Immota Manet, questa la scritta su scudo argentato a sormontare un’aquila nera dalle ali semi-aperte, simbolo della casata sveva. Immota Manet: da qui non ci muoviamo. Dalla città dell’Aquila, in effetti, generazioni di aquilani non si spostarono, nonostante i ripetuti cataclismi che si sono succeduti nel corso dei secoli. L’Aquila: città della Perdonanza Direttore Claudio Palazzi
Storia e arte su di un nido d’aquila
L’Aquila è una città che si colora di sfumature enigmatiche. Un celato simbolismo ci accompagna attraverso i tanti avvenimenti storici. Il centro della città rivela le tracce di un passato imponente. E’ possibile percepire il peso di antichi blasoni ormai logori, di vecchi fasti mai rinnovati. Città del “99”, della Perdonanza Celestiniana, luogo legato ai templari e alla fondazione mitica di Federico II di Svevia. Città idealizzata da Nietzsche.
Lo spazio verde adiacente alla città è stato progressivamente sostituito da abitazioni sorte in gran parte sotto la spinta propulsiva del ventennio fascista. Il sisma del 6 aprile del 2009, oltre a sconvolgere la città, ne ha drasticamente modificato il tessuto sociale, cancellando in maniera definitiva quello iato da sempre presente tra centro e periferia.
Quando si pensa a L’Aquila la memoria torna al famoso terremoto, i cui effetti hanno avuto un violento impatto sulla vita degli abitanti, come singoli e come collettività. Quando si pensa all’Aquila non ci viene in mente nient’altro.
Città e vocazioni
Circondata da maestosi bastioni di pietra, L’Aquila, se da un lato si avvantaggia di paesaggi quasi bucolici, dall’altro sconta un isolamento penalizzante, mitigato solo parzialmente dai collegamenti con la Capitale. Ciò non è sufficiente a spiegare le ragioni per cui una città, dotata di un polo universitario di primo piano, risulti quasi sconosciuta ai più.
Tra università e ricerca
Due sono i grandi pilastri che sostengono l’economia e l’occupazione cittadina: l’Università e il settore amministrativo. Con un totale di 15.993 iscritti per l’anno accademico 2020/2021, l’Università dell’Aquila continua ad attirare un elevato numero di studenti presso di sé. Tra i dipartimenti più noti ricordiamo quello di medicina, di
informatica e il corso di laurea magistrale di Ingegneria matematica, eccellenza europea.
Rimanendo in ambito scientifico, l’Aquila ospita nel cuore delle sue montagne i laboratori dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Nel Capoluogo di Regione sono presenti inoltre il Gran Sasso Science Insitute e una delle sedi della Thales Alenia Space, industria attiva in ambito aerospaziale. Scarse le altre realtà industriali, inspiegabilmente timida nella sua vocazione turistica, L’Aquila fa del settore amministrativo un altro dei suoi ingranaggi principali.
Il territorio e le sue potenzialità
Il Capoluogo e il suo circondario presentano un elevatissimo numero di castelli, santuari, abbazie etc. immersi in un contesto naturalistico suggestivo. A dispetto di ciò la capacità di attrarre turisti appare sottodimensionata. Le strutture ricettive sono spesso inadeguate per numero e servizi. La promozione del territorio e il marketing sono altrettanto in ritardo rispetto a realtà più dinamiche.
Agli occhi di un osservatore esterno appare sorprendente che in una realtà in cui l’osmosi tra uomo e ambiente è così profonda, non ci sia stata forse la volontà di puntare in maniera efficace su un turismo sostenibile, sempre più attuale e necessario. Se questo stato di cose derivi da una scelta deliberata, da un sostanziale disinteresse o dall’incapacità di mettere in atto precise strategie, rimane un punto interrogativo.
Storia
Secondo una leggenda consolidatasi nei secoli successivi alla fondazione della città, L’Aquila sarebbe nata per volontà di 99 castelli che sorgono lungo la valle dell’Aterno. Ognuno di essi avrebbe edificato nella nascente città una piazza, una chiesa e una fontana, punto di riferimento per i nuovi abitanti del castello originario. Dunque L’Aquila possiede 99 chiese, 99 piazze, oltre alla celebre fontana delle 99 cannelle. La realtà è leggermente diversa.
Ascesa
Come sostiene lo storico Alessandro Clementi, la scomparsa di Federico II nel 1250 riaccese la miccia di tutti i particolarismi e le velleità di autonomia, sopite sotto il suo regno illuminato ma caratterizzato da una forte volontà accentratrice. Così nel 1254, le istanze di molti castelli per creare un nuovo centro in una località di nome Acculi, furono finalmente accolte. Corrado IV, erede di Federico II, acconsentì alla fondazione di una nuova città. La zona identificata per la fondazione era conosciuta come Acculi. Corrado modificò quel toponimo in “Aquila” – simbolo della casata sveva – quasi a voler marchiare la fondazione della nuova realtà.
Se al giorno d’oggi la posizione di questo centro costituisce uno svantaggio, all’epoca risultava invidiabile poiché posta lungo una consolidata e trafficata arteria commerciale. Tra ribellioni continue contro il potere centrale, spinte autarchiche e cambi dinastici, L’Aquila raggiunse l’acme della sua potenza commerciale agli inizi del quattrocento. Settore trainante fu quello della produzione e del commercio della lana. Sotto gli Angioini, la città prosperò e assunse i connotati delle più raffinate città rinascimentali italiane.
La ragione per cui è solo parzialmente possibile intuire l’antico splendore, è da ricercarsi nei continui sismi che si sono succeduti. A scadenza pressoché regolare durante i secoli, questi cancellarono le stratificazioni architettonico-artistiche testimoni delle varie epoche. Volendo citare solo i terremoti più violenti, questi sono gli anni in cui la città fu quasi completamente distrutta: 1315, 1461, 1703 e ovviamente 2009.
Declino
Nelle vicende umane nulla è immutabile. I grandi stravolgimenti internazionali si ripercuotono anche sulle piccole realtà. Il cambio dinastico nel Sud della penisola segnò per L’Aquila l’arresto della crescita per poi divenire, con gli anni, lento declino. Gli Aragonesi sostituirono gli Angioini nel Regno di Napoli. Tra L’Aquila e gli spagnoli non fu di certo amore a prima vista.
Troppe le rivolte alla ricerca di quella libertà economica e commerciale che in minima parte era stata loro concessa dagli Angioini. All’ennesima e più grave ribellione, il viceré reagì con estrema durezza, imponendo un tributo monetario enorme alla città. L’ingente somma ricavata da questa ammenda permise agli spagnoli la costruzione di un forte di occupazione.
Oggi il forte spagnolo è uno dei monumenti simbolo della città in virtù dell’ottimo stato conservativo. Nonostante sia una delle più grandi attrazioni del Capoluogo d’Abruzzo, il forte rappresenta la pietra tombale dell’agognata autonomia dal potere centrale.
Da questo momento la seconda città del Regno di Napoli fu progressivamente relegata a un ruolo marginale.
L’Aquila e il sacro che piace all’anticristo
“Volevo andare a L’Aquila, l’antitesi di Roma, fondata in odio a Roma, come il luogo
che un giorno io fonderò, in ricordo di uno degli essere a me più affini, il grande
imperatore Federico II di Svevia.” (“Ecce homo”, F. Nietzsche)
Celestino V incontra Nietzsche
L’intricata commistione di elementi sacrali con teorie radicalmente anticlericali trova nella città dell’Aquila una valvola di sfogo affatto originale. Nella meravigliosa basilica di San Bernardino nel 2008, su invito del prof. Arturo Conte, padre Quirino Salomone tenne una messa in ricordo del filosofo dell’Anticristo. Padre Quirino profondo conoscitore della figura di Celestino V – papa del gran rifiuto e figura legata a doppio filo al Capoluogo Abruzzese – tracciò un interessante parallelismo tra Nietzsche e lo stesso Cestino V.
Probabilmente sopravvalutando l’identità sveva e quindi anticlericale della Città dell’Aquila, Nietzsche finì per ritenerla come “l’antitesi di Roma”. In realtà le cose non stanno proprio così. Troppo piccola e introvertita su se stessa, L’Aquila non ebbe mai alcuna possibilità di misurarsi con Roma. Anche le sue presunte radici anticristiane sono solo una chimera del filosofo.
La perdonanza celestiniana
È l’architettura stessa della città a suggerirci la sua convinta appartenenza all’alveo cristiano. Un fiorire di chiese e basiliche i cui culti sono ben radicati tra gli abitanti.
La sobria cattedrale di San Massimo che domina la piazza del Duomo. Le austere chiese romaniche come quella di Santa Maria di Paganica e di San Silvestro. La già menzionata basilica di San Bernardino. Infine, non ultima, su tutte si carica di un imponente valore sacrale la basilica di Santa Maria di Collemaggio. È qui che si celebra ogni anno la famosa Perdonanza Celestiana. Il giubileo perenne voluto da Celestino V attrae ancora migliaia di fedeli che attraversando la “porta santa” vengono mondati da tutti i loro peccati. Dalle numerose festività squisitamente cristiane che ancora oggi scandiscono la vita degli abitanti, si deduce come l’elemento religioso sia ancora radicato nel sentire della popolazione.
Forse Nietzsche, nel suo lungo vagabondare pensò di aver trovato a L’Aquila un rifugio distante da quell’universo corrotto e stagnante dal quale si sentiva alieno. Per un po’ fu confortato dal silenzio ascetico delle montagne aquilane, ma presto le speranze lasciarono spazio alla disillusione. Nietzsche, insofferente alla stasi sia intellettuale che fisica, fuggì anche questa volta proseguendo il suo viaggio verso una meta che probabilmente non trovò mai.
Capoluogo di regione senza avere quasi nulla in comune con l’Abruzzo costiero, vicinissima a Roma ma storicamente legata al Regno di Napoli, L’Aquila assume il profilo di una terra di mezzo.
Placida, immersa nel verde, sorvegliata dai tanti castelli che orlano le cime dei monti, soffre tuttavia di una eccessiva gelosia nel voler custodire le proprie ricchezze che la allontanano dal dinamismo di realtà più cosmopolite. Piccolo scrigno d’arte, ma priva della monumentalità più imponente, L’Aquila, città della Perdonanza, rimane lontana dai grandi palcoscenici, tra orgoglio e autoconsapevolezza.