Podcast: il frutto della democrazia
Oramai il fenomeno podcast sta dilagando. Gli smartphone sono alla portata di tutti, persino nelle lande desertiche del Marocco, tra detriti di abitazioni senza sanitari o lastricati, è possibile notare questi apparecchi scintillanti ciondolare tra le mani degli abitanti.
La funzione esponenziale che ha caratterizzato il vertiginoso sviluppo tecnologico degli ultimi anni e l’estrema razionalizzazione delle industrie e dei mercati globali sempre più interconnessi, ha indubbiamente favorito una maggiore orizzontalità nelle possibilità. Almeno in senso apparente. Almeno per ciò che concerne talune categorie di lavori.
Una delle branche professionali su cui tale diffusione delle tecnologie ha impattato è sicuramente tutto ciò che concerne la comunicazione. Nuove figure emergenti nascono sul mercato del lavoro, mentre quelle che restano sono costrette ad innovarsi. È stato così per il giornalismo cartaceo, costretto a specializzarsi a furia di tener testa al trionfo senza difese dell’online, è stato così per i fotografi, costretti ad interfacciarsi con l’infinita riproducibilità connessa al digitale (che spesso ha creato degli standard estetici comuni di appetibilità delle immagini, svuotandole di ogni significato al di fuori dell’intrattenimento e pensate per presentarsi ad osservatori distratti per un tempo non superiore ai quattro secondi), è stato così per una branca specifica correlata alla medialità a banda larga: l’informazione o l’intrattenimento radiofonico.
Podcast e radio possono coesistere?
Entriamo così nel mondo dei podcast. Un sostituto della radio forse? Sembra di no. Un po’ come la differenza innegabile di personalità che ancora permea le diverse pratiche del giornalismo cartaceo ed online, l’ascolto di un vinile e il riprodurre il medesimo disco su Spotify; ugualmente nel caso dei podcast e della radio sembra che le due dimensioni possano coesistere senza necessariamente interferire vicendevolmente. Se da un lato l’avvento della suddetta piattaforma ha provocato una maggiore democratizzazione del verbo, permettendo a chiunque avesse qualcosa da raccontare di farlo con un canale apposito, dall’altro la dimensione in tempo reale delle trasmissioni radiofoniche e la possibilità di interagire live con le emittenti mantengono una specificità non trascurabile. Altra differenza innegabile tra i due mondi sta nell’approccio alla diversità.
Di fatti, se rimane sempre possibile fare zapping tra le diverse stazioni radio adattandole alle proprie preferenze, dall’altro lato resta un macrocosmo in cui occorre orientarsi e di non perfetta plasmabilità sulla propria persona. Viceversa il fenomeno podcast, dando ampia scelta al fruitore sulla possibilità di “skippare” delle parti da lui ritenute meno affabili, nonché sulla scelta a monte in merito a “chi” ascoltare e esattamente il tipo di contenuto di cui voler ingolfarsi, rischia di essere l’ennesima facciata di quella bolla personale di conoscenze creata dagli algoritmi dei social-network e plasmata perfettamente sul “consumatore” (che in questo modo non è stimolato ad andare fuori dal tracciato e tenderà a confermare le sue pregresse convinzioni).
Un altro aspetto da tenere in considerazione è inoltre l’affidabilità. Così come nel caso del giornalismo online è stato infestante il fenomeno delle fake news accompagnato alla democratizzazione del mezzo, mentre l’appartenenza ad una testata giornalistica, ad un canale referenziato per così dire, implica maggiori controlli, trasparenza e affidabilità (o cosi dovrebbe essere); allo stesso modo la possibilità offerta a chiunque di aprire un canale su Spotify potrebbe implicare dei tiri mancini, che nel caso delle testate radio dovrebbero essere quanto meno più osteggiati. O limitati.
Ma senza dubbio, il Podcast oltre alla sua natura di papabile competitors nei confronti del mondo radiofonico, rappresenta un’incredibile possibilità di arricchimento e di diffusione culturale, un nuovo strumento con cui occorre confrontarsi scevri da bigottismi a-priori che ben si adatta ad uno stile di vita sempre più frenetico ed incastrato nei microscopici vicoli temporali tipici delle società occidentali moderne. Ed è così che, nell’intervallo tra un’attività ed un’altra, è possibile abbandonarsi all’ascolto di notizie politiche, fatti di cronaca, analisi socio-culturali, divulgazioni scientifiche, dandosi l’opportunità di stimolare la propria curiosità e lasciando inoltre spazio a nuove voci al di fuori dei canali main-stream. E non solo. Il fenomeno podcast è inoltre da qualche anno divenuto uno strumento per esplorare nuove forme di teatro immersivo.
I dieci podcast più amati dagli italiani secondo Spotify
Ma ora basta tergiversare, e andiamo a vedere quali sono i dieci podcast più ascoltati in Italia secondo Spotify.
1) Dove nessuno guarda – il caso Elisa Claps
Come nel giornalismo, anche nella forma di “intrattenimento” e divulgazione del podcast, i preferiti degli italiani restano i fatti di cronaca. In particolar modo proliferano i canali dedicati alla cronaca nera che, oltre a far chiarezza sui fatti generalmente conosciuti e più scabrosi di tale categoria della storia italiana, spesso son corredati di interessanti analisi socio-antropologiche, rese possibili dalla recollection in tranquillity dovuta alla distanza temporale che intercorre tra i fatti accaduti e una loro ritrattazione nel presente. Recita così la descrizione del canale Spotify:
“L’omicidio di Elisa Claps è uno dei casi di cronaca nera più oscuri ed eclatanti che il nostro paese abbia mai conosciuto. Un mistero cominciato la mattina del 12 settembre del 1993 e risolto, in parte, nel marzo del 2010 quando venne ritrovato il corpo della giovane ragazza, ormai mummificato, nel sottotetto di una chiesa di Potenza. Una storia ricca di colpi di scena, depistaggi, segreti ed errori commessi durante le indagini. Un caso che probabilmente si sarebbe potuto chiudere dopo pochi giorni, ma che si trasforma in un giallo durato più di diciassette anni, permettendo al killer, Danilo Restivo, di uccidere ancora”
Un podcast di Sky Italia e SkyTG24 realizzato da Chore Media, scritto da Riccardo Spagnoli, Alessia Rafanelli e Pablo Trincia.
2) Geopop – Le scienze nella vita di tutti i giorni
Per dare un esempio di cosa si tratta, citeremo solo alcuni dei titoli inerenti agli ultimi episodi di tale podcast, che contestualizza pillole di curiosità scientifica entro spazi di attualità più varia, ottenendo il molteplice effetto di sfatare menzogne scientifiche e tenere aggiornati i fruitori in un quadro appassionante e sfidante: “Turkmenistan, la porta dell’inferno” oppure “cos’è successo alle dighe crollate in Libia dopo l’alluvione”, “torri gemelle – la ricostruzione del crollo dell’11 settembre” e “terremoto a Napoli del 7 settembre, spiegazione geologica”.
Si tratta di pillole a tutti gli effetti, di durata tra i 5 e i 15 minuti a puntata, “le scienze nella vita di tutti i giorni” è il podcast di divulgazione scientifica di Geopop, curato da Andrea Moccia. Il titolo parla da sé.
3) Elisa True Crime
Tornando sulla passione degli italiani per i fatti di cronaca, o in generale per le narrazioni di sorta, il dramma in ogni sua salsa, Elisa True Crime sfida la nostra immaginazione modificando l’angolatura in ogni stagione.
“nel 2020 Elisa De Marco ha aperto il canale Youtube “ElisatrueCrime” con cui racconta storie di crimini, enigmi irrisolti e misteriose sparizioni. Dai serial killer della porta accanto agli scomparsi eccellenti, passando per i trend macabri di TikTok. Nel 2022 il canale è diventato anche un fortunato podcast con numeri da record. In questa nuova stagione Elisa affronta un tema a lei molto caro: le relazioni tossiche.”
In particolare, nella seconda stagione si parla di Celebrity che si sono sposate nelle pagine di cronaca rosa e cronaca nera, con puntate che variano dai 30 ai 40 minuti.
4) La Zanzara
Il gusto per il macabro e l’unpolitically correct si riconferma ancora una volta con il picco di preferenze per il famoso programma radio La Zanzara. A testimonianza di come i due strumenti divulgativi possano coesistere liberamente senza entrare in competizione. L’attualità senza tabù raccontata e sviscerata dai pungenti Cruciani e Parenzo ha scalato anche le classifiche dei podcast.
5) Indagini
Indagini è il più noto podcast del Post, in cui Stefano Nazzi attua una lucidissima analisi storico antropologica di ciò che è accaduto dopo alcuni dei più noti casi di cronaca nera italiana, sviscerando una storia ogni primo del mese con episodi che ruotano attorno ai 50 minuti. Seveso, Colle San Marco, Ladispoli, Brembate, fino al Mar Mediterraneo, Nazzi contestualizza i suoi racconti geograficamente per dipingere un bozzetto folkloristico veritiero e raccapricciante dell’Italia, al di fuori di qualunquismi e con grande sensibilità e disincanto.
6) Non Aprite Quella Podcast
Al sesto posto troviamo un altro podcast di cronaca, questa volta svelata in un contesto conviviale e fortemente ironico da J-Ax, il rapper Pedar e il giornalista ed autore Matteo Lenardon, con episodi che durano attorno ad un ora.
7) GOLPE – 50 anni di Cile
Ludovico Manzoni e l’Huffington post ci raccontano i 50 anni dal colpo di Stato in Cile.
“Sono passati 50 anni dal colpo di Stato in Cile. L’11 settembre del 1973 dopo ore di combattimenti per le strade di Santiago, i vertici militari prendono il potere destituendo Salvador Allende e instaurando una spietata dittatura con a capo il generale Pinochet. Il Golpe non servì solo a stroncare l’esperienza politica democratica di Allende ma a fare del Cile il primo vero laboratorio delle teorie neo-liberiste. Oggi come allora, nel Cile tutto è privatizzato, dalla scuola alla sanità, dalla previdenza al welfare, ai beni comuni (acqua, energia, trasporti) e nel commercio dominano le multinazionali. Il popolo cileno non solo è povero, ma è anche arrabbiato. Molte proteste, spesso sedate con il sangue, si sono succedute negli anni. Ma come rileggere i fatti alla luce del presente? Testimonianze di politici, giornalisti, artisti, studenti e lavoratori provano a rimettere insieme vicende, esperienze, non dimenticando gli storici legami con l’Italia, le speranze ancora vive e il peso del passato”.
Non sembra necessario aggiungere altro.
8) Il podcast di Alessandro Barbero: lezioni e conferenze di storia
A cura di Fabrizio Mele, lezioni e conferenze sulla storia “come non l’avete mai sentita”, che va dunque a pescare grazie alle analisi del noto Barbero, avvenimenti più curiosi e meno noti della storia moderna e contemporanea. Si tratta di una raccolta tratta dalle conferenze del prof. al Festival della Mente di Sarzana e prese da Youtube.
9) Fuori da Qui
È un podcast di Chora News innovativo che propone una controcultura al di fuori dell’isteria proposta dalle narrazioni mediatiche sovraniste e populiste. Condotto da Mario Calabresi, Cecilia Sala, Francesca Milano, Guido Brera e tanti altri ospiti, offre uno spiraglio informativo contro tendenza proiettato sull’internazionale al fine di “allargare i propri orizzonti”. Uno stato da fondare “contro l’invecchiamento” in Rhode Island, la possibilità di pagare qualcuno 200 euro in Giappone affinché comunichi le tue dimissioni in tua vece, scioperi dei taxi in Sudafrica e così via. Puntate brevi ma complete per abituare la nostra mente a nuovi modi di ragionare ed informarsi.
10) Il Mondo
E chiudiamo con un podcast di notizie sempre a stampo internazionale: il Mondo, podcast quotidiano del Post, ove ogni giorno vengono scelte ed analizzate in una ventina di minuti due notizie scelte dalla redazione di Internazionale.
Per altri podcast da scoprire, consigliamo “Il gorilla ce l’ha piccolo” di Vincenzo Venuto e Telmo Pievani e Brodo dei ThePills. Il primo ragiona sul comportamento sessuale di tutti gli esseri viventi, ma anche su come gli animali vivono le alleanze, le relazioni sociali, le amicizie, i rapporti familiari e, in fine, la morte “per capire un po’ meglio, anche chi siamo noi”; il secondo è l’imperdibile video-podcast dei The-Pills che celebra i dieci anni dalla nascita del collettivo di youtubers, il resto è storia.