Le tracce romane dell’Eretico Corsaro. Come i film pasoliniani non abbandonano mai la Capitale

Roma, definita da Pier Paolo Pasolini città pagana, conserva mille e più tracce del passaggio del suo genio artistico. L’intellettuale bolognese è giunto a Roma nel 1950 ed inizialmente ha vissuto nel quartiere ebraico. In quest’ultimo vi è la Piazza Mattei contenente la Fontana delle Tartarughe, che ha ispirato una delle opere pasoliniane: Alì dagli occhi azzurri. Essa contiene tutte le opere di Pasolini datate tra il 1950 e il 1961. In esso pertanto si possono individuare  anche i primo incontri con quel sottoproletario in cui Pasolini aveva riversato tutte le speranze per un mondo migliore, non soggiogato ai dettami del potere.

Dopo i primi contatti con i suoi amati ragazzi di vita, fu fonte di studio per il suo celebre romanzo il quartiere di Monteverde. In questo quartiere vi è una targa dedicata all’autore friulano, tantissimi murales che lo ritraggano insieme a dei Riccetti e anche delle citazioni alle sue opere accompagnate da foto molto eloquenti.

Inoltre vi è ancora un testimone, un personaggio di un suo romanzo ancora in vita: Silvio Parrello. Nello scrittoio che porta il suo nome, Er Pecetto incontra tutti coloro che vogliono sapere di più dell’intellettuale bolognese.

Nel 1961, ormai disilluso dal boom economico in Italia, dà vita al suo primo film: Accattone. Uno dei più importanti set utilizzati in questo film è il quartiere del Pigneto. Al giorno d’oggi è diventato il centro della movida hipster romana, ma ai tempi di Pasolini si trattava di una frazione di periferia. Per questo l’intellettuale bolognese lo aveva scelto per il suo film, ambientandolo tra Via Fanfulla da Lodi  e il Bar Necci.

Oggi questo bar sarebbe odiato da Pasolini, se solo potesse vederlo. Poiché tenta di ridurre l’autore friulano ad un’icona di Pop Art, mercifica il suo volto su delle spillette e vende dei piccoli libretti sulla sua vita ad altissimo prezzo. Quindi è stato snaturato quel luogo che Pasolini aveva erto come simbolo dello svago per i più poveri accattoni presenti nel suo film. Invece il quartiere non ha tradito l’intellettuale bolognese. Anzi, le mura di tante casupole recano ancora i volti degli attori dei suoi film e lui stesso con un volto bonario e quasi benedicente.

Un altro quartiere che si erge a vessillo della celebrazione del genio pasoliniano è Tor Pignattara. In via Galeazzo Alessi su un palazzo, si erge il murales che i romani chiamano la Cappella Sistina di Tor Pignattara. Questo monumentale murales è opera di Nicola Verlato, che ha rappresentato la fase finale della vita di Pasolini: vi è

il poeta Ezra Pound dipinto a fianco dell’autore in età infantile. In primo piano vi è l’uccisione dell’intellettuale bolognese: il suo corpo sprofonda raggiungendo i luoghi di infanzia. Infatti accanto alla madre si ritrova accanto a Petrarca, quest’illustre poeta aveva contribuito molto alla formazione di Pasolini. Invece nella sommità di questo mastodontico murales vi è il presunto assassino dell’intellettuale bolognese: Pino Pelosi. Costui insieme ai carabinieri accorsi sul luogo dell’omicidio osserva stupito la caduta dell’autore friulano.

Il vero luogo in cui Pasolini è stato ucciso è l’Idroscalo di Ostia. Questo luogo di morte al giorno d’oggi, è stato tramutato in un giardino letterario. Al centro di questo piccolo parco commemorativo vi è una stele che reca questi versi: “Passivo come un uccello che vede tutto, volando e si porta in cuore nel velo in cielo la coscienza che non perdona.”

Tuttavia in molti non hanno avuto nessun morso di coscienza nel deturpare quest’oasi letteraria. Infatti dopo essere stata eretta nel 2005 la stele è stata più volte vandalizzata. Ma ciò non ha fermato né i finanziatori che l’hanno fatta ricostruire, né coloro che continuano ad amare Pasolini.

Direttore responsabile: Claudio Palazzi

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