La società del XXI secolo è senza dubbio nota per le grandi e continue rivoluzioni che la stravolgono. Ciò che oggi si chiama novità tra meno di un anno sarà surclassata da una novità altra e così via. L’ambito che meglio esprime il carattere mutevole è senza dubbio la tecnologia. Da Google Meet a Zoom, passando per Twitch, YouTube e TikTok, la tecnologia ha sostituito la vita reale. In un particolare momento in cui la realtà fisica sembra rappresenti un pericolo per il singolo e per il prossimo, come si può impiegare la realtà virtuale per non perdere il lato sociale e comunitario proprio dell’individuo? E soprattutto, come mettere la tecnologia al servizio dell’occupazione? La realtà virtuale, una necessaria escape room Direttore responsabile: Claudio Palazzi
Il mondo si divide, metaforicamente parlando, tra amanti della tecnologia e dell’innovazione ed accaniti vecchio stampo, amanti della secolare pagina scritta. Indubbiamente le generazioni più giovani appartengono alla prima categoria e i meno giovani alla seconda. Il divario sembrerebbe incolmabile. Tuttavia, la situazione contingente ha dimostrato che la linea sottile può essere varcata e che ciò che sembrava un ostacolo insormontabile, non lo è poi così tanto. Si è iniziato con la cosiddetta DAD: i docenti son stati a primi a doversi adeguare. In secondo luogo, alcuni ambiti come quello della cultura e dello spettacolo, hanno subito una chiusura totale. Il quesito fondamentale, come vivere o meglio come sopravvivere, ha portato ad uno stravolgimento della propria maniera di lavorare e pensare. In questo caso l’adattamento della propria professione alla realtà virtuale è diventata conditio sine qua non.

Per quanto riguarda il mondo della cultura, la nuova tendenza è il cosiddetto virtual tour: la decisione di rendere fruibili spazi ed opere mediante un semplice smartphone, tablet o pc. Così hanno fatto alcuni musei di fama internazionale come il Prado, il Louvre e il Metropolitan Museum. Nel nostro paese hanno aderito all’iniziativa la Galleria degli Uffizi, la Pinacoteca di Brera e i Musei Vaticani. Se è vero che da un lato sia una maniera efficace per attirare ed avvicinare le nuove generazioni, trasformandole in potenziale pubblico domani,  dall’altro è altrettanto vero che ci sono ambiti dove il virtual tour non è applicabile. E’ il caso del mondo teatrale e di quello cinematografico, dove la presenza del pubblico è condizione necessaria.

Contemporaneamente, un’altra piattaforma ha conosciuto la massima espansione, nonostante esista da diversi anni. E’ il caso di Twitch,  che riguarda principalmente l’ambito dei videogiochi. Rispetto al già affermato YouTube, Twitch si distingue per la possibilità di seguire le trasmissioni degli streamer in diretta o, per meglio dire, live. Inoltre, il follower può lasciare commenti e quindi interagire in tempo reale con lo streamer. A fare la differenza e catturare l’attenzione sono quindi elementi come la partecipazione e il coinvolgimento di coloro che seguono. Infatti, numerosi youtubers hanno deciso di optare per la nuova piattaforma. In questa maniera Twitch sembrerebbe sostituire i canali tematici di  YouTube. E’ possibile usare Twitch da spettatore o da streamer. In questo secondo caso, la piattaforma permette un vero e proprio guadagno attraverso diversi sistemi: la sottoscrizione di un abbonamento, le donazioni in diretta, i cosiddetti bit e gli annunci pubblicitari.

Accanto a Twitch, si è andata affermando un’altra moda tra i giovani, diventata subito virale: si tratta di TikTok. Tra le più scaricate al mondo, l’app sorprende e diverte perchè permette ai giovani di sbizzarrirsi nella creazione di video dalla brevissima durata. Alla pari di altri social network come Facebook ed Instagram, anche qui l’elemento centrale è la possibilità di interagire con gli utenti ed essere seguiti.

Il minimo comun denominatore delle nuove mode tecnologiche sembrerebbe essere la ricerca di intrattenimento. Le nuove piattaforme acquistano un ruolo di primo piano nella possibilità di evadere dalla realtà. Una realtà fatta di tante assenze in questo momento, una tra tutte la chiusura di teatri, cinema e musei. Ecco, quindi, che ci si adatta (re)inventandosi come spettatori e lavoratori di una realtà altra.

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