«Ennesima occasione persa per riscattare trent’anni di silenzi». Traspaiono scoramento e delusione dalle parole di Pietro Orlandi al termine dell’udienza generale di mercoledì 20 novembre.
La causa di sua sorella Emanuela è stata nuovamente ignorata dalla Santa Sede, inamovibile nella sua reticenza al momento dei fatti nonostante avesse concesso al ‘Gruppo Emanuela Orlandi’ (come visibile dal fax inviato alla Prefettura della Casa Pontificia da una delle promotrici dell’idea, Adriana Dari) l’autorizzazione a partecipare al canonico incontro settimanale fra il Papa e i fedeli.
Invece nessun cenno al microfono – dove però han trovato menzione i ‘Diavoli in festa’ di Casa del Diavolo – per la delegazione composta da trentasei persone provenienti da ogni parte d’Italia (Ascoli, Perugia, Roma, Salerno, Bologna, Avellino, Siena, Napoli) e soprattutto indifferenza quasi totale dall’uomo in cui erano riposte le maggiori speranza: papa Francesco.
Al primo passaggio in mezzo alla folla, a bordo della papamobile, ha voltato le spalle alle venti persone in compagnia di Pietro Orlandi, posizionate alla balaustra del secondo settore della piazza nei pressi della parte destra del colonnato e di fronte la statua di san Paolo del Tadolini; al secondo giro, invece, sebbene la sua traiettoria naturale incrociasse il volto di uno dei figli di Pietro, in piedi su una seggiola con addosso la maglietta raffigurante il volto della zia, il Pontefice ha tirato dritto con lo sguardo ed è tornato a rivolgersi al pubblico soltanto dopo aver completato la curva.
Per un paio di secondi Bergoglio si è però ‘dovuto’ accorgere di Emanuela Orlandi. «Ci eravamo messi d’accordo con la mamma di una ragazzina disabile al di là delle transenne, quando sarebbe passato gli avrebbe dato la t-shirt con la foto di Emanuela» racconta Federica, una delle componenti del secondo gruppetto della delegazione, situato vicino il colonnato di sinistra della piazza. Lei ci ha fatto il ‘favore’ e lui, anche se per pochi istanti, ci ha guardato».
Il Papa riceve la maglietta con la foto di Emanuela Orlandi
Quel che non ha visto, almeno sul momento, è la maglia, lasciata cadere nelle mani del suo segretario personale, monsignor Pedacchio.
«Se è vero che qualcuno ‘censura’ il Papa, sicuramente da oggi lui sa di Emanuela. Per cui, io sono speranzosa» conclude Federica. Umore contrastante per Annalisa, un’altra iscritta al gruppo Fb su Emanuela Orlandi, che ha pure consegnato agli uomini della gendarmeria una lettera indirizzata al Santo Padre. «Una giornata soddisfacente perché noi c’eravamo però, quando ci ha notato, il Papa non si è girato». «Sono rimasta un po’ delusa» ha ammesso Elena Taruffi. Come lei, anche una rappresentativa femminile di Vicenza. Ad amareggiare, principalmente, proprio il dietrofront delle gerarchie vaticane dopo una prima iniziale disponibilità verso un nome e un cognome per loro ancora ricco d’insidie. Come dimostra l’inconveniente della perugina Francesca Breccolenti. «Ho dovuto aspettare alcuni minuti prima di accedere alla piazza, i carabinieri mi hanno fermata per la mia maglietta con la foto di Emanuela e solo dopo qualche telefonata, per sapere se andava bene o meno, mi hanno lasciata passare».
«La Chiesa è depositaria del potere delle chiavi, lei può aprire o chiudere» ha ricordato Bergoglio nell’omelia. Ma su Emanuela Orlandi dominano ancora i sigilli. Anche sotto un pontificato che finora ha suscitato una favorevole impressione in buona parte dell’immaginario collettivo per aver affrontato tematiche contemporanee – omosessualità, precariato, trasparenza sui conti finanziari (IOR) – con più praticità rispetto al precedente.
L’odierno disinteresse di papa Francesco si è rivelato in controtendenza alle sue parole – “Emanuela sta in cielo” – pronunciate lo scorso 17 marzo a Pietro Orlandi e alla mamma Maria fuori la chiesa di sant’Anna, e fa traballare la motivazione principale delle ‘rivelazioni’ di Marco Fassoni Accetti: il vento nuovo che soffierebbe in Vaticano dopo l’elezione di un pontefice non curiale.
È dunque molto probabile che la sparizione di una ragazzina di quindici anni susciti ancora forti imbarazzi dentro le Mura Leonine, dove si confida che nel tempo l’oblio prevalga sulla memoria. Finora una scelta boomerang, se si considera il crescente desiderio di verità della società civile, ma che però trova una sponda amica nelle parole di un prelato che interpellai qualche anno fa in merito alle ragioni che avevano spinto la Chiesa ad autorizzare la sepoltura di De Pedis in Sant’Apollinare: “Dei propri peccati è meglio non parlarne”.
La foto al centro dell’articolo raffigurante papa Francesco a bordo della papamobile proviene dalla pagina Fb di Claudio Ferazzutti.
La foto al centro dell’articolo raffigurante papa Francesco a bordo della papamobile proviene dalla pagina Fb di Claudio Ferazzutti.