Ormai è veramente difficile, soprattutto per chi vive nelle grandi città occidentali, non sapere che giugno è il mese del Pride: le bandiere arcobaleno vengono sventolate per le strade ed entrano nelle case di tutti noi grazie al contributo delle multinazionali che spesso includono messaggi di inclusività sul packaging dei propri prodotti. Nelle città sono milioni a partecipare alla parata del Pride, forse il momento più iconico di questa ricorrenza, caratterizzata da carri decorati con arcobaleni e piume e musica pop a tutto volume dalle casse montate sopra di essi, un evento allegro e spensierato che ha come obiettivo la celebrazione dei diversi orientamenti sessuali ed espressioni di genere e più in generale  la promozione dei diritti della comunità lgbt. 

Nonostante la sua fama sono molti a non sapere che questa ricorrenza ha in realtà avuto origine da degli avvenimenti molto violenti: le rivolte di  Stonewall del giugno 1969. Generalmente riconosciuto come il catalizzatore del movimento di liberazione gay in tutto il mondo, questo episodio, iniziato come uno dei tanti episodi di disordine civile negli anni 60 negli Stati Uniti, nel giro di pochi giorni si trasformò in una vera e proprio sommossa volta a cambiare la storia e divenire uno spartiacque nel XX secolo. La rivolta iniziò con una retata della polizia di New York allo Stonewall Inn, considerato il locale gay della città per eccellenza: questo non fu assolutamente un evento fuori dall’ ordinario perché le incursioni nei bar e discoteche gay da parte delle forze dell’ordine erano state piuttosto comuni durante tutta la decade. Sostenendo che il semplice riunirsi nello stesso luogo di persone omosessuali costituisse un disagio sociale, la New York State Liquor Authority incoraggiava la polizia a penalizzare e chiudere tutti gli stabilimenti che servissero alcol a persone note o sospettate di essere omosessuali. Al tempo gli atti omosessuali erano illegali in ogni stato del paese ad eccezione dell’Illinois e qualsiasi attività poteva essere chiusa con il minimo pretesto: a causa di ciò la maggior parte dei locali gay erano gestiti dalla Mafia che corrompeva I poliziotti per mantenere aperte le attività.  Fu proprio il sospetto che dietro lo Stonewall Inn si celasse la criminalità organizzata che portò alla retata del 28 Giugno: la polizia arrestò una decina di persone e ,nonostante le ricostruzioni dei fatti siano in parte in contrasto tra loro, ad un certo punto una donna trans lanciò una bottiglia contro la polizia. Questo primo atto di ribellione accese la miccia tra la folla che riuscì a sopraffare gli agenti presenti. Lo scontro finì per durare parecchi giorni e coinvolse migliaia di membri della comunità lgbt i quali scagliarono mattoni e bottiglie con la scritta “gay power” contro le forze dell’ordine che reagirono pestando a sangue un numero non esiguo di partecipanti.

La rivolta di Stonewall fu il primo evento a generare un’azione diretta e decisa per difendere dalla violenza coloro che erano stati ostracizzati dalla società e  che erano attivamente perseguitate ma soprattutto fu una disubbidienza pubblica che prese luogo sotto gli occhi di tutti generando un’ondata di scalpore per tutta New York; quel primo mattone lanciato contro la polizia potrebbe essere paragonato a Rosa Parks che si rifiuta di cedere il posto sull’autobus: non era solo un atto di ribellione circoscritto ad un numero esiguo di persone ma raggiunse un livello di pubblicità tale da non poter essere nascosta al grande pubblico.

 L’anno successivo un giovane attivista fu il primo a proporre che ogni anno nel mese di giugno si tenesse una marcia in onore degli eventi di Stonewall: questa sarebbe partita da Christopher Street, dove si trovava il bar, per finire a Central Park. Queste marce furono i primi eventi con altissima visibilità dove le persone poteva esprimere la propria sessualità in modo libero e ben presto divennero anche veicoli di espressione politica e ben presto anche i politici, prima locali e poi nazionali, iniziarono a prendere parte alla manifestazione per esprimere la propria solidarietà e per supportare una legislazione volta non solo a decriminalizzare gli atti omosessuali ma a tutelare i diritti civili dei membri di tale comunità. 

Oltre ad avere un immediato impatto sulla società americana gli eventi di Stonewall ebbero una risonanza globale: già all’inizio degli anni 70 le marce del pride si erano diffuse in vari paesi, ONG e organizzazioni non profit LGBT nascevano in Canada, in Australia e nell’Europa Occidentale. Più recentemente anche organizzazioni globali come l’UNICEF, l’UNESCO e la Nazioni Uniti hanno iniziato ad occuparsi della tematica e schierarsi apertamente contro ogni tipo di discriminazione basata sull’orientamento sessuale e l’identità di genere.

Nei paesi occidentali, dove si sostiene che a livello sociale si sia raggiunto un grande livello di tolleranza e normalizzazione sul tema ci chiede ora quanto sia attuale la celebrazione del Pride, che, pur essendo vertiginosamente aumentato il sostegno per la comunità lgbt, rimane comunque un evento divisivo. Attualmente sono 27 gli stati che permettono il matrimonio tra persone dello stesso sesso ma al contempo la prigionia è prevista per omosessualità in 57 paesi ed in 11 di questi il reato è punibile con la morte. Anche nei paesi dove legalmente sono garantiti gli stessi diritti alle persone omosessuali e questi vengono tutelati da leggi contro l’omotransfobia i crimini d’odio sono comunque non infrequenti: secondo l’ILGA ( International gay and lesbian organization), un’associazione internazionale che riuscire più di 400 gruppi omosessuali e lesbici, in Europa e nell’ Asia Centrale il livello di violenza contro la comunità hanno raggiunto nel 2022 il livello più alto mai raggiunto nell’ultima decade.

Crescono anche i discorsi pubblici ed i post sui social che si scagliano contro l’apertura della società verso comportamenti definiti “contro natura”; in particolare modo le persone trans sono quelle più sotto attacco venendo accusate di affermare che non esista veramente un genere nel quale identificarsi e che i concetti di maschio e femmina siamo costrutti sociali da lasciarsi alle spalle.  Proprio questa tematica del genere e della transizione ha creato una vera e propria spaccatura all’interno dei sostenitori della comunità: in Inghilterra nel 2019 nasce la non profit LGB Alliance (Alleanza di Lesbiche, Gay e Bisessuali) che si oppone alle posizioni prese dagli altri gruppi rappresentativi proprio perché rigettano l’idea che sia possibile identificarsi in un genere diverso da quello di nascita. Se durante le rivolte di Stonewall e la nascita del movimento di liberazione si aveva un gruppo compatto e determinato ad ottenere diritti per tutti i suoi membri ora la comunità LGBT si ritrova ad affrontare non solo attacchi dall’esterno, provenienti in larga parte da gruppi religiosi,  ma anche dall’interno. Il pride nel secondo ventennio degli anni 2000 si trova animato da un ritrovato spirito di urgenza, se per un momento si era arrivato a dubitare che la sua celebrazione fosse ancora necessaria e che gli anni di sistematiche violenze e discriminazioni fossero alle spalle della società occidentale ormai è evidente che la lotta per il cambio sociale non è fatto terminata: gli obiettivi per cui la prima ondata della liberazione si era battuta , come la decriminalizzazione della condotta omosessuale ed il riconoscimento delle unioni civili, sono stati raggiunti in Europa e negli Stati Uniti; ma nel momento in cui un obiettivo viene raggiunto inesorabilmente ne sorgerà un nuovo all’orizzonte: permettere il riconoscimento delle famiglie omogenitoriali agli occhi della legge, includere la transizione di genere nei trattamenti coperti dal sistema sanitario nazionale, varare una legge che inasprisca le pene contro i crimini e le discriminazioni contro i membri della comunità LGBT sono tra le battaglie principali che la nuova generazione deve portare avanti.

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