Durante l’assemblea, la notizia arriva come un faro di luce che squarcia l’oscurità: l’Ente di Sviluppo Agricolo (ESA) della Regione Sicilia annuncia che saranno stanziati ben 900 mila euro per la messa in sicurezza e la bonifica totale dell’area Ex Sanderson di Messina. Gli animi però non si addolciscono. I membri del Comitato ex Sanderson sono unanimi nell’accogliere la notizia con una dose centellinata di positività ma ciò non toglie che sono i fatti a parlare, non le parole.
Ciò che colpisce di più sono le parole di Lillo, ex dipendente della Sanderson e memoria storica di ciò che quel luogo ha rappresentato per lo sviluppo sociale ed economico dell’area di Tremestieri, Contesse e Pistunina, luoghi facenti parte della cosiddetta “zona sud” di Messina, la parte periferica della città. <<Non c’è da fidarsi, potrei metterci la mano sul fuoco: non faranno alcun tipo di lavoro>> – interviene Lillo con un tono pessimistico ed abbattuto, tono motivato da tutte le promesse che la Regione più volte non ha mantenuto.
Che cos’è l’area Ex Sanderson di Messina?
Per spiegare cos’è l’area Sanderson dobbiamo necessariamente usare due tempi verbali diversi.
Al presente, l’Ex Sanderson è un’area industriale abbandonata da più di 30 anni, dalle dimensioni di 70 mila metri quadrati, che contiene agenti inquinanti e tossici per la salute dei cittadini (e per l’ambiente) come amianto, oli minerali, sostanze petroleose e altri rifiuti speciali. Una bomba ecologica che minaccia quotidianamente i paesi limitrofi: basti pensare che nell’estate 2007 ci furono una serie di incendi all’interno dei capannoni, rivestiti di eternit, che portarono alla formazione di nubi tossiche che oscurarono il cielo.
Al passato, l’ex Sanderson è stata un’azienda agrumaria fondata nel 1895 da William Sanderson ed Arthur Barrett, costituita da impianti e tecnologie all’avanguardia (di cui oggi rimangono solo inquietanti scheletri di ferro mangiati dalla natura) che diede lavoro ad un enorme quantità di operai messinesi favorendo l’urbanizzazione di quelli che una volta erano i villaggi di Messina sud. Nel 1981 la fabbrica dichiara il fallimento e la Regione Sicilia, attraverso l’ESA, ne prende possesso garantendo un servizio di supervisione e sicurezza fino a quando nel 2006 viene messa sotto sequestro dalla Magistratura.
Quali sono stati i tentativi per risanare l’area?
I primi interventi di messa in sicurezza si svolgono fra il 2006 ed il 2008 portando dei risultati miseri.
Nel 2014 l’ESA costruisce un piano di caratterizzazione, ovvero una mappa di tutti gli agenti chimici rischiosi in vista di una futura bonifica. Quest’ultima si sarebbe effettuata in parte l’anno dopo.
Da 9 anni a questa parte quello del 2015 è stato l’ultimo intervento di bonificazione da parte della Regione Sicilia, costato 500 mila euro e che ha permesso lo smaltimento di alcuni liquidi inquinanti.
Nel 2018 succede un terremoto politico all’interno dell’Assemblea Regionale Siciliana (ARS): un emendamento presentato dall’ex deputato regionale Cateno De Luca modifica l’art. 99 dell’allora Legge finanziaria regionale, includendo una serie di investimenti sul territorio di Messina. Fra questi ci sono 25 milioni di euro per la bonifica e il risanamento dell’area Sanderson, fondi provenienti dal Piano di Azione e Coesione (POC) 2014-2020 dell’Unione Europea. L’allora Consiglio dei Ministri guidato dall’ex Presidente Giuseppe Conte impugna la norma per mancanza di legittimità costituzionale, a cui la Regione risponde con un ricorso.
Nel 2020, con la Pronuncia n. 62, la Corte Costituzionale (CC) annuncia l’infondatezza di illegittimità costituzionale e la mancanza del principio di leale collaborazione fra Stato e Regione, principio a cui già la CC aveva dato una definizione in una sentenza, la n. 242 del 1997: “principio guida che deve governare i rapporti tra Stato e Regioni nelle materie ed in relazione alle attività in cui le rispettive competenze concorrono o si intersecano, imponendo un contemperamento dei rispettivi interessi”.
Nonostante la Corte sbloccò la Legge finanziaria, dei soldi (in cui era incluso anche il passaggio di proprietà dell’area dalla Regione al Comune di Messina) non si seppe più nulla.
Nel 2021 vi sono due eventi importanti: il primo è il dissequestro dell’area che torna ad essere gestito totalmente dall’ESA, e il secondo la presentazione di un nuovo progetto di rinnovamento e bonifica. Quest’ultimo viene annunciato durante una conferenza all’Università degli Studi di Messina dall’ex Presidente della Regione Nello Musumeci, in cui promette che la Regione avrebbe elaborato un progetto per trasformare la Sanderson in un centro fieristico e congressuale… a forma di delfino (con porto e faro annesso).
Il progetto viene approvato nel 2022 con un costo di 50 milioni di euro, e con una bonifica da 6,5 milioni. Anche stavolta, “niente di nuovo dal fronte occidentale” per quanto riguarda i lavori di bonifica.
Cosa è successo alla CoPED Summer School del 2023?
A marzo del 2023 il circolo ARCI “Associazione Ionio”, operante nella zona sud di Messina, presenta una relazione davanti la I Municipalità in cui cittadini e tecnici esprimono la propria perplessità rispetto il progetto fieristico che la Regione ha elaborato. Si mette in risalto il ruolo dei cittadini nei processi decisionali, l’uso concreto dei fondi per creare una vera e propria rigenerazione urbana che vada a beneficio di tutti, e si richiede anche un dialogo aperto con le istituzioni per monitorare la situazione.
In estate c’è una svolta: l’Associazione Ionio insieme alla Pro Loco Messina Sud, Parliament Watch Italia, l’Università di Catania, l‘Università di Memphis e l’Università del Massachusetts di Boston organizzano la CoPED Summer School, una scuola estiva di 10 giorni in cui cittadini ed associazioni si riuniscono per progettare un futuro alternativo per l’area Sanderson, creando dei veri e propri progetti di riqualificazione in chiave ecologica e comunitaria.
Più di 500 soggetti fra cittadini messinesi e professionisti in varie aree di competenza si sono riuniti per stilare un documento di controproposta in cui l’area Ex Sanderson viene vista come un motore di traino per l’innovazione ambientale e sociale della comunità messinese (e in generale del Mediterraneo): si parla di creare un centro polifunzionale con all’interno un bio-parco, un hub di artigianato locale, un museo della memoria storica dei villaggi ed un accesso al mare in grado di riconnettere il luogo ormai decaduto alla comunità di periferia.
Da questa serie di progetti si è formato un soggetto sociale e civile, il Comitato Ex Sanderson, composto da vari attivisti che portano avanti la lotta per recuperare la Sanderson e trasformarla in un luogo accessibile.
Siamo stati recentemente alla loro assemblea pubblica in cui abbiamo intervistato un membro, Eugenio Enea, che ci ha parlato dell’attività del comitato e della sua nascita.
<<Come e perché nasce il Comitato Ex Sanderson?>>
<<Il Comitato ha iniziato a muovere i suoi primi passi subito dopo la notizia data dalla Regione Sicilia di voler smantellare l’area Sanderson per costruire un’area fieristica. Il problema principale che abbiamo identificato al tempo riguardava l’esistenza di un’effettiva esigenza da parte del territorio di volere questo genere di futuro per l’area, cercando di capire quali potessero essere le alternative che volevano i cittadini. Abbiamo iniziato a riunirci nel gennaio 2023 con una serie di associazioni locali ed abitanti del quartiere, in cui abbiamo riscontrato che l’opinione comune vedeva il progetto della fiera come una “cattedrale nel deserto” o comunque un progetto calato dall’alto che non riscontrava gli interessi della popolazione. La svolta avvenne con la partecipazione al bando per organizzare la nuova CoPED Summer School in collaborazione con università statunitensi ed italiane, ponendo al centro la questione dell’area Sanderson in una visione di urbanistica sociale. Attraverso l’organizzazione della scuola estiva c’è stata una possibilità di confronto fra studenti universitari, tecnici ed abitanti dei villaggi in cui è emersa una visione completamente diversa da quella presentata dalla Regione.>>
<<Qual è stato il primo impatto con la società civile una volta che il Comitato è stato creato?>>
<<Partiamo dal presupposto che la città di Messina fino a qualche tempo fa sconosceva l’area Sanderson e la sua storia. La mia generazione, quella degli anni ’90, la vedeva come un luogo di “esplorazione”, un buco nero separato dal mondo. Col tempo ci sono stati tentativi di riportare all’opinione pubblica i problemi dell’area Sanderson, grazie ad alcuni studenti universitari, abitanti della zona e anche gruppi scout, ma sono stati dei casi “isolati”. Fin da subito il nostro comitato si è posto l’obbiettivo di avere continuità e non abbandonare il progetto, al di là della partecipazione in termini numerici: la lotta va portata avanti perché è l’unico modo in cui possiamo ottenere delle vittorie ed essere ascoltati dalle istituzioni. Da questo punto di vista abbiamo ottenuto dei risultati in quanto, dopo la CoPED, siamo stati ascoltati in un’audizione al Consiglio Comunale di Messina, abbiamo continuato una serie di incontri con la I Circoscrizione, abbiamo organizzato degli aperitivi sociali in centro ed in periferia, ad aprile abbiamo organizzato una manifestazione con centinaia di persone, e stiamo cercando di “pressare” affinché vengano stanziati i fondi per la bonifica, che è il primo passo per poter poi costruire qualcosa di nuovo all’interno dell’area. Insomma, la società civile si fa sentire ed è interessata a ciò che facciamo.>>
<<E a proposito della bonifica, a quanto pare la Regione ha confermato il finanziamento da 900 mila euro. Cosa pensate di questa notizia?>>
<<Siamo ottimisti. Senza il comitato non ci sarebbe stata questa notizia, e ciò vuol dire che il lavoro che stiamo facendo sta funzionando. D’altra parte, abbiamo bisogno anche di realismo: per 40 anni sono state promesse bonifiche che o sono iniziate e mai finite, o non sono iniziate per niente. Bisogna ancora valutare l’esistenza concreta di questi soldi, se verranno usati per l’area e se basteranno. Quello che sappiamo però è che queste promesse non sono più fatte a soggetti generici ma ad un comitato che esiste, che è presente e che continua a premere affinché le cose possano cambiare per l’area Sanderson.>>
<<Spesso a Messina sentiamo parlare del cosiddetto “mare negato”, ovvero sia di tutti quei edifici o costruzioni che bloccano l’accesso al mare ai cittadini, sfavorendo un certo sviluppo sociale ed ecologico. L’area Sanderson può rientrare in questo tema?>>
<<Sicuramente ci sono dei collegamenti. In primis, bisognerebbe rivedere delle parti di linea ferroviaria ormai in disuso che attraversano Messina e arrivano fino a qui a Tremestieri, che rappresentano un blocco per la Sanderson all’accesso al mare. In secundis, c’è bisogno di salvaguardare il territorio dei villaggi che è soggetto all’erosione costiera e alla presenza di case praticamente abbandonate, per non parlare delle strade che sono completamente degradate. Diciamo che c’è bisogno di un “mare fruibile”.>>
<<Grazie all’attività del comitato il tema dell’area Sanderson è diventato “egemone” all’interno del dibattito cittadino, pur trovandosi nella zona sud di Messina, zona che come sappiamo molto bene è “abbandonata” a se stessa in termini di presenza istituzionale e di sviluppo socio-economico. Se l’ex Sanderson si fosse trovata nella zona nord avrebbe avuto più o meno attenzione a livello mediatico?>>
<<E’ una bella domanda a cui non so rispondere. Diciamo che anche in zona nord ci sono dei luoghi che avrebbero bisogno di essere rigenerati, come la zona Falcata (n.d.r l’area portuale di Messina) o la zona fieristica. Sicuramente, con la sensibilità del tempo, se l’area Sanderson fosse stata dismessa 40 anni fa ci avrebbero costruito palazzi. Possiamo dire che il disinteresse e la cattiva amministrazione delle coste e dei luoghi non ha punti geografici, oltre al fatto che siamo una città in ostaggio delle grandi opere non realizzabili quando si dovrebbe puntare l’attenzione sulle “piccole” opere che sono vitali.>>
<<Quali sono i prossimi progetti del comitato?>>
<<Quest’estate organizzeremo una festa per la comunità di Tremestieri festeggiando il primo anno di attività. Per settembre organizzeremo insieme ad altre associazioni un evento al bene confiscato alle mafie di Mili Marina per creare divulgazione e partecipazione all’interno del territorio della zona sud. Dopodiché, dal punto di vista politico, continueremo a premere sulla bonifica dell’area che continua ad essere un pericolo per la salute dei cittadini, e cercheremo di costruire dei tavoli di dialogo anche con rappresentanti regionali e pure nazionali.>>
Il Comitato Ex Sanderson rappresenta un punto di riferimento per tutti quei movimenti sociali che lottano quotidianamente nei propri territori per un futuro dignitoso e migliore.
E’ la dimostrazione che una politica dal basso può riuscire ad influenzare i processi decisionali e creare comunità in un mondo sempre più individuale e divisivo.