Roma rappresenta nell’immaginario comune una città magica dove bastano poche ore per innamorarsi, ma la sua bellezza sta nell’essere così maledettamente affascinante e allo stesso tempo degradata e caotica. Questo dualismo sfocia in un sentimento di amore e odio che è la chiave di tutto. Vivere a Roma rappresenta una sfida: non è detto che si riesca ad uscirne vincitori. Odi et amo: uno sguardo su Roma Direttore responsabile: Claudio Palazzi
Ma, in fondo, come direbbe Goethe “Non c’è che una Roma al mondo”.

Tra ieri e oggi: il cambiamento della città Eterna

Nell’ultimo secolo Roma ha subito innumerevoli cambiamenti sia a livello urbanistico e architettonico che in ambito culturale e artistico.

Dopo l’occupazione nazista e alla fine della Seconda Guerra Mondiale, Roma era una città distrutta, che usciva da un periodo difficile e da una povertà estrema.

Nelle case non arrivava l’acqua a causa del danneggiamento dell’acquedotto durante i bombardamenti; non vi era il gas perché i nazisti in ritirata avevano fatto saltare il gasometro. Non vi erano mezzi pubblici efficienti e la luce veniva erogata a giorni alterni. Insomma, interi quartieri erano stati distrutti e molte persone erano rimaste senza casa, ammassate in edifici scolastici o sotto archi di acquedotti romani. I bambini passavano le loro giornate per strada, provenivano dalle borgate romane, ambienti degradati dove era abitudine la vita di strada.

Nonostante la povertà, i romani seppero reagire: anno dopo anno la città ricominciò a vivere, sempre più dinamica e carica di aspettative e speranze, stimolava l’intelletto e la curiosità di molti artisti sia italiani che stranieri. L’atmosfera ricca di entusiasmo e amabilità si univa al fascino naturale della città, che ospita tra i più bei monumenti del mondo. Parliamo della Roma di Fellini, di Pasolini, di Moravia e Flaiano, un centro culturale dove poter trovare ispirazione. Inoltre, fu protagonista di eventi storici e politici che segnarono il nostro Paese.

Negli ultimi anni sono nati nuovi quartieri, nuovi centri commerciali e ipermercati che sono diventati rifugio per la comunità. I problemi della città sono aumentati e il degrado appare molto più evidente. Una città in declino che cerca di rialzarsi a fatica.

La Roma degli anni 60 sembra un lontano ricordo, così lontana e diversa che può esistere solo nei film di Fellini. Una città che faceva invidia alle grandi metropoli europee e che oggi, nel bene e nel male non esiste più.

Effetto pandemia. Come è cambiata Roma

Da un anno le nostre vite sono cambiate, ci siamo abituati ad indossare la mascherina e a rispettare quelle avvertenze per mantenere la distanza sociale. Questi comportamenti hanno modificato il nostro modo di vivere la città.

Abbiamo detto addio ad autobus pieni la mattina, ai turisti che affollano le vie del centro e nei maggiori luoghi d’interesse. È passato un anno da quando i sabati sera non sono più pieni di giovani che si riuniscono nelle piazze, dalle risate che riecheggiano tra i vicoli e forse qualche clacson di troppo.

Insomma, manca quello spirito “romano”, quell’atmosfera magica tipica di Roma. I negozi del centro sono chiusi, chi ha fallito e chi non se la sente di riaprire per pochi giorni, le strade e i luoghi più frequentati normalmente sono vuoti e isolati, non ti imbatti in macchinette fotografiche o zaini troppo pieni. È un’atmosfera malinconica, grigia che, però, ha lasciato spazio a sentimenti positivi. I cittadini romani hanno riscoperto la propria città, partendo dai propri quartieri; hanno riscoperto il senso di solidarietà che nelle grandi metropoli viene messo da parte.

Purtroppo, la pandemia ha accentuato problematiche sociali già ben radicate nel territorio, ad esempio l’allontanamento dei ragazzi dalle scuole soprattutto nelle zone dove vi è vuoto istituzionale.

La doppia faccia della medaglia

“Da qua si vede tutta Roma” è la classica frase che un turista si sente dire quando mette piede in città. Ed effettivamente è così.

Non puoi non rimanere incantato dai monumenti immensi, dalla grandezza della Cappella Sistina, dal cupolone, dal famosissimo Colosseo, dalle stradine di Trastevere e i locali di tendenza di Testaccio. Non puoi rimanere ammaliato da quartieri nuovi come l’EUR o quartieri popolari che sono diventati simbolo di ribellione sociale.

Gli aspetti positivi di vivere a Roma vengono surclassati dagli aspetti negativi, che non rendono vivibile la città. Prima di tutto il problema del traffico cittadino e degli spostamenti; i mezzi pubblici sono disastrati, sovraffollati e poco efficienti; una città sporca, che non ha cura dei luoghi pubblici comuni, dove le politiche sociali non sono sufficienti per le continue domande dei cittadini.

Una classe dirigente incapace di amministrare una città con due milioni di abitanti, inadeguata e inesperta. Non si investe in politiche abitative, sociali e ambientali, si ha quasi il timore di rischiare, di sporcarsi le mani. Questo atteggiamento di non curanza e di superficialità si riflette anche nel comportamento di molti romani che non hanno a cuore lo spazio pubblico.

Quindi, le tradizioni e il folklore romano necessitano di politiche in grado di far risplendere la città e di abbandonarla a sé stessa.

Roma raccontata da Federico Fellini

Nell’Ottocento erano gli stranieri a raccontare Roma, nel Novecento finalmente saranno gli italiani: uno tra questi Federico Fellini, romano per adozione.

Aldilà dell’immensità delle sue opere cinematografiche, quello che colpisce di più è il rapporto che il cineasta aveva con Roma, che paragonò ad una madre con la quale  instaurò dinamiche conflittuali e complicate.

Arrivato a Roma a diciannove anni, la prima sensazione che ebbe fu quella di un quadro pittoresco ma allo stesso tempo grottesco e confusionario popolato da voci caotiche e chiassose. Un mix tra la povertà degli anni del Dopoguerra e i colori e la spensieratezza degli anni ’60 e ’70. Questo connubio è presente soprattutto nel film Roma, uscito nelle sale cinematografiche nel 1972.

L’idea fu quella di descrivere Roma come fosse un documentario, ma il risultato fu sorprendente: un film caratterizzato da sequenze disconnesse che formano un quadro. Grazie alla narrazione di Fellini Roma appare la città dalle mille voci, della grande bellezza con le mille contraddizioni, dal popolo diffidente e “caciarone”.

Questa visione può essere racchiusa nel cameo con Anna Magnani che passeggia di notte nelle vie di Trastevere. La voce fuori campo di Fellini insegue l’attrice definendola “il simbolo della città”. Una Roma vista “come lupa e vestale, aristocratica e stracciona, tetra e buffonesca”, questo ad indicare le due anime contraddittorie della città.

Quindi, è la rappresentazione più autentica e terribile della città, dipinta in chiave pittorica surrealista.

 Conclusione

Roma è una città contraddittoria, carica di gloria e di polvere che i secoli si sono lasciati indietro. È il palcoscenico della storia degli uomini, dei loro sentimenti e delle loro gesta. È stata la musa ispiratrice di artisti, una città con mille facce, di angoli nascosti e viste mozzafiato. È la madre con la M maiuscola, che imponente e immensa, non può che non essere amata.

Roma è tutto questo: è quella descritta nei libri di storia, nei dépliant turistici, è la realtà cruda di Pasolini e quella torbida di Moravia.

È caos e bellezza.

Insomma, citando il grandissimo Eugenio Montale «È una città provvisoria, vive sul provvisorio: però questo provvisorio è costituzionale, eterno e probabilmente non finirà mai».

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