Da anni ormai la partecipazione della società civile al dibattito pubblico è in costante calo, in un contesto il quale vede il cittadino sempre più lontano da istituzioni sorde alle sue richieste di aiuto e che non sente ormai più proprie. In preda ai disagi di un contesto sociale sempre più austero, l’homo omini lupus, frutto dell’individualismo, si trova isolato; crea un distacco tra sé e la realtà che lo circonda, trovando nei social il giusto palliativo. A questo grido di insofferenza risponde prontamente la pellicola del regista Todd Philipps uscita nel 2019 e che, grazie alla interpretazione maniacale di Joaquin Phoenix nei panni di Joker, è riuscita a conquistare il pubblico diventando uno dei più importanti film dell’ultimo decennio.
Dal disagio sociale alla lotta di classe, passando per la mente tormentata di Arthur Fleck (Joker) vedremo una Gotham City segnata da diseguaglianze e da un conflitto sociale che sfocerà in una rivolta di massa.
Chi meglio di Arthur, abbandonato da una società che non ha il tempo e le energie per comprendere un disagio come il suo, riesce a rappresentare l’alienazione e il silenzio delle persone che nel caos cittadino vengono dimenticate?
La Trama del film si incentra sulla figura enigmatica di Arthur, individuo profondamente isolato che vive di stenti con l’anziana madre Penny nei bassofondi di una Gotham in preda al degrado e alla disuguaglianza sociale. Il suo sogno è quello di diventare cabarettista, ma la mancanza di talento, aggravata dalla sua patologia, la sindrome pseudobulbare, lo costringerà a rinunciare. All’insuccesso lavorativo si aggiunge quello affettivo, ritrovandosi prima abbandonato dai colleghi e in seguito dalla ragazza con cui si frequentava. Le stesse istituzioni che avrebbero dovuto aiutarlo, sotto la nuova direzione del sindaco Thomas Wayne, continuano i tagli alla spesa nel settore dell’assistenzialismo. In questo contesto, tra i continui abusi e il silenzio di una città omertosa alle numerose grida di aiuto di Arthur, il nostro protagonista per la prima volta si ribella, guidato da un’insaziabile volontà di riscatto misto a vendetta, incurante di qualunque vincolo morale. Nasce Joker. Quel volto mascherato diventa un’icona in tutta Gotham, un richiamo per gli oppressi e gli abbandonati che, sotto la bandiera del pagliaccio assassino, iniziano a seguire il suo esempio e lottare con le unghie e i denti quel mondo tanto crudele che ora vogliono distruggere.
La tensione culmina con l’apparizione in Televisione di joker che, davanti alle telecamere, si dichiara ormai stanco di cercare di integrarsi lì dove nessuno aveva cercato di accoglierlo. Preso dall’euforia, perso nella sua “follia”, spara al conduttore, svincolato da ogni limite sociale e morale. Quella che consegue è una rivolta che coinvolgerà tutta la popolazione: cittadini, giovani e adulti, che hanno ormai smarrito l’empatia verso il prossimo e che invece di fingere un sorriso decidono di abbracciare il disordine sociale in cui sono stati abbandonati. Le grida dei rivoltosi rappresentano il palesarsi di quella insofferenza che ormai non vuole più essere ascoltata, ma ha deciso di farsi presente e distruggere tutto.
I temi dell’emarginazione sociale, dell’alienazione e dell’integrazione forzata sono tra i più importanti trattati nel film di Todd Phillips che porterà nelle sale quest’anno il secondo capitolo. In una intervista specifica afferma come “uno dei lavori più importanti dei registi è quello di definire il tono. In Joker la violenza è parte della lentezza che si sviluppa gradualmente” e che “il film ha indubbiamente un tono molto diverso rispetto ai miei lavori precedenti”. Infatti, se prima il regista è diventato famoso per pellicole come la trilogia di Una notte da leoni, o Scuola per canaglie, con Joker c’è stato un cambio repentino di marcia. Prendendo come spunto film come Taxi Driver e il cinema di Martin Scorsese, ha ideato il personaggio di Joker in una chiave differente rispetto a quella data dai fumetti DC, mostrandoci un protagonista inetto, che tra mille difficoltà e drammi ci fa sperimentare la vita dagli occhi di chi da molti verrebbe additato come pazzo.
Nonostante le prime reazioni a Joker siano state positive, sono presto sorti molti dubbi sul messaggio politico del film alla luce delle idee controverse espresse.
Sull’argomento si è espresso il regista Phillips “penso che i film siano spesso specchi della società, ma non la modificano. Abbiamo scritto il film nel 2017 quindi inevitabilmente alcuni temi hanno trovato spazio all’interno dell’opera. Non è un film politico”. Ha inoltre aggiunto che “penso che per alcune persone l’aggettivo politico dipenda dalle lenti con cui si vede il film“. Ha inoltre molto fatto discutere il tono usato dal regista che, a detta di molti, inciterebbe le persone alla violenza. Joker costituisce un simbolo? Todd Phillips ammette di non voler fare del proprio film una rappresentazione dettagliata della società contemporanea la quale, però, come quella del film, combatte ogni giorno con l’alienazione, l’aumento dell’intolleranza e la mancanza di empatia.
Questo ha fatto sì che nel tempo si siano aperti molti dibattiti sulle implicazioni sociali che il film presentava. Se, dunque, i timori sono concreti, significa che forse qualcosa di vero Joker lo dice, che la gentilezza e la comprensione delle difficoltà altrui che Arthur sente mancare nella società sono tematiche attuali che necessitano attenzione.
Si può concludere evidenziando come Joker, volente o nolente, ci mostri la realtà di molte persone troppo spesso dimenticate che scompaiono nel panorama politico e sociale polarizzato. Le scene violente e sporche ci insegnano paradossalmente il valore dell’empatia, la considerazione verso l’altro e l’importanza della presenza di una rete sociale che funzioni e collabori.