Donald Trump è pronto per il suo secondo mandato al comando del governo statunitense, e ciò che è chiaro è che il suo ritorno alla Casa Bianca è destinato ad avere un impatto importantissimo, se non addirittura rivoluzionario. Ciò avverrà sia sul livello della politica estera, che di quella interna, ed è interessante quindi tentare di individuare quali saranno i suoi ambiti d’azione e le possibili conseguenze.
Proviamo quindi a suddividere tale ragionamento in 4 macro temi:

Politiche isolazioniste
Trump ha dichiarato che inizierà con lui una nuova Età dell’Oro per gli USA, concentrandosi sulla prosperità economica, sull’indipendenza energetica e sulla crescita industriale. La sua politica infatti, predilige gli interessi nazionali, riducendo il coinvolgimento internazionale.
Già durante il suo primo mandato, tale principio aveva suscitato tensioni con i suoi alleati storici, i quali si sono visti aumentare i dazi senza chiare giustificazioni.

Per esempio, il rapporto fra Cina e USA è probabilmente la più importante relazione bilaterale al mondo. Durante la sua campagna elettorale, Trump ha proposto l’imposizione di tariffe al 60% su tutti i prodotti di importazione cinese.

Di fronte a una tale prospettiva, Pechino vuole attuare una strategia che punti ad una maggiore autosufficienza tecnologica e ad un accumulo di riserve finanziare per sostenere l’economia interna, che ora è diventata anche più fragile rispetto al 2016.

Per quanto riguarda il conflitto russo-ucraino, in molti hanno notato la presenza di numerosi esponenti ostili all’Ucraina fra la cerchia dei fedeli del neopresidente, ma l’attuale condizione internazionale lo forzerà probabilmente a proseguire il supporto militare contro Putin.

Il risultato di questo conflitto è di forte interesse per la Repubblica Popolare Cinese, poiché influenzerebbero la ponderazione di una possibile invasione di Taiwan. Essendo la Cina considerata da Trump come la principale minaccia per gli Stati Uniti, una repentina fine del sostegno americano all’Ucraina minerebbe ulteriormente la credibilità americana, come accadde in seguito al ritiro dalle truppe dall’Afghanistan.

In Medio Oriente, Trump rivendica pieno sostegno a Israele, il quale avrebbe l’unica colpa di non aver terminato la guerra in fretta.

Analisi delle nomine
Donald Trump non ha nemmeno aspettato la proclamazione ufficiale della vittoria e ha subito cominciato a lavorare sulla sua nuova amministrazione, convocando i suoi collaboratori più stretti appena dodici ore dopo la chiusura delle urne.
Gli obiettivi del suo mandato, e quindi anche del suo team, si concentrano sui conflitti in Ucraina e Medio Oriente, sulla crisi migratoria, sui rapporti con la Cina, l’inflazione e il debito pubblico.

Susie Wiles è per esempio la prima donna a essere stata nominata capo di gabinetto nella storia americana, coi compiti quindi di gestire l’agenda del presidente e fungendo da intermediaria fra Trump e il resto del governo.

Si tratta quindi della donna più potente di Washington, anche se le si rimprovera la poca dimestichezza con l’ambiente. E’ però considerata l’unica persona capace di tenere testa al presidente eletto.

Una figura sicuramente controversa è quella di Tom Homan, considerato “lo zar del confine”. Fu gestore delle politiche migratorie con Obama e architettò la controversa politica di tolleranza zero, separando oltre 4000 famiglie al confine messicano fra il 2017 e il 2018.

Sostenne la tesi infondata secondo cui sarebbero stati fatti entrare nel Paese degli immigrati irregolari per aiutare la candidata democratica Kamala Harris a vincere le elezioni. Secondo questa teoria, Biden e la Harris avrebbero reso i confini non sicuri di proposito in virtù di un vantaggio politico futuro, pensando che chi entrava sarebbe stato un futuro elettore democratico. L’idea prende il nome di “Teoria della grande sostituzione dei bianchi”.

Stephen Miller, vice capo del gabinetto, è stato invece l’architetto delle politiche più controverse del primo mandato di Trump. Un esempio è il “Muslim Ban”, che vietava l’ingresso negli USA ai cittadini di diversi paesi musulmani. Fu accusato di promuovere politiche xenofobe e razziste, tanto da essere considerato eccessivamente divisivo anche da alcuni esponenti repubblicani. I suoi detrattori lo considerano un simbolo di un’era politica divisiva e intollerante.

Citiamo anche Mike Waltz come consigliere per la sicurezza nazionale, quindi coordinatore della politica estera e della difesa americana, Kristi Noem per la sicurezza interna (un ministero creato dopo l’11 settembre 2001) o Marco Rubio come segretario di Stato (l’equivalente del ministro degli esteri), il quale in passato fu uno dei critici più feroci di Trump, per poi migliorare i rapporti quando divenne presidente per la prima volta.

Il ruolo di Elon Musk
L’uomo più ricco del mondo è ora alla guida di un nuovo dipartimento federale, chiamato “Dipartimento per l’efficienza del governo”. E’ considerato “Il progetto Manhattan del nostro tempo”, quindi viene paragonato al programma che portò alla creazione ed utilizzo della bomba atomica.

Musk avrà poteri straordinari di supervisione e intervento, operando come una sorta di super revisore dei conti in modo tale da snellire la burocrazia federale. In questo modo, sarà facilissimo per lui mantenere il controllo delle proprie aziende private, evitando i vincoli etici delle cariche governative tradizionali e assicurandosi quindi un trattamento governativo favorevole.

Questi tagli alle regolamentazioni permetterebbero addirittura un’accelerazione nei progressi di SpaceX per arrivare il più presto possibile su Marte. Anche la NASA ha investito più di 15 miliardi di dollari in SpaceX, il quale sta anche sviluppando una rete di centinaia di satelliti spia con un’agenzia di intelligence statunitense.

Dopo l’elezione di Trump, le azioni di Tesla sono aumentate del 15%, e le fortune potrebbero aumentare o diminuire a seconda del trattamento che Trump riserverà alle politiche, schemi normative e sussidi che regolano i veicoli elettrici ed autonomi.

Ovviamente questo proposito di accelerare l’innovazione americana è anche mirato a battere la competizione tecnologica cinese.

Inizialmente Elon Musk aveva apertamente criticato Trump per essersi ritirato dagli Accordi di Parigi, e quindi sulle sue posizioni sul cambiamento climatico.
I due però si sono trovati di comune accordo in merito alla libertà di parola, lotta all’ideologia woke, critiche i media e opposizione all’immigrazione, e l’attentato al neopresidente nel luglio 2024 ha sancito la loro alleanza, insieme alla donazione tramite l’American Pac di Musk che ha sostenuto Trump con più di 100 milioni di dollari.

Risvolti culturali e sociali interni
Bisogna ricordare che il potere politico statunitense, a differenza di quello del nostro paese, deve fare i conti con i poteri di ogni Stato, autorevoli ed autonomi. In generale, ci sarà però più rigore nelle politiche immigratorie (completamento del muro con il Messico e leggi ancora più restrittive) e le politiche fiscali si concentreranno sul ridurre la spesa pubblica. Vuole quindi ridurre l’inflazione incentrando i piani economici sui tagli fiscali.

Desidera inoltre abolire la tassa sui pagamenti della previdenza sociale per i pensionati  e far tornare il tema dell’aborto sotto il controllo statale, pur lasciando ai singoli Stati la libertà di decidere.

A livello sociale, l’elemento chiave del sostegno e vittoria di Trump è il consenso fra le classi medie e popolari a seguito del loro impoverimento, quindi essi ora si interessano molto a quegli effetti dell’inflazione che avevano generato scontento durante il governo di Biden.

Si basa in sintesi su una combinazione di idee molto articolata in un paese che ha livelli di diseguaglianza estremamente elevati, puntando a perseguirle affidandosi al suo intuito e alla sua scaltrezza.
Donald Trump incarna la libertà anarchica dell’uomo al comando contro gli apparati e sistemi tecnologici ed istituzionali.

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