaborazione politica.
Il Piano Mattei è stato avviato con la conversione in legge del decreto-legge n.161/2023. Durante il vertice Italia-Africa del gennaio 2024, a cui hanno partecipato rappresentanti degli Stati africani e istituzioni multilaterali, Il Piano è stato accolto positivamente, in quanto esso mira a ridefinire il rapporto tra Italia e Africa nel medio-lungo termine. L’espressione è stata scelta dal presidente del Consiglio Meloni per sintetizzare un piano strategico per la costruzione di una nuova partnership tra Italia e Paesi Africani, richiamando al nome dell’ex presidente Eni scoparso nel 1962.
Come accennato, il piano gode di un budget iniziale di 5,5 miliardi di euro; questi fondi sono proveniente dal Fondo italiano per il Clima, pari a 3 miliardi, e da risorse destinate alla cooperazione allo sviluppo. In sede di colloqui, sono stati individuati progetti pilota in nove Paesi africani, basati su sei aree tematiche: formazione e istruzione, salute, energia, agricoltura, infrastrutture e acqua. I Paesi interessati dal Piano saranno invece: Algeria, Marocco, Costa d’avorio, Repubblica democratica del Congo,Egitto, Etiopia, Kenya e Mozambico. Nella relazione sullo stato di attuazione del Piano sono stati presentati 21 progetti già partiti o con imminente avvio. Tra questi, 17 riguardano nove Stati già individuati per la fase pilota, gli altri quattro si riferiscono invece a iniziative regionali o transnazionali inerenti ad un gruppo di Paesi più ampio.
Quali prospettive?
Il successo del Piano Mattei dipenderà dall’effettiva implementazione delle iniziative poste in essere e dall’adeguata allocazione dei fondi. In passato, infatti, in termini di fondi destinati all’aiuto allo sviluppo, l’Italia non si è posizionata al meglio: nel 2022, gli investimenti italiani per lo sviluppo sono stati destinati per il 47,9% ad organizzazioni multilaterali, per l’11,8% a temi specifici attraverso il sistema multilterale e il 40,3% a iniziative bilaterali. L’utilizzo interno dei fondi bilaterali per la gestione dei flussi migratori ha sollevato grossi dubbi sull’effettivo impegno dell’Italia all’estero. Nel 2023, il nostro Paese ha destinato solo lo 0,27% del RNL, numeri questi ben distanti dall’obbiettivo dello 0,7% previsto dall’Agenda 2030. La legge di bilancio 2024, prevedeva un aumento degli investimenti in cooperazione, raggiungendo così circa 6,3 miliardi di euro. Dal 2026, però, si prospetta una riduzione dei fondi, scendendo a 6,1 miliardi nel 2027.
Le critiche
Il Piano nella sua natura contenutistica, ha destato l’attenzione di alcune associazioni ambientaliste, tra cui Greenpeace, Legambiente, Kyoto Club e WWF, le quali hanno affermato come, nel Piano Mattei, le fonti rinnovabili non siano le protagoniste ma piuttosto lo siano ancora una volta biocarburanti e gas. Altre critiche vengono dal mondo della cooperazione, il quale solleva invece la problematica di non essere stato minimamente coinvolto nella creazione del progetto, nonostante sia attivo e presente in alcuni dei territori individuati dal Governo. Secondo molti inoltre, il vero obbiettivo del Governo sarebbe quello di combattere, o quantomeno diminuire, l’immigrazione irregolare, senza una effettiva volontà di cooperazione volta allo sviluppo dei Paesi più poveri. Pertanto, i dubbi sul Piano Mattei rimangono molteplici e sono soprattutto legati alle modalità di distribuzione dei fondi, come verranno utilizzati e come verranno stanziati i progetti.
Sarà dunque necessario monitorare se il Piano, così formulato, rappresenta o meno una nuova opportunità di crescita per l’Italia e per i Paesi in via di sviluppo.