Il Recovery Fund ottenuto dall’Italia. Cosa ne pensano gli altri leader europei?

Raggiunto l’accordo sul Recovery Fund con il Consiglio Europeo il 21 luglio 2020, l’Italia avrà, in totale, circa 208,8 miliardi di euro di cui 81,4 di trasferimenti e 127,4 di prestiti. Potrebbe dirsi una vittoria per il Paese visto che ha ottenuto molto di più dei 172,8 della proposta iniziale, anche se sui sussidi vi è stato un leggero calo (da 81,8 a 81,4 miliardi). 

Ma qual è stata la reazione da parte degli altri leader europei in particolare di Germania, Francia e dei cosiddetti paesi “frugali (Austria, Danimarca, Olanda, Finlandia e Svezia) dinanzi all’accordo che vedeva l’Italia in primo piano e cosa hanno ottenuto loro? 

Battaglia iniziale tra Paesi Piccoli e Paesi Grandi 

Punto di partenza fu l’accordo proposto dalla Commissione Europea di un ammontare complessivo di 750 miliardi di cui, inizialmente, furono previsti 500 miliardi di sussidi e 250 miliardi di prestiti. Tuttavia, durante i negoziati, tenutesi nei giorni successivi, venne cambiata la distribuzione dei fondi riducendo gli aiuti a fondo perduto arrivando a 390 miliardi. La proposta di suddetta riduzione venne effettuata da parte dei paesi del Nord Europa in quanto ritenevano che l’accordo fosse troppo sbilanciato. Tali Stati consideranti i più “rigorosi si opposero, dunque, a una massiccia raccolta di soldi sul mercato e all’introduzione di nuove tasse. 

Difatti, la grande disputa sul Recovery Fund si può dire che è stata tra i Grandi Paesi (Germania e Francia) in quanto furono i primi ad avanzare la proposta di 500 miliardi di sussidi (a queste vanno aggiunte anche Italia e Spagna, i Paesi maggiormente colpiti dal COVID) e i cinque Paesi “frugali”  i quali non compresero come Italia e Spagna non riescano ad organizzarsi per cogliere i benefici dell’euro e dei mercati aperti. 

Le posizioni di Germania e Francia 

Dinanzi alla “più grave crisi della storia dell’Ue” come l’ha definita Angela Merkel, Germania e Francia concordarono, sin dall’inizio, di arricchire il bilancio europeo attraverso un fondo per la ripresa da mettere a disposizione di quei Paesi (come Italia e Spagna) che avevano subito le peggiori conseguenze dell’epidemia di coronavirus, imponendo, dunque, la necessità di una solidarietà europea. 

Il meccanismo proposto dalla Merkel e da Macron prevedeva che queste sovvenzioni siano a fondo perduto, un fatto che non ha certo reso felici i paesi del nord Europa, i quali infatti hanno, poi, contrastato la proposta con la richiesta di una riduzione 

Dinanzi a ciò l’Italia ha definito il tutto come un buon punto di partenza per poi, infatti, divenire uno dei maggior beneficiari dei fondi, alla fine dei negoziati. A quest’ultimo proposito, grazie alla proposta iniziale franco-tedesca, è stata introdotta una nuova forma di debito comune europeo egrazie alla loro mediazione, è stato possibile giungere il 21 luglio 2020 ad un’intesa storica per l’Ue.   

I Paesi Frugali 

Sin dall’inizio, l’Olanda ha più volte ribadito la richiesta di ricorrere solo a prestiti e non alle sovvenzioni. Va ricordata, con particolare attenzione, liniziale diffidenza da parte del premier olandese Mark Rutte riguardo la gestione italiana dei conti pubblici e la proposta di introdurre un rigido freno d’emergenza in modo tale da poter bloccare l’erogazione dei fondi. Ma la richiesta dinanzi alla quale l’Olanda si dimostrò totalmente irremovibile fu il voto all’unanimità in Consiglio per l’approvazione dei piani nazionali di ripresa. A partire da ciò ebbe inizio, dunque, lo scontro tra Mark Rutte e il premier italiano Giuseppe Conte in quanto quest’ultimo ritenne inaccettabile la proposta olandese, definendola “incompatibile con i trattati e impraticabile sul piano politico”. 

Per quanto riguarda l’Austria, il cancelliere Sebastian Kurz si è subito  dimostrato agnostico nei confronti dei paesi del sud Europa attraverso frasi quasi xenofobe (le economie del Sud sono kaput”) 

Danimarca, Svezia e Finlandia, invece, nonostante definiti anch’essi frugali, si dimostrarono meno diffidenti rispetto all’Olanda e all’Austria anche se estremamente fermi riguardo alle rigide modalità di rimborso. 

Conclusioni  

Durante le discussioni che si ebbero a Bruxelles per definire lo strumento per la ripresa chiamato anche Next Generation EU, la coppia franco-tedesca difese Conte dal taglio dei soldi, con gli stessi nordici che hanno lottato fino alla fine per fare in modo che restino invariati. gli “sconti” sui versamenti al bilancio Ue. Ma nonostante i duri scontri che, apparentemente, sembravano non avere soluzione, alla fine dei negoziati, si è potuti giungere ad un’intesa che rese i leader europei soddisfatti.  

Infatti, Francia e Germania, paesi ai quali venne affidato il ruolo di mediatori e guide all’interno del Consiglio dell’Ue, hanno potuto attuare un cambiamento storico per l’Europa, anche se per la Germania rimasero invariati i 3,67 miliardi.  

L’Italia, invece, è  l paese che più beneficia degli stanziamenti del Recovery Fund, ottenendo, infatti, il 28% del totale ossia 208,8 miliardi. Pertanto abbiamo la possibilità di far ripartire l’Italia con forza e cambiare il volto del Paese” come affermò il premier Conte al termine dei negoziati. 

Ma la soddisfazione si presentò anche da parte dei Paesi “frugaliin quanto alla Danimarca andarono 332 milioni annui di rimborsi; all’Olanda 1,921 miliardi; all’Austria 565 milioni (quasi raddoppiando rispetto a quelli attuali), e alla Svezia 1,069 miliardi. Dunque, nonostante la caduta del diritto di veto, i Paesi del Nord Europa riuscirono a salvaguardare i loro interessi e, al contempo, a far ottenere un buon risultato all’Unione Europea. 

Direttore responsabile: Claudio Palazzi

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