Qualsiasi sia il dispositivo attraverso il quale stai leggendo questo articolo è, quasi sicuramente, fatto in Cina. Alzando lo sguardo sugli altri oggetti presenti in stanza, in ufficio o in qualsiasi luogo tu sia, la storia è sempre la stessa. Una nazione e una cultura che fino a un secolo fa erano pressappoco sconosciute, oggi, oltre ad avere la seconda popolazione mondiale per numero, è lo stato col valore più alto di esportazioni. Questo significa che la popolazione mondiale “sopravvive” grazie alle industrie e alle produzioni cinesi.
Made in China
La Cina, superficialmente, la conosciamo proprio sul piano economico-produttivo con l’etichetta “made in China”. Dietro a questa formula, associamo: manodopera a basso costo, mancanza di diritti e materiali di scarsa qualità. Come se ciò non bastasse, spesso viene proposto dai vari media, un’ immagine di una Cina predatoria che ha come unico scopo la conquista del mondo. Ciò non significa che la Cina sia un modello perfetto di nazione incompreso da noi occidentali, ma spesso, non c’è una più profonda e veritiera conoscenza di questo paese. Prima di passare ad un argomentazione più approfondita sul piano filosofico-culturle, facciamo una carrellata delle criticità reali e concrete della Cina di oggi. Oltre al “made in China” , ci sono due questioni che segnano la storia contemporanea cinese. La prima ha a che fare con il secolare problema interno del paese che, parte dall’opposizione tra mondo contadino e mondo cittadino, e parallelamente, si riversa sulle comunità non ancora permeate dalla cultura cinese governativa. E’ infatti cosa nota, che il problema principale della Cina, è quello di raggiungere una omogeneità interna al territorio nazionale che, ad oggi, sembra distante. In particolare le due comunità che subiscono le principali pressioni sono quella tibetana e quella uigura. Quest’ultima, presente nel nord-est della Cina nella Regione Autonoma dello Xinjiang, è al centro dell’attenzione della comunità interazionale dopo che sono state rese pubbliche alcune testimonianze riguardo dei “campi di rieducazione”. Poco chiare sono le pratiche utilizzate nei campi, tant’è che, buona parte della comunità internazionale. ha parlato di genocidio. Altra comunità che rischia di scomparire, è quella tibetana. In questo senso troviamo un imponente struttura ferroviaria soprannominata “il treno del cielo” che ha l’intento di accorciare la distanza tra la Cina governativa e il territorio tibetano. Oltre alle problematiche interne, c’è una chiara strategia esterna adottata dalla Cina. In particolare questa segue il modello “win-win”, ovvero, far sì che la volontà cinese si incontri con la volontà di un altro paese generando, apparentemente, vantaggi per ambo le parti. Vedi i vari accordi in Africa dove, nel Gibuti, è presente la prima base militare estera di Pechino o, più vicino a noi, il porto di Trieste, bersaglio delle mire espansionistiche cinesi.
Il “Paese di mezzo”
Altre note strategie geopolitiche della Cina sono: il “filo di perle”, un progetto di acquisizione del controllo delle rotte dell’Oceano Indiano, il continuo tentativo di conquista di Taiwan e il progetto “BRI”. Ora cercheremo di evidenziare alcuni tratti culturali che ci possono aiutare a leggere diversamente il comportamento cinese. Partendo dall’etimologia della parola Cina, comprendiamo immediatamente l’importanza della mediazione. Il nome Cina infatti, significa “Paese di mezzo”. Quest’atteggiamento è rintracciabile fin dalle più antiche tradizioni cinesi. Infatti, nonostante alcune divergenze, le due principali dottrine cinesi, il confucianesimo e il taoismo, esprimono idee fondamentali quali la collaborazione e l’armonia. Confucio insegnava ai suoi seguaci l’importanza di desiderare il benessere degli altri senza trarne alcun profitto. In generale la dottrina confuciana e quella taoista, sono conseguenze di antichi riti e costumi dei contadini cinesi. Le dottrine si sono successivamente sviluppate in senso ortodosso per giustificare e legittimare il potere imperiale. Quindi è radicato nel pensiero cinese il senso del giusto mezzo sia nelle relazioni personali sia per le relazioni tra Stati. E’ essenziale creare un ambiente armonioso nei rapporti con gli altri. Nella dottrina confuciana sono presenti le 5 principali relazioni: padrone-servo, padre-figlio, marito-moglie, fratello maggiore-fratello minore, amico-amico. Un’altra concezione che ha a che fare con l’armonia, è la ciclicità delle stagioni. Questo susseguirsi e alternarsi di momenti, ognuno con una propria funzione, è rintracciabile anche nell’antica idea dello Yin e Yang.
“Tianxia”
Conseguenza di questa necessaria armonia è il rispetto che si ha verso tutto ciò che è altro. L’altro non è negazione di me stesso e neanche un opposizione alla mia realizzazione. Qui subentra una visione d’insieme che fa da sfondo a tutto il pensiero cinese, il “tianxia”. Questa espressione si traduce con: “tutto ciò che è sotto il cielo”. Si esprime così tutto il senso universale che serpeggia nella filosofia cinese. Sul piano “micro”, dunque, ci sono dei doveri che derivano dai vari tipi di relazione, sul piano “macro” c’è bisogno di pace e di armonia. Questo è il linguaggio che la Cina ha radicato in sé quando si relaziona sul piano internazionale. Ciò non significa che il “Paese di mezzo” ha intenzione di creare uno stato mondiale unico a giuda cinese, ma che, per sua natura, ha la priorità di cooperare e di dialogare con tutti gli stati.
Amici o nemici
Abbiamo cercato di elencare, seppur molto sinteticamente, alcuni dei principali concetti culturali e filosofici cinesi. La realtà e i suoi interpreti non sempre coincidono con le idee di pace, di armonia e di collaborazione che fondano il pensiero cinese. Da questa discrasia nascono timori e paure di chi, l’avanzata cinese, la legge solo sotto il punto di vista della grande potenza in espansione. In un mondo pienamente globalizzato, la filosofia cinese sembra essere quella vincente o quantomeno quella più “conveniente”. Se non si conoscono i veri riferimenti culturali cinesi, la risposta più superficiale, sarà quella del “partito preso”. Finendo così per sentirsi amici o nemici di uno stato che, apparentemente, vuole conquistare il mondo senza mezzi termini. Per essere davvero “saggi”, figura fondamentale nelle dottrine cinesi, dobbiamo andare oltre. Dobbiamo comprendere le radici e le diverse sfumature, i simboli e i linguaggi di questa cultura. Una volta fatta conoscenza di quei sentimenti, sarà possibile trovare una strada armoniosa per la pace.