Poco lontano dalla costa di Praia a Mare, in Calabria, si trova la piccola e graziosa isola di Dino, una volta collegata alla terraferma con un istmo, ormai eroso dalla forza del mare. Scrutando la sua costa, tra la macchia mediterranea, si possono notare delle piccole cupole bianche, ormai l’unico lascito di quello che una volta era un glorioso progetto per trasformare questo piccolo gioiello in una meta turistica di primo livello, ma che per una serie di motivi non è mai stato concluso.

Nel 1956, l’isola più grande della regione, di proprietà del comune di Praia a mare dal 1928, fu data in concessione per 99 anni con l’obiettivo di lanciarla sul mercato turistico, ma questo progetto da subito non si rivelò fruttuoso a causa della composizione naturale dell’isola che rendeva la sua edificazione molto complessa, specialmente con i limiti tecnici dell’epoca.

Nel 1962, per l’isola sembrava avvenire la svolta: venne venduta per 50 milioni di lire a una società amministrata da Gianni Agnelli. In pieno boom economico, il padrone di Fiat e Juventus sognava di creare un’alternativa a Capri e Saint Tropez: il suo obiettivo era quello di trasformare questa perla del Tirreno in un polo del turismo di lusso internazionale. La natura suggeriva un successo sicuro per i progetti dell’imprenditore: l’acqua turchese del mare, la macchia mediterranea sulle grosse rocce calcaree, la Grotta del Leone e i fondali colorati dai coralli e dalle gorgonie. Era prevista sull’isola un’edificabilità pari allo 0,20, con costruzioni alte 6,90 metri, e dopo il suo acquisto, la compagnia di Agnelli fece costruire una strada di 1700 metri che collega il pontile di attracco con la parte alta dell’isola, dove sono stati costruiti dei cottage. Nella parte bassa, all’altezza della Grotta del Leone, sono sorte delle strutture simili a trulli con un ristorante adiacente.

Il sogno dell’Avvocato, tuttavia, era destinato a non realizzarsi mai: la proprietà dell’isola finì per passare alla Isola Dino Spa, e negli anni ’70 fu acquistata dalla Isola Dino Srl che nel 2005 citò in giudizio il Comune di Praia a mare. Il motivo dello scontro con l’ente, guidato dal sindaco Antonio Praticò, nacque poiché nello stesso anno la Regione Calabria aveva dichiarato l’isola di natura demaniale civica universale, ossia una terra di proprietà privata su cui grava un diritto di uso civico in favore della collettività. Poiché di fatto questo impedisce qualunque tipo di realizzazione, Domenico Palumbo, titolare della società, citò dunque in giudizio il comune con due obiettivi: ottenere l’annullamento dell’atto di vendita originale ed ottenere, oltre alla restituzione del prezzo pagato, il risarcimento del danno.

Tornata adesso ufficialmente sotto il controllo e la proprietà del comune, l’isola si trova ad affrontare una nuova ambiziosa sfida: eliminare i ruderi rimasti dal progetto fallito, ormai in degrado e a tratti anche vandalizzati, e rilanciare se stessa come una nuova meta turistica sostenibile.

In questo momento, l’isola si trova in una condizione di elevata precarietà ambientale: sulla parte più alta persiste una notevole presenza di rifiuti di varia tipologia, come materiali per l’edilizia di vario genere, di tipo lapideo, metallico, plastico, da vecchie attrezzature abbandonate, come forche e bidoni di plastica, da due relitti di autoveicoli, un vecchio telefono pubblico, motori di autoveicoli, pneumatici, vernici e oli. Sono presenti anche cisterne probabilmente realizzate con cemento contenente amianto ed altre lastre di eternit, fogli catramati, elettrodomestici fuori uso e rifiuti vari, compreso il relitto di un autoveicolo.

L’ecosostenibilità in Italia è un tema sempre più rilevante e una priorità per molte destinazioni turistiche, grazie alla crescente sensibilità del grande pubblico. Quello chiamato “turismo sostenibile” è una vera e propria filosofia che cerca di bilanciare i benefici economici del settore turistico con la necessità di preservare le risorse naturali e culturali. Ci sono varie pratiche e iniziative nel turismo sostenibile, tra cui la riduzione dei rifiuti, l’uso di energie rinnovabili e la promozione del rispetto per la cultura e l’ambiente. In particolare, il coinvolgimento delle comunità vicine nella pianificazione e nella gestione del turismo è fondamentale per offrire opportunità economiche alla popolazione locale.

Sull’isola, l’intervento più impellente dovrebbe essere fatto sull’habitat della scogliera, compromesso da cementificazioni che non hanno alcuna ragione di essere mantenute e costituiscono un degrado naturalistico e paesaggistico. Una volta rimossi questi e i rifiuti sull’isola, una modalità con la quale il comune potrebbe procedere è trasformare l’isola in un parco naturale: la proposta dovrebbe venire da un’autorità locale, una comunità o un’organizzazione ambientalista, successivamente, nel caso in cui l’area proposta soddisfacesse i requisiti e le valutazioni necessarie, spetterebbe all’autorità nazionale, tramite l’approvazione di una legge o un decreto, trasformare l’area in un parco nazionale.

Un’altra direzione potrebbe essere quella di rispolverare il vecchio progetto di Agnelli e permettere la costruzione sull’isola di una struttura ricettiva sostenibile. In Europa e nel mondo sono tanti gli esempi di resort ed hotel situati su isole di piccole dimensioni: nelle Seychelles, su un’isola privata di dimensioni simili a quella di Dino, è nato il Fregate Island, un resort di lusso impegnato nella conservazione della flora e della fauna uniche dell’isola, con un proprio programma di ripristino ecologico. La riqualificazione potrebbe anche essere volta a non rimuovere in toto le strutture già presenti ma si potrebbe intervenire solamente nei luoghi dove sono stati impiegati materiali inquinanti o che sono eccessivamente degradati al punto da non poter essere recuperati.

L’isola si trova dunque davanti al bivio più importante della sua storia, e per la prima volta nella sua storia recente, c’è la concreta possibilità di lasciarsi alle spalle decenni di degrado e portare finalmente a compimento una metamorfosi auspicata da tutti i calabresi: un luogo che possa essere oggetto di vanto per la regione, come oasi naturale da scoprire nel Tirreno.

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