“M – il figlio del secolo” è una miniserie televisiva, tratta dall’omonimo romanzo del 2018 di Antonio Scurati, uscita su Sky Atlantic il 10 Gennaio 2025, che negli ultimi mesi ha fatto molto discutere. Diretta da Joe Wright, regista di “Orgoglio e pregiudizio” (2005) e de “L’ora più buia” (2017), sceneggiata da Stefano Bises e Davide Serino e recitata magistralmente da Luca Marinelli nel ruolo di “M”, questa serie offre uno spaccato tra lo storico e il surreale.
Ogni cosa si articola attraverso gli occhi del protagonista, di cui noi spettatori sappiamo ogni pensiero, con costanti rotture della quarta parete, e la trama si muove con lui. La serie parte con la fondazione dei Fasci di combattimento nel marzo 1919, concludendosi con il tragicamente famoso discorso del gennaio 1925, tenuto in Parlamento dopo la morte di Giacomo Matteotti. La trama si muove a metà tra l’avvenimento storico e il romanzato: ovviamente non possiamo conoscere i pensieri reali di una persona vissuta cent’anni fa, e in questo aspetto, tutta l’eccellenza presente in questa produzione si dà da fare per offrire un quadro originale e terribile. La regia, quando può, ama rimanere fissa sul viso di Marinelli, in mezzo a tutti gli avvenimenti, lasciandogli la possibilità di dimostrare le sue grandi capacità attoriali, dando un senso di asfissia allo spettatore; questa sensazione è ulteriormente potenziata dalla musica (colonna sonora di Tom Rowlands, The Chemical Brothers), incessante anche nelle scene della violenza efferata delle camicie nere, e dalla scenografia, che fornisce uno spaccato dell’alta società italiana, immersa tra il futurismo e l’Art Déco, dove ogni stanza sembra chiudersi sullo spettatore.
Perché una serie come “M – il figlio del secolo” è importante oggi? Questa serie non è spaventata dal mostrare la violenza, la repressione e la paura causate dal regime fascista, critica fortemente tutte le parti politiche che si sono astenute o si sono allineate ad esso, sia ciò per paura delle conseguenze, per aver sottovalutato il fenomeno o nella speranza che i fascisti contenessero la minaccia costituita dal partito comunista. Oggi ci troviamo in una congiuntura storica estremamente complessa, dove la paura torna ad essere un fattore importante e la tendenza a far finta di niente è molto forte. La politica (interna ed estera) è tornata ad usare linguaggi più vicini a quelli usati proprio negli anni 20 e 30 del secolo scorso.
Durante il discorso del 3 gennaio 1925, Mussolini sfidò apertamente il Parlamento ad attivare l’articolo 46 dello Statuto Albertino e a deporlo, ma il Parlamento, composto oramai solo da fascisti e da forze liberali(vista la “secessione aventiniana” dei comunisti e socialisti), rimase ammutolito dinanzi alle minacce, lasciando che l’aula parlamentare rimanesse avvolta nel silenzio. Oggi più che mai è fondamentale imparare dagli errori di ieri, ed essere pronti a proteggere i nostri valori, perché nessuno lo farà per noi. Il silenzio non salva nessuno.