Dal 28 novembre 2013 fino al 30 marzo 2014, è possibile visitare al MAXXI (Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo) la mostra dedicata al fotografo, scomparso pochi mesi fa, Gabriele Basilico. Le fotografie esposte fanno parte dell’archivio del MAXXI e ripercorrono la storia dell’artista dalle origini fino ai lavori più recenti. La mostra è stata curata dalla stessa moglie di Basilico, Giovanna Calvenzi, insieme a Francesca Fabiani.

Basilico ha dedicato la sua carriera alla riproduzione del paesaggio urbano definendosi un “fotografo di luoghi”. L’elemento umano, pur non essendo rappresentato, è ben presente allo spettatore rapito nell’ammirarne l’opera dell’ingegno. Lo spazio e la luce sono peculiarità delle fotografie di Basilico che riesce ad attribuire un significato estetico anche a luoghi dove uno sguardo poco attento non riuscirebbe.

Per Basilico, il mestiere del fotografo è come quello del chirurgo: l’artista utilizza i propri strumenti seziondo l’oggetto che gli sta difronte liberandolo dalle negatività. Le città vengono così riscoperte nella loro complessità, come se fossero un corpo vivente, comprensivo di pregi e difetti, malattie e vitalità. Scopo del lavoro fotografico è dunque, scoprire la bellezza che ci circonda giornalmente e che passa inosservata. Le città immortalate sono tra loro diversissime, ma malgrado ciò presentano come filo conduttore indissolubile, l’inconfondibile sguardo dell’artista.

Durante il percorso della mostra è inoltre possibile vedere un’intervista video girata da Amos Gitai durante la Biennale di Architettura del 2012. L’incontro tra i due è molto significativo, non solo perché entrambi architetti e conoscitori dell’arte, ma anche perché questo ci permette di conoscere più intimamente il fotografo e scoprire le sensazioni che lo hanno portato allo scatto.

Quella presente al MAXXI dunque, non è solo un’esposizione del lavoro di Basilico, ma un omaggio a lui, attraverso 70 fotografie di grande formato che ripercorrono la sua storia e forse un pò anche quella dell’uomo e del suo Habitat.

 

Francesca Scaringi

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