Con il romanzo “Mille splendidi soli”, Khaled Hosseini ci racconta la storia di due donne che si ritrovano a condividere un destino comune, una vita fatta di violenze, di rinunce e di sofferenze, com’è del resto la vita di tante donne afghane. “Mille splendidi soli” di Khaled Hosseini: la dura lotta delle donne afghane nella conquista dei propri diritti Direttore responsabile: Claudio Palazzi
Il titolo trae ispirazione dai versi del poeta Saib-Tabrizi che nel XVII secolo scrisse a proposito di Kabul: “Non si possono contare le lune che brillano sui suoi tetti, né i mille splendidi soli che si nascondono dietro i suoi muri.”

E sono proprio queste le parole che la madre ripeteva a Mariam quando era piccola. Mariam, la prima protagonista di questo romanzo, è una harami, ovvero una figlia illegittima, e fin da piccola si trova a fare i conti con questa sua condizione che le impedisce di essere accettata dal padre, nei confronti del quale nutre comunque un profondo affetto e una grande ammirazione. Anche quando sua madre muore non riesce a suscitare alcun tipo di emozione da parte del padre e infatti, dopo poco tempo che si era trasferita a casa sua, Mariam viene obbligata a sposare Rashid, un uomo più grande di lei che in seguito si rivelerà molto violento.

La seconda protagonista è Laila, figlia di una donna di nome Fariba, un tempo conoscente di Mariam. A soli quattordici anni Laila perde la sua famiglia a causa di un razzo che fa esplodere la casa in cui viveva con i genitori, i quali avevano appena deciso di partire per il Pakistan per scappare dalla guerra divenuta insostenibile. Fortunatamente Laila viene salvata e accudita da Mariam e Rashid. Quest’ultimo, affascinato dalla bellezza della ragazza, riesce a convincerla a sposarlo facendole credere che Tariq, il ragazzo di cui Laila è innamorata, sia morto in Pakistan. Sapendo di essere incinta proprio di Tariq, Laila accetta la proposta e finge che la sua gravidanza sia frutto del rapporto sessuale avuto con Rashid.

Per le due donne inizia così un rapporto fatto prima di tensioni e di competizione (anche a causa del marito di Mariam che non perde occasione per maltrattarla, facendole notare quanto lei sia invecchiata e quanto Laila sia molto più bella). Tuttavia, dopo aver scoperto che il figlio maschio tanto sperato e atteso da Rashid in realtà è una bambina, Laila si ritroverà a subire le stesse violenze e cattiverie che l’uomo riservava esclusivamente a Mariam. Nascerà quindi un rapporto di solidarietà e di complicità tra loro, si affezioneranno l’una all’altra sopperendo alle mancanze che entrambe hanno avuto da bambine e che si riconoscono a vicenda. Laila scorge in Mariam quell’affetto materno che le è tanto mancato poiché sua madre è sempre stata più legata ai suoi fratelli, e Mariam, non avendo avuto figli, può finalmente sentirsi mamma aiutando la ragazza a crescere la sua bambina. Ma la loro amicizia è molto più di tutto questo perché sarà la molla che porterà Mariam, dopo l’ennesimo episodio di violenza di Rashid nei confronti di Laila, a trovare il coraggio di ribellarsi a suo marito, con delle conseguenze estreme con cui dovrà fare tragicamente i conti ma che le permetteranno di sentirsi finalmente libera dopo una vita di sole sofferenze.

Le vicende delle due protagoniste si svolgono sullo sfondo di vari conflitti che hanno coinvolto l’Afghanistan dagli anni ’70 al 2003. I principali avvenimenti che il romanzo di Khaled Hosseini ripercorre vanno dal regno di Zahir Shah al colpo di stato del presidente Daoud, dall’invasione sovietica alla ribellione e all’affermazione del regime dei talebani, fino alla sconfitta di questi ultimi ad opera delle truppe americane.

L’autore descrive un paese dilaniato dai conflitti tra i gruppi etnici, dalla povertà e dalle violenze. Ma soprattutto, attraverso le vite di Mariam e Laila, Hosseini racconta il destino particolarmente difficile delle donne afghane che da molto tempo sono costrette a subire le discriminazioni di una società che le considera inferiori agli uomini.

Nonostante il venire meno dell’oppressivo dominio dei talebani, infatti, l’Afghanistan è ancora testimone di violenze nei confronti delle donne. Nelle zone rurali per esempio continuano a persistere i matrimoni forzati, violenze domestiche, fisiche e psicologiche.

Per questo motivo “Mille splendidi soli” rappresenta un vero e proprio raggio di sole in tutta l’oscurità che avvolge il paese in cui vivono Mariam e Laila. La loro storia è la dimostrazione di quanta forza possa celarsi nelle donne anche quando cedere sarebbe più facile che resistere.

Un romanzo che racchiude tristezza, rabbia e disgusto per uomini come Rashid che non vengono puniti per il male che causano alle donne, ma trasmette anche gioia e commozione per la presenza di personaggi come Tariq e Hakim (il padre di Laila). Il loro essere premurosi e amorevoli con le donne che amano, dimostra infatti che delle eccezioni al sistema maschilista e patriarcale della società afghana possono esistere. E questo, da parte di Hosseini, è senza dubbio un bellissimo messaggio di speranza.

Per concludere, con le sue quattrocento pagine “Mille splendidi soli” vuole essere un inno al coraggio delle donne e alla speranza che non è mai tardi per iniziare a sognare e per lottare per una vita migliore.

Ma è soprattutto un invito per noi occidentali a riflettere su quanto la strada per l’emancipazione femminile e per il rispetto dei diritti umani sia ancora lunga da percorrere. Perché nel mondo esistono tante donne che hanno vissuto (o continuano a vivere) quello che hanno passato Mariam e Laila, ma non tutte hanno la fortuna di raccontare la propria storia, di far sentire la propria voce. L’autore riesce benissimo nel suo intento di sensibilizzazione su tematiche così importanti e delicate che molto spesso, nel nostro paese, vengono date per scontate e ci rende consapevoli dell’esistenza di una realtà che è stata ignorata per molto tempo e che, in un certo senso, continua a restare nell’ombra.

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