Dopo anni di incuria e di abbandono, grazie all’impegno dell’Associazione Di Promozione Sociale Tesori del Circeo, il complesso archeologico denominato “Villa Lepido”, ritorna ad essere un sito visitabile, aperto al pubblico. Dopo l’inaugurazione, avvenuta l’8 agosto 2014 e presieduta dalle principali autorità del comune di San Felice Circeo e dai giornalisti, il giorno seguente, il 9 agosto, si è svolta la prima visita guidata nell’area. La zona è stata concessa al suddetto comune in comodato d’uso per quindici anni dalla famiglia D’Antrassi, attuale proprietaria del terreno sul quale sorge la villa.
La curiosità e l’ammirazione dei turisti sono notevoli: dove fino a pochi mesi prima dominavano una discarica di calcinacci vari e, soprattutto, grovigli di arbusti spinosi, ora si erge un imponente sistema costruttivo, una tipica residenza romana di età tardorepubblicana, costituita da due terrazzamenti. Il primo di essi dava probabilmente accesso alla costruzione tramite una porta: oggi sono visibili soltanto alcune stanze, un vano utilizzato come cisterna, un cunicolo destinato all’areazione generale dei locali; il terrazzamento superiore, invece, è un vero e proprio terrazzo, dal quale è possibile ammirare lo splendido panorama offerto dal territorio limitrofo.
In origine questa sontuosa dimora nel cuore di San Felice Circeo, situata a 68 metri sul livello del mare tra la contrada San Rocco e il “Monte Morrone”, fu il luogo d’esilio del triumviro Marco Emilio Lepido, confinato al Circeo da Ottaviano dopo essere stato sconfitto nel 36 a.C..
La struttura moderna della villa è opera del principe polacco Poniatowsky, che visse nel paese per quattordici anni, nel XIX secolo, e trasformò l’edificio in un luogo quasi idillico, creando un giardino, un frutteto e un uliveto: a lui si devono numerosi alberi da frutto, tra cui peschi ed albicocchi tuttora viventi, la realizzazione dei contrafforti con un sistema a cassetti i quali, riempiendosi di terra, favoriscono il sostegno delle mura portanti, e, nell’ala più ventosa della terrazza superiore, un padiglione a forma di piccola torre, dove il principe si recava per respirare l’aria di mare; da qui l’altra denominazione del sito, “Villa dei Quattro Venti”.
Dopo un periodo oscuro, l’area archeologica tornò alla luce tra gli anni Venti e Trenta del Novecento, ma essa venne utilizzata come cava e molti dei resti furono depredati e riutilizzati per il rifacimento del centro storico.
Oggi Villa Lepido pare rivivere un nuovo momento di gloria come non le accadeva da circa duecento anni e, forse, se il popolo sanfeliciano saprà sfruttare l’occasione, la storica apertura di un luogo così suggestivo e ricco di storia potrebbe rivelarsi il punto di partenza per un inedito risveglio culturale: risollevarsi dal dissesto economico che affligge il comune, dare maggior voce all’arte e all’ambiente stimolando il progresso civico e quelle iniziative che pongano il Circeo, perla naturalistica grazie al suo parco nazionale omonimo, tra le località turistiche più rispettose della natura e del proprio patrimonio storico.
E magari cambiando radicalmente, anche se a piccoli passi, una mentalità locale ancora troppo ignorante e retriva.