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Il giorno di ogni abitante di Roma incomincia con l’incertezza. Arriverò in tempo a lavoro o all’università? Il mio viaggio sarà tranquillo e regolare, oppure a cena racconterò dell’ennesimo guasto che mi ha fatto arrivare in ritardo?
Pur essendo una delle principali capitali europee, con una storia e cultura da fare invidia a tutti; Roma non è famosa per l’efficienza dei suoi mezzi di trasporto, in particolare la metro. La città romana è dotata di tre linee metropolitane, una scarsità in confronto ad altre città internazionali. Tale mancanza è dovuta anche alla conformazione particolare di Roma, con numerosi resti archeologici ancora celati nelle sue fondamenta e che, in parte, precludono la costruzione di ulteriori linee. Un esempio è dato dalla più recente linea C, in costruzione dal 2007 e i cui scavi hanno portato più volte alla luce antichi reperti storici, rallentandone di conseguenza il completamento.  Ancora oggi essa non è terminata.
Le altre due linee metro sono la A e la B. Di quest’ultima c’è in atto una petizione per la sua inefficienza: https://chng.it/bJHH2ZvBc5.
Per meglio analizzare e riportare lo stato delle reti di trasporto metropolitane, ho deciso di fare una gita alla scoperta della metro di Roma. Armata di telefono, abbonamento dei mezzi e una buona dose di pazienza, inizio la mia giornata per la underground della capitale.

Un biglietto di andata

Il mio punto di partenza è Termini, la principale stazione di Roma. Qui arrivano e partono la maggior parte dei treni che collegano la città con il resto della penisola e con l’aeroporto di Fiumicino. Inoltre, è anche la sosta prediletta di autobus e flixbus. Per quel che riguarda la metro, invece, Termini è la fermata che collega la linea A con la linea B. A causa di queste sue caratteristiche, la stazione è costantemente affollata di cittadini e turisti che si muovono in tutte le direzioni. Per spostarsi bisogna talvolta farsi strada a gomitate, e perdersi è molto facile. L’entrata della metro è ben segnalata da appositi cartelli recanti le lettere di rifermento delle linee, ma una volta passati i tornelli, giungere alla giusta fermata che va nella direzione desiderata diventa un inferno. Mi ricordo ancora le mille volte che mi sono persa nei sottopassaggi quando ho iniziato ad andare in università. Scale e scale mobili che portano ovunque, mi domando davvero come facciano coloro che vengono a visitare la città per la prima volta.

di Laura Victoria Padure

Come itinerario della mia escursione ho scelto di percorrere la linea B, la più antica di Roma. Iniziata durante il regime fascista, la linea B venne inaugurata nel 1955 e prevedeva solo 10 fermate. Ad oggi la metropolitana è composta 26 stazioni, parte da Laurentina e ha la particolarità di prevedere alla fermata di Bologna una diramazione, parte della linea prosegue verso il capolinea di Rebibbia, mentre l’altra parte, denominata metro B1, va in direzione Jonio.

La metro B1

Trovo il binario e, osservando il tabellone di attesa, i tempi sono: 6 minuti per Jonio e 13 per Rebibbia. Ma il vero romano sa che in realtà dovrà aspettare molto di più; infatti, mi accingo a tirare fuori il telefono per far passare il tempo più velocemente. Nel frattempo, la fermata si è riempita di persone, le une spinte contro le altre, cercando di posizionarsi il più davanti possibile per riuscire a poter salire a bordo. Dopo almeno dieci minuti la voce maschile avvisa che il treno per Jonio è in arrivo, mi trovo ora a sperare con tutte le mie forze che si tratti del vagone più “nuovo”. Infatti, per via delle sue vecchie origini, la metro B usa ancora i vecchi vagoni, di dimensioni più piccole, senza aria condizionata e terribilmente rumorosi. Non ho fortuna, si tratta del vecchio modello. Appena salgo a bordo noto un odore sgradevole, ma mi ricordo, con mia gioia, che almeno non è estate. Nei mesi di luglio e agosto questa particolare metro diventa un forno a legna. Solo che l’odore non è quello della pizza, ma di sudore e sporcizia.
Scendo alla fermata di Libia, che si trova all’estremo nord-est di Roma, qui ci sono più di otto piani da salire prima di raggiungere l’uscita.

di Laura Victoria Padure

Per mia fortuna, soltanto una delle tante scale mobili è difettosa e devo salire a piedi.
In alcuni paesi ciò potrebbe sembrare inammissibile, ma qui, a Roma, è una vittoria. Il funzionamento delle scale mobili è estremamente volubile, così tanto che potrebbe cambiare anche nel giro di qualche ora. Peggio del meteo in questi mesi. Questa salita infinita mi consente di osservare che ci sono passaggi bloccati, per lavori in corso chissà da quanto tempo ormai.
Una volta in superficie noto un tabellone all’entrata con su scritto che gli ascensori delle fermate della linea B1 sono fuori funzione. Non è una novità, in tutti questi anni che ho preso la metro della capitale, non credo di aver mai visto nessuno prendere gli ascensori, ormai è scontato che non funzionano. Il mio pensiero va alle terribili rampe di scale che ho appena salito. Certo, le scale mobili funzionano e questo è un bene. Ma quando non è così? Come fanno le persone più bisognose a raggiungere la metro? Coloro che per ragioni mediche o di età non possono prendere neanche le scale mobili, e necessitano degli ascensori, come possono spostarsi con la metropolitana? L’Italia è uno dei paesi più vecchi del mondo, eppure non sembra voler conformare i suoi servizi ai bisogni della propria popolazione. La cosa peggiore è che ci siamo abituati, non abbiamo più speranza in un miglioramento.

di Laura Victoria Padure

Riprendo la metro e mi dirigo a Conca d’oro, anche qui l’ascensore non funziona, come da avviso, e ci sono parti bloccate per lavori in corso. I tempi di attesa del prossimo treno per continuare la mia ricerca sono infiniti. Mi dico che attendere un vagone della metro B è come aspettare che gli azzurri vincano il Mondiale.

La metro B

Dopo quella che sembra un’eternità riprendo la metropolitana, direzione opposta questa volta e scendo a Bologna. Qui per via della diramazione tra i due capolinea Rebibbia/Jonio, vi sono scale varie e passaggi vari che si intrecciano per consentirti di arrivare alla direzione giusta. Anche qui, da ormai mesi, le scale mobili sono fuori funzione e bisogna prendere quelle normali. Mi sento fortunata a essere giovane e avere forza nelle mie gambe. Un po’ meno fortunata se penso ai mezzi di trasporto della mia città. Avendo visitato altre capitali nel mondo possono fare un confronto diretto e quasi imbarazzante per quel che concerne la metro. Se ripenso ai servizi di Londra, la città con la metro più antica al mondo, e Parigi, con ben 14 linee, mi assale la tristezza per la nostra povera Roma, così bella, ma anche così trascurata. Risalgo sulla metro, non ho successo oggi e mi capitano solo i vagoni più vecchi. Il rumore tra una fermata e l’altra è assordante, ma chiudere le finestrelle, se si può fare, non è l’idea migliore, perché poi non si respirerebbe più.
Scendo a Policlinico, la fermata che conosco meglio poiché è anche quella più vicina alla mia università, La Sapienza. Purtroppo, per lavori di sostituzione e ristrutturazione, è stata chiusa per oltre un anno insieme a Castro Pretorio, la fermata successiva. Dunque, raggiungere la città universitaria o il Policlinico Umberto I adiacente era diventato molto più complicato per tutti. Bus sostitutivi ripercorrevano la tratta bloccata, ma il servizio autobus di Roma non è migliore di quello metro. Preferivo arrivare a Termini e farmi una camminata di 20 minuti, con la certezza che almeno sarei arrivata in tempo a lezione.

Viaggio di ritorno

Arrivata alla fine di questa mia indagine decido di tornare a casa. Per farlo devo riprendere la metro B fino a Termini e poi da li la linea A. Scendo nuovamente alla fermata e in tutto, per giungere alla stazione di Termini, ci metto quasi mezz’ora. I tempi di attesa della linea A sono migliori, anche se di poco, e solo nel caso in cui non ci siano malfunzionamenti di qualche tipo.
A Roma ciò accade molto più spesso di quanto si pensi e può rovinarti un’intera giornata. Mentre sono seduta e attendo di arrivare alla mia destinazione, ripenso a quella mattina in cui stavo andando in università per un esame e la metro si è rotta poco dopo la partenza. Siamo stati costretti a scendere alla fermata successiva e attendere più di 40 minuti. Con la paura di non giungere mai in tempo per l’esame, ho corso una volta a Termini. Le emozioni che solo Roma sa dare.
Guasti, ritardi e malfunzionamenti sono all’ordine del giorno per chi vive nella capitale. Andando sulla pagina di RomaToday, sito di informazioni sui principali avvenimenti della città, è possibile trovare avvisi circa questi disagi. Non devo neanche scorrere molto per trovare il guasto più recente, meno di una settimana fa.
La situazione delle metro di Roma è ormai critica e un cambiamento è necessario. I rinnovamenti in atto, focalizzati solo sulla linea A al momento, dovrebbero migliorare il servizio della capitale, anche se molti sono i dubbi al riguardo. Il problema principale riguarda la linea B, lenta e vecchia, un incubo per tutti i pendolari. Penso, con divertimento e rammarico, che, se Dante fosse stato un nostro contemporaneo romano, avrebbe dedicato un girone dell’inferno alla linea B.
Arrivo alla mia fermata, scendo e noto che le scale mobili non funzionano. Vorrei essere sorpresa, ma non è così.

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