Le avventure di Alice nel paese delle Meraviglie è stato e rimane uno tra i libri col più grande successo di pubblico, di critica, col più alto numero di ristampe, riedizioni, adattamenti cinematografici, citazioni e omaggi in ambiti artistici che spaziano dal fumetto al rock psichedelico, fino a essere persino rielaborato come simbolo per campagne antidroga, sfruttandone l’enorme popolarità.

Tutti l’abbiamo letto almeno una volta, in lingua originale magari, da piccoli o quando avevamo già superato largamente la soglia d’età per rientrare nel range della letteratura per ragazzi. Per gli affezionati Disney è impossibile dimenticarne la trasposizione in film d’animazione, e per i cinefili il successo riscosso dalle pellicole relativamente recenti, quali la dark Alice in Wonderland di Tim Burton (2010), non sarà certo passato inosservato.

Contrapposto alla celebrità della piccola Alice e delle sue avventure è l’ombroso profilo del suo creatore e autore, Lewis Carroll. Figura così coperta ancora da un intrinseco mistero, che studiosi, ricercatori e comuni appassionati non riescono a sciogliere il nodo della sua complessa personalità. Tante le insinuazioni, le smentite, i patteggiamenti arguiti sulla vita di un uomo che appare interessantissimo nella sua vita dall’apparenza monocorde e pacatamente “vittoriana”.

Un giovane Charles Dodgson
Un giovane Charles Dodgson

Partendo dal nome, che era in realtà Charles Lutwidge Dogson, il grande pubblico non conosce granché di questa mente straordinariamente portata per i rompicapi aritmetici, i limerick, la logica e il non-sense. Non è un caso che la sua professione principale fosse quella di docente di matematica, nel prestigiosissimo e grigio College di Oxford.

Dimenticatevi lo Stregatto, la Regina di Cuori, pozioni rimpicciolenti, il Brucaliffo, interminabili cerimonie del tè e indovinelli in rima.

“Matto per le bambine- lettere e ritratti” non è niente di tutto questo. È l’intimità di una personalità complicata e affettivamente irrisolta, messa nero su bianco. O, meglio, porpora su bianco, vista la scelta di Stampa Alternativa di riproporre nel colore dell’inchiostro usato da Carroll i pezzi più interessanti del suo fittissimo epistolario, che copre l’arco trentennale che va dalla maturità fino agli ultimi mesi di vita dello scrittore.

Copertina di "Matto per le bambine"
Copertina di “Matto per le bambine”

Figlie di colleghi, ragazzine avvicinate al parco, in spiaggia, in treno: le piccole amiche che hanno costituito i legami imprescindibili della vita affettiva dello scrittore e matematico sono le destinatarie esclusive dei suoi fiumi di parole. Zingarelle, fatine, pastorelle, principesse: gli sguardi delle piccole amiche di penna ci accompagnano nella lettura, fissandoci dai bellissimi ritratti fotografici inseriti tra le pagine. Tra le altre cose, infatti, il professor Dodgson fu tra i primi appassionati a cimentarsi nella nascente arte della fotografia, e con risultati più che professionali.

Le lettere della raccolta sono frammenti di una personalità istrionica, capace di usare la penna in modo suadente, che decostruisce, reinventa, piega gli oggetti e gli eventi del quotidiano alle necessità della sua esplosiva immaginazione, alle esigenze del non-sense, del calembour, dei gustosissimi giochi di parole – rifugio e arma per questo bizzarro professore dall’aspetto innocuo e timido, che sfoga un’insospettabile frenesia esibizionistica sommergendo le sue piccole amiche di inviti, poesie, rompicapo, dichiarazioni, recriminazioni, con la schizofrenia dell’innamorato perso. – e, non in ultimo, all’intrattenimento allettante delle sue giovanissime corrispondenti.

Il libello presenta due utili saggi, in apertura e in chiusura. I lettori con il gusto per l’analisi freudiana di questi scritti «usati per eludere, sviare; e non per esprimere e comunicare» saranno accontentati dalla rigorosa postfazione di Giorgio Bubbolini, che tenta di chiarire il dibattito (ancora controverso e aperto) sulla presunta pedofilia che oggi farebbe del mite professor Dodgson il protagonista di un grande scandalo e che, nella rigida società ottocentesca, appariva un puro interesse estetico e indice di sensibilità.

la piccola Alice Liddell, musa di Dosgson per "Alice in Wonderland" e da lui immortalata
la piccola Alice Liddell, musa di Dosgson per “Alice in Wonderland”

Tutto questo, però, solo a fine lettura, dopo aver seguito la prefazione di Carla Muschio, che apre la breve raccolta invitandoci a una fruizione scevra da pregiudizi, a goderci la scorrevolezza dell’inchiostro che questo giullare possessivo ha versato per le sue compagne di merenda e muse ispiratrici.

Non ci è dato prosciogliere Carroll dall’ombra incombente di pedofilia, né tantomeno condannarlo in contumacia. E questo libro non vuol guidarci né nell’uno né nell’altro senso: il suo scopo è restituirci l’universo psicologico e concretamente umano di colui che pare, da tradizione, essere solo l’impalpabile personaggio di un limerick.

 

 

Valentina Cela

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