“Un barcone è giunto/ sulla costa di Ragusa/ senza il timoniere/ sfuggito alle guardie costiere./ Sul barcone giacciono/ corpi di donne e uomini/ morti chissà da quanti giorni/ i corpi emanano odori/ di vestiti fradici e ammuffiti./ Tra i cadaveri c’è un neonato/ stretto in braccio alla mamma/ con la bocca semiaperta/ colto dalla morte/ mentre succhiava il latte/ quando ancora era in vita.” – “Barcone funebre”
“Rinnoversi in segni… erranti” di Hamid Barole Abdu è un’incantevole silloge poetica che pone l’accento sulla migrazione con la figura poetica del viaggiatore.
Un viaggiatore dunque che è migrante, che cerca un nuovo lido per costruire ex novo le sue radici, un viaggiatore che ricerca un dualismo affondato in un pensiero antico, con la valorizzazione del percorso del passato per il rinnovamento dell’anima.
Le cinquanta liriche di “Rinnoversi in segni… erranti” sono precedute dall’iniziale nota dell’autore e dalla prefazione firmata da Raphael D’Abdon. Una particolarità evidente è il bilinguismo della raccolta, infatti, ogni poesia è in lingua italiana ed in lingua inglese. Le traduzioni in lingua inglese sono di Pina Piccolo.
“La vecchia strada/ gentilmente mi accompagna a casa,/ si ferma, esita un momento/ come avevo previsto.// La vecchia strada/ ha capito dove sono diretto/ si sente tradita/ non sono più lo stesso/ giovane di un tempo/ sono in anticipo/ di appena cinque minuti.// Panico e paura appaiono in lontananza/ dal nulla.// […]” – “La vecchia strada”
Una poetica votata verso episodi di quotidiano razzismo, di genocidi che scompaiono nel Mediterraneo; una poetica fortemente ispirata da uno stile crudo e realistico che dipinge realtà presiedute da oscure ambiguità umane.
Qualche dichiarazione dell’autore, Hamid Barole Abdu.
A.M.: “Rinnoversi in segni… erranti” presenta un titolo molto particolare grazie alla presenza del neologismo “rinnoversi” che imprime il rinnovo ed il verso in un’unica parola. Quando e come è nato questo concetto?
Hamid Barole Abdu: In questa raccolta di poesie ci sono temi di continuità legati al mio rapporto con la morte e la spiritualità, proprio quest’ultima è la parte sulla quale sto cercando di entrare in profondità. Infatti, il titolo “Rinnoversi in segni … erranti” è riferito soprattutto a questo tema a me caro, ormai da una trentina di anni.
A.M.: La silloge presenta la scelta del dualismo linguistico con l’italiano e l’inglese, una scelta che guarda fuori dai nostri confini. È stata una tua idea?
Hamid Barole Abdu: Nel libro “Akhria – io sradicato poeta per fame” del 1996 pensai di pubblicare le poesie in italiano/inglese nella speranza che i “miei compagni di viaggio”, appunto, gli stranieri anglofoni potessero leggere i miei scritti in quanto i contenuti ci accomunavano.
A.M.: Quanto è presente la tematica del viaggiatore?
Hamid Barole Abdu: Quasi sempre.
A.M.: Una raccolta poetica autobiografica?
Hamid Barole Abdu: Spesso ci sono spunti che mi riguardano.
A.M.: Salutaci con una citazione…
Hamid Barole Abdu: “Se vuoi sapere chi sono/ se vuoi che ti insegni ciò che so/ cessa momentaneamente di essere ciò che sei/ e dimentica ciò che sai”. (Tierno Bokar Salif, 1940)
Alessia Mocci
Addetta Stampa
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