“Il processo di decarbonizzazione è molto ampio e interessa non solo l’energia ma tutti i settori – cemento, acciaio, plastiche – e dobbiamo trovare il modo di coinvolgere tutti: il net zero o è di tutti o non è di nessuno. Vale anche fra Paesi” spiega l’AD di Snam Stefano Venier a “la Repubblica”, ribadendo inoltre la necessità di “armarsi di agnosticismo tecnologico, che non ha solo la valenza di non precludere alcuna via, ma anche quella della diversificazione delle fonti”.

 Stefano Venier

Transizione energetica e sicurezza degli approvvigionamenti sono due facce della stessa medaglia: intervista a Stefano Venier

Per traghettare il pianeta verso la decarbonizzazione serve molto più pragmatismo, un “pragmatismo visionario” precisa Stefano Venier, ma senza mai abbandonare le ambizioni perché “il net zero o è di tutti o non è di nessuno”. L’AD di Snam, sulle pagine de “la Repubblica”in un’intervista pubblicata lo scorso 22 dicembre, invita quindi a rafforzare l’impegno sul fronte della transizione energetica e a continuare a investire in infrastrutture per il gas. “La crisi degli ultimi due anni e le implicazioni del percorso di transizione dimostrano come le infrastrutture siano strategiche e fondamentali in un contesto di permacrisi. Il sistema deve avere dei margini di flessibilità: se viene meno un flusso, devo avere la capacità di rimpiazzarlo da un’altra direttrice. Se ho bisogno di 100 devo avere capacità per 120. Anche nella logica della transizione: il processo non è lineare, né programmabile nei suoi effetti”, sottolinea l’AD Stefano Venier parlando del modello energetico attuale, alle prese con la volatilità dei prezzi e ancora in cerca di un punto di equilibrio, con il termoelettrico che a novembre ha dovuto compensare la caduta delle FER determinando un aumento di domanda e prezzo del gas. Sempre più indispensabile quindi “avere un mix di fonti e infrastrutture ben bilanciato”: in questa direzione si sta muovendo efficacemente anche Snam, come spiega l’AD a “la Repubblica”.

Snam, Stefano Venier: “Trasporteremo molecole decarbonizzate grazie a idrogeno e tecnologie per la cattura della CO2

Obiettivo di Snam, evidenzia l’AD Stefano Venier nell’intervista, è il potenziamento sia degli stoccaggi che della Linea Adriatica da Sud a Nord. Non solo: “Abbiamo lavorato anche sul “reverse flow” per dare impulso alle esportazioni verso i Paesi a rischio interruzione di flussi dall’Ucraina. Puntiamo anche sulla diversificazione, con l’aumento delle importazioni di GNL”. L’AD ricorda inoltre l’acquisto di “due navi su indicazione del governo: la prima, già in funzione a Piombino, si è dimostrata essenziale e ha aperto alle importazioni di GNL dagli Stati Uniti, dal West Africa e da altre parti del mondo; l’altra attraccherà a Ravenna a febbraio e inizierà ad operare da aprile”. Nell’intervista l’AD disegna quindi la rete di Snam da qui al 2050. Biometano, idrogeno e molecole depurate dalla CO2 avranno un ruolo centrale: “In natura il gas è abbondante ed ha meno impatto ambientale di carbone e petrolio. Per queste sue caratteristiche, e come ribadito dalla Cop28, è il vettore migliore per accompagnare la transizione. Penso comunque che ci sarà consumo di gas anche dopo il 2050, ma molto probabilmente sarà un gas decarbonizzato, come il biometano o attraverso la cattura della CO2”. E se la tecnologia per la cattura della CO2 è “matura e la fase sperimentale avviata con l’Eni a Ravenna sta dando risultati eccellenti”, per l’idrogeno verde, che “deve essere prodotto con energia elettrica da fonte rinnovabile”, occorre “un’infrastruttura di trasporto con una prospettiva transnazionale”. È necessario, rimarca Stefano Venier, “costruire una catena se vogliamo portare l’idrogeno dal Sud Italia e dal Nordafrica al Nord Italia e alla Germania”.

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