E’ sabato. Una giornata normale di una settimana normale, di un anno affatto normale. 2021, secondo anno di pandemia mondiale. Ci siamo abituate un po’, forse è proprio il nostro spirito di adattamento ad avere la meglio in queste situazioni, però in uno sport del genere il contatto fisico è essenziale, così come è essenziale la costanza. E’ per queste ragioni che siamo impazienti di tornare alla normalità. La ginnastica ritmica come maestra di vita Direttore responsabile: Claudio Palazzi
Una normalità fatta di allenamenti stremanti, gare infinite, dolori muscolari, infortuni vari e “pizzichi” sulle cosce prima di entrare in pedana; sì, non è forse la normalità a cui auspica la maggior parte della popolazione mondiale, ma è pur sempre la nostra normalità. E ne andiamo orgogliose. Sono le 9.00 di mattina, come al solito entro in palestra e, insieme alle bambine più puntuali, srotolo le pedane e do inizio al nostro allenamento mattutino.la ginnastica ritmica come maestra di vita
Nella ginnastica ritmica infatti le sedute di allenamento sono molto frequenti e durature (per un’atleta agonista possono essere anche di 8 ore al giorno per 6 giorni alla settimana). E’ quindi facilmente intuibile che fare una DAD anche per quanto riguardi la sezione agonistica risulti impossibile. Il nostro sport è una disciplina olimpionica con dei programmi quadriennali che devono essere rispettati, le bambine all’età di 8 anni iniziano a gareggiare e sono già delle piccole atlete. E’ impressionante come delle bambine così piccole riescano a rimanere concentrate sul loro obiettivo sacrificando spesso quelli che sono gli svaghi più tipici della loro età.
Niente feste di compleanno nelle giornate di allenamento, compiti svolti non appena tornate da scuola oppure la sera dopo cena, alimentazione corretta e sana, niente ore piccole prima della gara. Ogni volta che ci penso mi domando “Ma come fanno?”. Poi però trovo la risposta nei loro occhi e forse anche nei mei.
Quando si emozionano per un elemento riuscito e gioiscono insieme. Oppure quando si aiutano a vicenda cercando di migliorare se’ stesse e la loro compagna di allenamento, che poi è anche una compagna di vita; quando alla fine di una gara piangono di gioia, o quando lo faccio io. Diventano tutte sorelle, le più grandi fanno strada alle più piccole e la vittoria di una è la vittoria di tutte.
C’è uno scambio reciproco tra insegnante e atleta. Noi diamo loro un po’ di esperienza, nozioni tecniche e tanto affetto, loro ci ricambiano insegnandoci a loro volta come stupirsi, e come rimanere meravigliate delle piccole cose. Ricordo una volta, nel far vedere un semplice lancio del cerchio ad una bambina piccola lei rimase a bocca aperta e soddisfatta mi disse “Maestra allora è vero che sei magica!”. Insomma, una grande famiglia in cui sacrificio, costanza, lealtà e ambizione sono i valori fondamentali. Come se nelle ore in palestra si vivesse in un universo parallelo dove la cattiveria e l’invidia vengono lasciate fuori la porta per lasciare spazio a ciò che veramente conta. Non mancheranno le grida di rimprovero, l’impazienza di voler vedere qualcosa che ancora non riescono a fare, ma anche questo fa parte di questo sport. E’ un vero e proprio investimento per il futuro il loro. Non tutte diventeranno campionesse, anzi probabilmente lo diventerà una su un milione, ma tutte avranno un bagaglio di esperienza da portare con sé. Non parlo solo di benessere fisico, che probabilmente possono raggiungere con qualsiasi altro sport. Parlo principalmente di ciò a cui non possiamo attingere materialmente, ma che ci permette di distinguere chi ha avuto esperienze simili e chi no.
Le bambine si responsabilizzano: all’età di 8 anni già sanno che devono anticiparsi i compiti oppure dovranno portarseli in palestra; già sanno che non ci si assenta perché la loro assenza può far sì che le compagne di squadra non possono provare. Conoscono quindi cosa significa sacrificarsi per un obiettivo comune. Ecco questo è ciò che spesso non sanno gli adulti, ma lo sanno gli atleti.
Lo sport in generale non deve essere solo un valore aggiuntivo durante la crescita di una persona, ma deve essere essenziale. Ad oggi 8 adolescenti su 10 possono considerarsi sedentari, un bambino su 8 è obeso nell’età che va tra i 7 e gli 8 anni. In un momento in cui ansia e depressione sono dietro l’angolo e fare sport diventa sempre più difficile a causa delle restrizioni, le bambine che si allenano diventano delle privilegiate, le uniche beneficiarie di un diritto parallelo a quello alla salute. Purtroppo però non esiste solo lo sport agonistico; lo stop dello sport amatoriale durante la pandemia sarà sicuramente un fattore che avrà il suo peso fra qualche tempo.
Nelle pedane arrotolate a fine giornata si costudiscono i sogni di tutte queste bambine, ed ogni volta che si inizia un’allenamento si ricomincia a sognare e fantasticare. Contribuire anche in una piccolissima parte alla loro crescita è un privilegio e plasmare nuove generazioni improntandole sui valori che contano è una responsabilità enorme, ma è ciò che mi rende orgogliosa.la ginnastica ritmica come maestra di vita