La città di Roma attira persone da tutto il mondo, con scopi e propositi diversi, le quali ogni anno si riversano all’interno della Capitale: c’è chi vi si reca semplicemente in visita per un po’ di giorni, a vedere la miniera culturale che questa città offre, dall’antichità ai tempi moderni, un vero e proprio scrigno di storia; c’è chi vi si reca attirato dalle offerte lavorative che si offrono in numero oggettivamente maggiore rispetto alle piccole città; c’è infine, ultimo ma non ultimo, chi invece vi si reca per approfondire i propri studi, sia in ambito scientifico che umanistico, artistico e storico, poiché certo nessuna città in Italia più di Roma è in grado di offrire una così grande diversità e profondità.

Senza enumerare tutte le scuole, le università e le accademie presenti a Roma, mi concentrerò sull’università pubblica che, sia per nome, per qualità e grandezza subito viene in mente a chi pensa di andare a studiare nella Capitale, ovvero La Sapienza.

Un’università storica

Fondata nel 1303 da papa Bonifacio VIII, dopo che questi aveva “convinto” il suo predecessore Celestino V ad abdicare, la sede dello Studium Urbis viene aperta fuori dalle mura della Città del Vaticano. Ci si rende però conto che le dimensioni non sono sufficienti per il gran numero di studiosi che ogni anno vengono chiamati nella storica Capitale d’Occidente. Opinioni a confronto: L’Università La Sapienza

Nel 1431, papa Eugenio IV comperò dunque alcuni edifici nel rione Sant’Eustachio tra Piazza Navona e il Pantheon (oggi sede dell’Archivio di Stato) e li assegnò ad uso dello Studium Urbis.

Nel 1660 la sede si spostò nel palazzo in Corso Rinascimento, sul cui portone principale vi è l’iscrizione alla quale La Sapienza deve il suo nome: Initium Sapientiae timor Domini.

La sede attuale alla quale siamo tutti familiari è stata invece costruita in tempi decisamente recenti, durante il ventennio fascista, e inaugurata in una sfarzosa cerimonia alla presenza della famiglia reale nel 1935.

Il Fascismo aveva certo capito la grande importanza che a livello propagandistico poteva avere l’università, e quindi era nei suoi interessi promuovere non solo una sua rinnovazione, ma una vera e propria rinascita, controllando non solo gli spazi fisici in cui questa educazione avveniva, ma anche i professori.

Nel 1931, infatti, i professori vennero obbligati a prestare giuramento al regime fascista, pena la perdita della cattedra: su 1200 professori italiani solo in 12 hanno il coraggio di non abbassare la testa al regime, perdendo poi il lavoro.

Fra questi professori, quattro insegnavano alla Sapienza: Ernesto Buonaiuti, professore di storia del cristianesimo, Giorgio Levi Della Vida, professore di studi orientali, Vito Volterra, professore di matematica e fisica, Gaetano De Sanctis, professore di storia antica.

Finito il periodo fascista e la guerra, La Sapienza si troverà a vivere in prima persona le vicende burrascose degli anni Settanta, Ottanta e Novanta, con il boom economico e gli anni di piombo, durante i quali l’università vede l’assassinio di due professori: Vittorio Bachelet, professore di diritto pubblico ucciso nel 1980 dalle Brigate Rosse in un agguato alla Sapienza; Ezio Tarantelli, professore di Economia Politica ucciso nel 1985 sempre dalle Brigate Rosse nel parcheggio dell’Ateneo. Opinioni a confronto: L’Università La Sapienza

La Sapienza in numeri

Secondo i dati dell’Ustat l’università La Sapienza conta, per l’anno accademico 2021/2022, un totale di 107.342 studenti. Con questi numeri La Sapienza si pone come di gran lunga l’università più grande d’Italia, staccandosi dall’università di Bologna di buoni 20.000 studenti (nell’anno 2021/2022 questa università contava un totale di 84.242 iscritti). Basti pensare che questi numeri già in passato erano ritenuti così alti che fra gli anni Settanta e Ottanta si è voluto promuovere altre due università statali: Tor Vergata e Roma Tre, che negli anni hanno raggiunto anch’esse dimensioni considerevoli, pur non paragonabili a quelle della Sapienza (si parla di 27.869 studenti per Tor Vergata e 31.381 studenti per Roma Tre, sempre riguardo all’anno 2021/2022).

Opinioni a confronto

Senza però rimanere attaccati ai puri numeri che, si sa, non sono testimoni affidabili di quella che è la reale esperienza, sono stati intervistati due studenti come campioni di due diversi modi di vita universitaria:

Michele Barale, nato nel 1999 a Cuneo, ha conseguito la Laurea Triennale in Storia dell’Arte all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Ha deciso poi di proseguire i suoi studi alla Sapienza, iscrivendosi al corso di Storia dell’Arte Medievale.

Sofia Piccini, nata nel 2001 a Udine, sta invece conseguendo la Laurea Triennale in Letteratura, Arte, Musica e Spettacolo alla Sapienza.

Opinioni a confronto: L’Università La Sapienza

Michele, avendo fatto un’altra università, hai trovato difficile ambientarti alla Sapienza? Come descriveresti questo primo approccio a questo Ateneo?

Fare un paragone tra Ca’ Foscari e Sapienza è un po’ impari perché si tratta di un’esperienza di tre anni contro una di pochi mesi. Mi sembra però che la Sapienza sia un esatto specchio della città, grande, un po’ disfunzionale ma alla fine bella. Per quanto riguarda la mia esperienza i professori sono tutti molto validi, ma rispetto a come li percepivo a Venezia i professori mi sembrano molto più lontani e distanti. Per fare un esempio, a Venezia non mi era mai capitato di essere interrogato da un’assistente ma sempre dal professore che aveva tenuto il corso, ma capisco che anche questo dipende dal numero di studenti.

Sofia, tu invece fin da subito hai scelto di iscriverti alla Sapienza: come hai vissuto questo ingresso nel mondo universitario?

Il mio contatto con la Sapienza è stato abbastanza graduale ma soprattutto autonomo. Sono sempre stata un po’ esterna al contesto universitario specialmente il primo anno perché sono arrivata con la fine del Covid-19. A poco a poco mi sono ambientata ma non tramite congressi o incontri, ma semplicemente conoscendo altre persone. Non penso che la Sapienza abbia teso una mano verso di me nell’aiutarmi ad ambientarmi, però è anche vero che io intendo lo studio e la vita universitaria in modo molto più autonomo mentre ci sono persone che la vivono più intensamente, per esempio tramite i collettivi. L’approccio comunque per me non è stato così scioccante perché sapevo che stavo andando incontro ad una mole diversa di studio e dinamiche differenti. Direi che è stato molto più complicato abituarmi alla città, conoscere nuove persone e crearmi i miei spazi.

Michele, ambientandosi in un’università si tende a continuare i propri studi magistrali nella stessa. Cosa ti ha spinto a scegliere la Sapienza e Roma per la tua laurea magistrale? Opinioni a confronto: L’Università La Sapienza

Ho scelto Roma e La Sapienza molto per istinto perché mi sentivo che era la cosa giusta da fare. Sentivo di aver bisogno di un radicale cambiamento da quel villaggetto minuscolo che è Venezia a un qualcosa di grande e sconfinato in cui ti capita di incontrare una persona e non rivederla mai più. Oltre a ciò, per quello che sto studiando [storia dell’arte medievale N. d. A.] La Sapienza ha un’ottima tradizione per quello che concerne la mia materia Opinioni a confronto: L’Università La Sapienza

Per concludere, pongo una domanda a tutti e due: alla luce della vostra esperienza fino ad ora, riscegliereste la Sapienza?

Michele: «Sembra ancora troppo presto per darti una risposta però credo che se l’ho scelta è perché la risceglierei. Complessivamente dal punto di vista dell’insegnamento è una scelta valida e anche Roma mi rendo conto che è quello di cui avevo bisogno. La risceglierei dunque per me stesso, ma paradossalmente non la consiglierei ad un’altra persona, le direi di tenere lo sguardo aperto anche per altri posti»

Sofia: «Con le mie possibilità economiche e con il fatto che vivo a Roma sceglierei di nuovo La Sapienza. Se avessi avuto altre possibilità economiche avrei scelto forse un’università privata o comunque qualcosa in cui ci fossero meno persone. Avrei scelto qualcosa in cui lo studente è più seguito e più a contatto con il docente»

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